Presentazione del ciclo di letture “Libri d’autore da riscoprire”
Le proposte ai nostri lettori del nuovo ciclo di recensioni di libri tutti da riscoprire all’insegna della buona, anzi dell’ottima lettura.
(Raffaele Santoro)04/09/2024
Concluso a giugno il ciclo di recensioni dal titolo “Racconti al femminile”, articolato su una serie di grandi autrici proponendo, per ciascuna di esse, un racconto o una delle loro raccolte di racconti, e cioè: “La finestra della biblioteca” di Margaret Oliphant , “Il lacchè e la puttana” di Nina Berberova, “Legami familiari” di Clarice Lispector, “Il trentesimo anno” di Ingeborg Bachmann, “Mai devi domandarmi” di Natalia Ginzburg, “Sotto i tigli” di Christa Wolf e “La vendetta” di Agota Kristof - i cui commenti sono, per altro, sempre reperibili su z3xmi - presentiamo, qui di seguito, temi, autori e libri che verranno proposti e commentati nel prossimo ciclo di recensioni che, come di consueto, avrà inizio con la prima “uscita” a ottobre e terminerà con l'ultima a giugno dell'anno prossimo.
Il ciclo 2024/25 sarà incentrato su una serie di romanzi che hanno avuto una loro fortuna, riscuotendo riconoscimenti e successo, ma che poi, con l'andare del tempo, sono usciti di scena, pur mantenendo tutto il loro valore letterario, nonché quello dei loro autori, per poi venire riscoperti ed essere riproposti in questi ultimi anni avendo avuto, da parte di una o più case editrici, nuove riedizioni. In tal senso ho scelto una serie di romanzi, con le caratteristiche che ho appena descritto, che hanno avuto, negli ultimi cinque anni, almeno una nuova riedizione, da cui il titolo del ciclo “Libri d'autore da riscoprire”.
Qui, di seguito, l'elenco sintetico dei libri e dei loro autori, con l'indicazione delle nuove edizioni e la previsione di uscita del relativo commento. Per una panoramica d'insieme, a seguire, una breve scheda per ciascun libro.
“Libri d'autore da riscoprire”
Ottobre: “La guardia bianca” - Michail Bulgakov - 1925 - Russia - (Feltrinelli 2019 e Oscar Mondadori 2023);
Dicembre: “Novella degli scacchi” - Stefan Zweig - 1941 - Austria - (Lindau 2022 e House book 2023);
Gennaio: “I superflui” - Dante Arfelli - 1949 - Italia - (Readerforblind 2021);
Marzo: “La scia della balena” - Francisco Coloane - 1962 - Cile - (Guanda 2020);
Aprile: “Opinioni di un clown” - Heinrich Böll - 1963 - Germania - (Oscar Mondadori 2023);
Maggio: “Il bruciacadaveri” - Ladislav Fuks - 1967 - Repubblica Ceca - (Miraggi edizioni 2019);
Giugno: “Mattatoio n.5” - Kurt Vonnegut - 1969 - Stati Uniti - (Bompiani 2022 in versione graphic novel).
Michail Bulgakov - “La guardia bianca”
Se il nome di Michail Bulgakov è comunemente associato a quello che è indiscutibilmente il suo romanzo più famoso che è “Il Maestro e Margherita”, vi è, all'interno della sua opera, un altro grandissimo romanzo: “La guardia bianca” che, sebbene abbia avuto una notorietà inferiore, ha in realtà un’altrettanto altissima levatura. Ambientato a Kiev, città natale di Bulgakov, tra il 1918 e il 1919 “La guardia bianca” è un romanzo attraversato da un insieme di lacerazioni che - a partire da quelle che si verificano come conseguenze delle violenze prodotte dalla Storia - investono e invadono le vite dei protagonisti determinando esiti la cui intensità e vastità li travolgerà. E così mentre al lettore sembra di essere messo di fronte a una lotta che si svolge tutta dentro la Storia, Bulgakov, in realtà, si spinge e ci spinge nei territori dell'irrazionalità e dell'insensatezza della vita umana, mostrandocene gli assurdi destini.
