Non si salva il pianeta se non si salvano le città
Un testo prezioso a firma di Giancarlo Consonni. Un vademecum per tutti coloro che si sentono “cittadini” e un obbligo per coloro che amministrano le città.
(Paolo Burgio)18/09/2024
La decadenza della politica odierna segna la decadenza delle nostre città. Il luogo ove si celebra l’appartenenza alla comunità viene svuotato di senso dalle pratiche di “rigenerazione” urbana che la nostra amministrazione milanese ha avviato e che pretende di difendere ed estendere come modello di “sviluppo”. In linea coi tempi che corrono si vuole imporre la spoliazione di quello spazio pubblico per eccellenza che è la città a favore di interessi privati, fondi speculativi, progettisti e costruttori che non hanno alcuna visione del “bello” e della “funzione civile”, a cui sarebbero tenuti e di cui dovrebbero in qualche misura di essere artefici, come accadeva in passato. La politica occupa le amministrazioni pubbliche per mettersi al servizio del profitto di pochi dimenticando la propria ragion d’essere, la difesa e la valorizzazione del bene pubblico, di cui la città rappresenta un elemento essenziale, in una comunità democratica.
Giancarlo Consonni in questa pubblicazione ci propone una sapiente, attenta e approfondita lectio magistralis sull’urbanità ripercorrendo il pensiero su cui si è formata la concezione della polis e sulle scelte urbanistiche ed architettoniche che sono state compiute per dare forma alle città nel corso dei secoli. Ci aiuta così a «riconquistare una consapevolezza condivisa ed estesa sulla posta in gioco e sulla coerente messa a punto di strategie e politiche degli interventi volte a promuovere la convivenza e la bellezza civile».
La bellezza, mette in luce Consonni, è un requisito essenziale per la città, la “magnificenza civile” rende possibile e dà consistenza alla convivenza civile, queste le linee guida tracciate dai grandi pensatori e urbanisti del passato di cui oggi paiono essersi perse le tracce.
Abitare la città, essendone cittadini, implica il dovere di prendersene cura e di trasmettere alle generazioni future la necessità di difendere e valorizzare il valore immanente che la città rappresenta per coloro che vi abitano, luogo ove si sviluppano le relazioni sociali e non di disgregazione sociale o ambito per svolgere “funzioni” specialistiche dove si distribuiscono le attività umane senza relazioni di partecipazione e cura del benessere sociale.
Consonni ci ricorda, citando Max Weber che «l’aria delle città rende liberi», un faro per ritrovare una misura civile nelle relazioni interpersonali, dove poter costruire una moderna democrazia.
A proposito di bellezza mi domando quale bellezza possono apprezzare gli abitanti di quelle costruzioni “rigenerate” all’interno dei cortili, edifici realizzati con la compiacenza di un'amministrazione che ha perso ogni cognizione della “bellezza” del tessuto abitativo, del rispetto reciproco, della condivisione e della coesione sociale, secondo la tendenza devastante messa in atto dall’amministrazione milanese, a cui intende accodarsi prontamente il potere politico centrale, un rincorsa a disfare le città a favore della rendita immobiliare, a cancellare ogni richiamo alla bellezza civile che i nostri antenati hanno celebrato e ci hanno tramandato.
Urbanità e casa, un’unica questione politica; si determinano modelli abitativi che producono la gentrificazione delle zone centrali e la disseminazione incontrollata degli insediamenti abitativi, un’urbanizzazione che non produce città, ma che sotto altri aspetti va a detrimento della sostenibilità ambientale e della sostenibilità sociale, purtroppo tra la diffusa indifferenza di gran parte della cittadinanza.
La crisi ambientale in atto incombe anche sul destino delle città, e come scrive Consonni: «occorre ripartire dall’abitare come modo consapevole e responsabile di essere sulla terra».