Stefan Zweig - “Novella degli scacchi”
“Novella degli scacchi” fu scritta da Zweig nel 1941. Pochi mesi dopo, nel febbraio 1942, Zweig si suiciderà nella città di Petropolis, in Brasile, dove si era trasferito esule dopo che Hitler ebbe condannato al rogo i suoi libri. Questa premessa è utile per contestualizzare “Novella degli scacchi” che è sia una lucida denuncia delle aberrazioni naziste, sia, soprattutto, la definitiva e tragica constatazione - visti gli esiti che ebbe per lui - della fine di quel “mondo di ieri”, cioè di quell' universo asburgico, distrutto dalla Prima Guerra Mondiale, di cui Zweig aveva dato ampiamente conto nella sua autobiografia dal titolo “Il mondo di ieri. Ricordi di un Europeo”, a fronte dell' affermarsi di quel mondo “moderno” di cui il nazismo, ma non solo, era portatore. In questo senso “Novella degli scacchi” è un testo chiaramente metaforico perché la storia e i personaggi incarnano e simboleggiano questi due mondi, e illuminano i già evidenti e irreversibili esiti che ne deriveranno.
Dante Arfelli - “I superflui”
“I superflui”, scritto da Arfelli a ventotto anni, in soli dieci giorni, è considerato uno dei libri più belli e importanti della nostra letteratura, purtroppo misconosciuto e dimenticato così come lo è il suo autore. Eppure, nel 1949, quando il romanzo uscì, produsse un notevole scalpore ed ebbe un grandissimo successo. E, a tutt'oggi, il valore di questo libro resta assolutamente intatto. Perché nonostante il suo essere calato in quella particolare realtà dell'Italia uscita dalla guerra con tutto ciò che questo comportava in termini di precarietà, miseria, desolazione e disperazione, tuttavia "I superflui" riesce ad emanciparsi dal contesto realistico per raccontarci, da un punto di vista soggettivo, i percorsi dei suoi protagonisti e delle loro vite. Destinati, come essi saranno, a confrontarsi, a convivere e a combattere con uno squallore che sarà fisico, materiale, umano ed esistenziale, cercando di difendersi da esso e salvare se stessi. Ma la sconfitta e il fallimento si accaniranno su di essi intrappolandoli dentro quel loro destino di inservibili alla realtà, facendo di questo libro impietoso un libro pieno di pietà.
Francisco Coloane - “La scia della balena”
Francisco Coloane nacque nell’isola di Chiloè, nell' estremo sud del Cile, nel 1910. All'età di 15 anni aveva già perso entrambi i genitori. Trovandosi costretto a guadagnarsi da vivere abbandonò la scuola e trovò lavoro come marinaio sulle barche lungo i canali della frastagliatissima, selvaggia e remota costa meridionale del Cile che, attraverso lo Stretto di Magellano, termina nella Terra del Fuoco, la cui propaggine estrema è il terribile e mitico Capo Horn. Coloane navigò per anni a bordo di una di quelle baleniere che operavano in quel “mondo ai confini del mondo” e quel mondo egli
rappresentò nella sua opera ed, in particolare, ne “La scia della balena”. Ma questo romanzo non parla solo di quelle vicende biografiche, di quelle atmosfere, di quei luoghi e di quegli scenari ma, nel nutrirsi di tutto ciò, ce lo restituisce avvolto in una dimensione mitica e leggendaria, incantevole e terribile, umana e disumana al tempo stesso.
Heinrich Böll - “Opinioni di un clown”
Attraverso “Opinioni di un clown” Boll raggiunge uno dei suoi vertici artistici e concettuali: la creazione assolutamente eretica di uno spazio profondamente sacro. Non riducibile al personaggio del perdente, dell' outsider, dell'asociale o dell'ingenuo sognatore il clown Hans Schnier, protagonista del romanzo, è un antieroe modernissimo, un antagonista, consapevole che solo nel rifiuto di venire a patti col mondo così com'è vi è una qualche residua possibilità di salvezza da difendere a tutti i costi, anche a prezzo della più assoluta marginalità e solitudine, come unica condizione per affermare di fronte a sé e di fronte al mondo il rispetto di sé come persona e come essere umano. E in un mondo di maschere l'unico costretto ma anche capace a togliersi la maschera sarà alla fine proprio Hans Schnier l'unico che con la sua maschera elevava la finzione a verità. Ambientato nella Germania dell'immediato dopoguerra, “Opinioni di un clown” è una critica feroce della rinascente borghesia tedesca uscita dalla guerra ma ancora profondamente intrisa della stessa cultura che durante la guerra si era respirato.
Ladislav Fuks - “Il bruciacadaveri”
“Il bruciacadaveri” dello scrittore ceco Ladislav Fuks è un assoluto capolavoro della letteratura del '900. Ambientato a Praga nel 1939, durante l'occupazione nazista, “Il bruciacadaveri” ha, come protagonista, un impiegato del Crematorio di Praga, Karel Kopfrkingl, che non solo è un consumato esperto delle pratiche crematorie ma ne è un fervente paladino. Ma non si deve credere che Karel sia un lugubre figuro, al contrario è uno zuccheroso e mellifluo signore che ci tiene all'ordine, alle forme, alle regole. E siccome capisce che qui c’è un nuovo ordine con cui fare i conti, ai vantaggi che potrebbe avere, aderendo al partito nazista, ci fa più di un pensierino. Ma c’è un problema, la moglie e quindi anche i figli hanno sangue ebreo e questo è un neo grave che va affrontato, pena il non accesso ai benefit nazisti. E quale miglior modo per affrontarlo? Ma, ovviamente, facendo fuori moglie e figli: perché non soffrano, poverini. Insomma Karel fa tutto quello che fa non perché c’è una effettiva relazione che egli instaura con le cose e con gli altri, ma perché tutto deve rientrare in un suo schema formale, deve aderire a una forma. E Fuks con questa storia e con questo personaggio insinua una domanda intrigante nella sua tragicità: ma non è forse che il nazismo è stato, in ultima istanza, un mostruoso, orripilante, agghiacciante tentativo di affermazione del dominio della forma, della forma nazismo?
Kurt Vonnegut - “Mattatoio n.5”
“Mattatoio n. 5” è un libro di incontenibile ricchezza, con tante facce e tante realtà che si accavallano, si intersecano, sfuggono e si dilatano, offrendoci innumerevoli possibili letture. In esso convive un misto di realismo e di visionarietà, di rigore e di anarchia, di disincanto e di ironia, di intransigenza e di leggerezza, di durezza e di umanità che lascia stupefatti per come tutte queste cose riescono a fondersi tra loro. Ma nonostante il suo apparente disordine e la sua spiazzante anticonvenzionalità “Mattatoio n.5” è un libro bellissimo e nonostante le disarmanti crudezze che lo percorrono raggiunge punte di ineguagliabile divertimento, squisitamente surreali. Ma Vonnegut, con questo libro, ha scritto, prima di tutto, una delle più belle apologie contro la guerra, riuscendo a raccontarcene l’aspetto più odioso e cioè la sua intrinseca follia, attraverso una trasfigurazione della guerra, resa usando i toni del demenziale e del grottesco che ne rendono ancor più evidente il suo contenuto delirante.
Auguro a tutti buone letture e dò appuntamento per il prossimo mese di ottobre con “La guardia bianca” di Michail Bulgakov.
Il ciclo 2024/25 sarà incentrato su una serie di romanzi che hanno avuto una loro fortuna, riscuotendo riconoscimenti e successo, ma che poi, con l'andare del tempo, sono usciti di scena, pur mantenendo tutto il loro valore letterario, nonché quello dei loro autori, per poi venire riscoperti ed essere riproposti in questi ultimi anni avendo avuto, da parte di una o più case editrici, nuove riedizioni. In tal senso ho scelto una serie di romanzi, con le caratteristiche che ho appena descritto, che hanno avuto, negli ultimi cinque anni, almeno una nuova riedizione, da cui il titolo del ciclo “Libri d'autore da riscoprire”.
Qui, di seguito, l'elenco sintetico dei libri e dei loro autori, con l'indicazione delle nuove edizioni e la previsione di uscita del relativo commento. Per una panoramica d'insieme, a seguire, una breve scheda per ciascun libro.
“Libri d'autore da riscoprire”
Ottobre: “La guardia bianca” - Michail Bulgakov - 1925 - Russia - (Feltrinelli 2019 e Oscar Mondadori 2023);
Dicembre: “Novella degli scacchi” - Stefan Zweig - 1941 - Austria - (Lindau 2022 e House book 2023);
Gennaio: “I superflui” - Dante Arfelli - 1949 - Italia - (Readerforblind 2021);
Marzo: “La scia della balena” - Francisco Coloane - 1962 - Cile - (Guanda 2020);
Aprile: “Opinioni di un clown” - Heinrich Böll - 1963 - Germania - (Oscar Mondadori 2023);
Maggio: “Il bruciacadaveri” - Ladislav Fuks - 1967 - Repubblica Ceca - (Miraggi edizioni 2019);
Giugno: “Mattatoio n.5” - Kurt Vonnegut - 1969 - Stati Uniti - (Bompiani 2022 in versione graphic novel).