Un testo da tener presente non solo per comprendere appieno il significato e il senso dell’essere cittadini e della responsabilità che ne deriva, ma che soprattutto deve servire a chi ha il compito di fare la città per affrontare le sfide che oggi incombono e che domani sconvolgeranno il futuro delle prossime generazioni. Chi non ha interesse per il passato, per la conservazione del presente, per la protezione e la difesa dell’ambiente, per la solidarietà e la ricerca del bene comune, sta mettendo in pericolo la sua e la nostra sopravvivenza.
Giancarlo Consonni
Non si salva il pianeta se non si salvano le città
Quodlibet. Prima ed. 09/2024
€ 12,00
Giancarlo Consonni in questa pubblicazione ci propone una sapiente, attenta e approfondita lectio magistralis sull’urbanità ripercorrendo il pensiero su cui si è formata la concezione della polis e sulle scelte urbanistiche ed architettoniche che sono state compiute per dare forma alle città nel corso dei secoli. Ci aiuta così a «riconquistare una consapevolezza condivisa ed estesa sulla posta in gioco e sulla coerente messa a punto di strategie e politiche degli interventi volte a promuovere la convivenza e la bellezza civile».
La bellezza, mette in luce Consonni, è un requisito essenziale per la città, la “magnificenza civile” rende possibile e dà consistenza alla convivenza civile, queste le linee guida tracciate dai grandi pensatori e urbanisti del passato di cui oggi paiono essersi perse le tracce.
Abitare la città, essendone cittadini, implica il dovere di prendersene cura e di trasmettere alle generazioni future la necessità di difendere e valorizzare il valore immanente che la città rappresenta per coloro che vi abitano, luogo ove si sviluppano le relazioni sociali e non di disgregazione sociale o ambito per svolgere “funzioni” specialistiche dove si distribuiscono le attività umane senza relazioni di partecipazione e cura del benessere sociale.
Consonni ci ricorda, citando Max Weber che «l’aria delle città rende liberi», un faro per ritrovare una misura civile nelle relazioni interpersonali, dove poter costruire una moderna democrazia.
A proposito di bellezza mi domando quale bellezza possono apprezzare gli abitanti di quelle costruzioni “rigenerate” all’interno dei cortili, edifici realizzati con la compiacenza di un'amministrazione che ha perso ogni cognizione della “bellezza” del tessuto abitativo, del rispetto reciproco, della condivisione e della coesione sociale, secondo la tendenza devastante messa in atto dall’amministrazione milanese, a cui intende accodarsi prontamente il potere politico centrale, un rincorsa a disfare le città a favore della rendita immobiliare, a cancellare ogni richiamo alla bellezza civile che i nostri antenati hanno celebrato e ci hanno tramandato.
Urbanità e casa, un’unica questione politica; si determinano modelli abitativi che producono la gentrificazione delle zone centrali e la disseminazione incontrollata degli insediamenti abitativi, un’urbanizzazione che non produce città, ma che sotto altri aspetti va a detrimento della sostenibilità ambientale e della sostenibilità sociale, purtroppo tra la diffusa indifferenza di gran parte della cittadinanza.
La crisi ambientale in atto incombe anche sul destino delle città, e come scrive Consonni: «occorre ripartire dall’abitare come modo consapevole e responsabile di essere sulla terra».
Un testo da tener presente non solo per comprendere appieno il significato e il senso dell’essere cittadini e della responsabilità che ne deriva, ma che soprattutto deve servire a chi ha il compito di fare la città per affrontare le sfide che oggi incombono e che domani sconvolgeranno il futuro delle prossime generazioni. Chi non ha interesse per il passato, per la conservazione del presente, per la protezione e la difesa dell’ambiente, per la solidarietà e la ricerca del bene comune, sta mettendo in pericolo la sua e la nostra sopravvivenza.
Giancarlo Consonni
Non si salva il pianeta se non si salvano le città
Quodlibet. Prima ed. 09/2024
€ 12,00