Michail Bulgakov - “La guardia bianca”
Se il nome di Michail Bulgakov è comunemente associato a quello che è indiscutibilmente il suo romanzo più famoso che è “Il Maestro e Margherita”, vi è, all'interno della sua opera, un altro grandissimo romanzo: “La guardia bianca” che, sebbene abbia avuto una notorietà inferiore, ha in realtà un’altrettanto altissima levatura. Ambientato a Kiev, città natale di Bulgakov, tra il 1918 e il 1919 “La guardia bianca” è un romanzo attraversato da un insieme di lacerazioni che - a partire da quelle che si verificano come conseguenze delle violenze prodotte dalla Storia - investono e invadono le vite dei protagonisti determinando esiti la cui intensità e vastità li travolgerà. E così mentre al lettore sembra di essere messo di fronte a una lotta che si svolge tutta dentro la Storia, Bulgakov, in realtà, si spinge e ci spinge nei territori dell'irrazionalità e dell'insensatezza della vita umana, mostrandocene gli assurdi destini.
Stefan Zweig - “Novella degli scacchi”
“Novella degli scacchi” fu scritta da Zweig nel 1941. Pochi mesi dopo, nel febbraio 1942, Zweig si suiciderà nella città di Petropolis, in Brasile, dove si era trasferito esule dopo che Hitler ebbe condannato al rogo i suoi libri. Questa premessa è utile per contestualizzare “Novella degli scacchi” che è sia una lucida denuncia delle aberrazioni naziste, sia, soprattutto, la definitiva e tragica constatazione - visti gli esiti che ebbe per lui - della fine di quel “mondo di ieri”, cioè di quell' universo asburgico, distrutto dalla Prima Guerra Mondiale, di cui Zweig aveva dato ampiamente conto nella sua autobiografia dal titolo “Il mondo di ieri. Ricordi di un Europeo”, a fronte dell' affermarsi di quel mondo “moderno” di cui il nazismo, ma non solo, era portatore. In questo senso “Novella degli scacchi” è un testo chiaramente metaforico perché la storia e i personaggi incarnano e simboleggiano questi due mondi, e illuminano i già evidenti e irreversibili esiti che ne deriveranno.
Dante Arfelli - “I superflui”
“I superflui”, scritto da Arfelli a ventotto anni, in soli dieci giorni, è considerato uno dei libri più belli e importanti della nostra letteratura, purtroppo misconosciuto e dimenticato così come lo è il suo autore. Eppure, nel 1949, quando il romanzo uscì, produsse un notevole scalpore ed ebbe un grandissimo successo. E, a tutt'oggi, il valore di questo libro resta assolutamente intatto. Perché nonostante il suo essere calato in quella particolare realtà dell'Italia uscita dalla guerra con tutto ciò che questo comportava in termini di precarietà, miseria, desolazione e disperazione, tuttavia "I superflui" riesce ad emanciparsi dal contesto realistico per raccontarci, da un punto di vista soggettivo, i percorsi dei suoi protagonisti e delle loro vite. Destinati, come essi saranno, a confrontarsi, a convivere e a combattere con uno squallore che sarà fisico, materiale, umano ed esistenziale, cercando di difendersi da esso e salvare se stessi. Ma la sconfitta e il fallimento si accaniranno su di essi intrappolandoli dentro quel loro destino di inservibili alla realtà, facendo di questo libro impietoso un libro pieno di pietà.
Francisco Coloane - “La scia della balena”
Francisco Coloane nacque nell’isola di Chiloè, nell' estremo sud del Cile, nel 1910. All'età di 15 anni aveva già perso entrambi i genitori. Trovandosi costretto a guadagnarsi da vivere abbandonò la scuola e trovò lavoro come marinaio sulle barche lungo i canali della frastagliatissima, selvaggia e remota costa meridionale del Cile che, attraverso lo Stretto di Magellano, termina nella Terra del Fuoco, la cui propaggine estrema è il terribile e mitico Capo Horn. Coloane navigò per anni a bordo di una di quelle baleniere che operavano in quel “mondo ai confini del mondo” e quel mondo egli
rappresentò nella sua opera ed, in particolare, ne “La scia della balena”. Ma questo romanzo non parla solo di quelle vicende biografiche, di quelle atmosfere, di quei luoghi e di quegli scenari ma, nel nutrirsi di tutto ciò, ce lo restituisce avvolto in una dimensione mitica e leggendaria, incantevole e terribile, umana e disumana al tempo stesso.
Heinrich Böll - “Opinioni di un clown”
Attraverso “Opinioni di un clown” Boll raggiunge uno dei suoi vertici artistici e concettuali: la creazione assolutamente eretica di uno spazio profondamente sacro. Non riducibile al personaggio del perdente, dell' outsider, dell'asociale o dell'ingenuo sognatore il clown Hans Schnier, protagonista del romanzo, è un antieroe modernissimo, un antagonista, consapevole che solo nel rifiuto di venire a patti col mondo così com'è vi è una qualche residua possibilità di salvezza da difendere a tutti i costi, anche a prezzo della più assoluta marginalità e solitudine, come unica condizione per affermare di fronte a sé e di fronte al mondo il rispetto di sé come persona e come essere umano. E in un mondo di maschere l'unico costretto ma anche capace a togliersi la maschera sarà alla fine proprio Hans Schnier l'unico che con la sua maschera elevava la finzione a verità. Ambientato nella Germania dell'immediato dopoguerra, “Opinioni di un clown” è una critica feroce della rinascente borghesia tedesca uscita dalla guerra ma ancora profondamente intrisa della stessa cultura che durante la guerra si era respirato.
Ladislav Fuks - “Il bruciacadaveri”
“Il bruciacadaveri” dello scrittore ceco Ladislav Fuks è un assoluto capolavoro della letteratura del '900. Ambientato a Praga nel 1939, durante l'occupazione nazista, “Il bruciacadaveri” ha, come protagonista, un impiegato del Crematorio di Praga, Karel Kopfrkingl, che non solo è un consumato esperto delle pratiche crematorie ma ne è un fervente paladino. Ma non si deve credere che Karel sia un lugubre figuro, al contrario è uno zuccheroso e mellifluo signore che ci tiene all'ordine, alle forme, alle regole. E siccome capisce che qui c’è un nuovo ordine con cui fare i conti, ai vantaggi che potrebbe avere, aderendo al partito nazista, ci fa più di un pensierino. Ma c’è un problema, la moglie e quindi anche i figli hanno sangue ebreo e questo è un neo grave che va affrontato, pena il non accesso ai benefit nazisti. E quale miglior modo per affrontarlo? Ma, ovviamente, facendo fuori moglie e figli: perché non soffrano, poverini. Insomma Karel fa tutto quello che fa non perché c’è una effettiva relazione che egli instaura con le cose e con gli altri, ma perché tutto deve rientrare in un suo schema formale, deve aderire a una forma. E Fuks con questa storia e con questo personaggio insinua una domanda intrigante nella sua tragicità: ma non è forse che il nazismo è stato, in ultima istanza, un mostruoso, orripilante, agghiacciante tentativo di affermazione del dominio della forma, della forma nazismo?
Kurt Vonnegut - “Mattatoio n.5”
“Mattatoio n. 5” è un libro di incontenibile ricchezza, con tante facce e tante realtà che si accavallano, si intersecano, sfuggono e si dilatano, offrendoci innumerevoli possibili letture. In esso convive un misto di realismo e di visionarietà, di rigore e di anarchia, di disincanto e di ironia, di intransigenza e di leggerezza, di durezza e di umanità che lascia stupefatti per come tutte queste cose riescono a fondersi tra loro. Ma nonostante il suo apparente disordine e la sua spiazzante anticonvenzionalità “Mattatoio n.5” è un libro bellissimo e nonostante le disarmanti crudezze che lo percorrono raggiunge punte di ineguagliabile divertimento, squisitamente surreali. Ma Vonnegut, con questo libro, ha scritto, prima di tutto, una delle più belle apologie contro la guerra, riuscendo a raccontarcene l’aspetto più odioso e cioè la sua intrinseca follia, attraverso una trasfigurazione della guerra, resa usando i toni del demenziale e del grottesco che ne rendono ancor più evidente il suo contenuto delirante.
Auguro a tutti buone letture e dò appuntamento per il prossimo mese di ottobre con “La guardia bianca” di Michail Bulgakov.