Un mondo a parte

Il mondo della scuola come pretesto per affrontare con piglio civile i nostri malandati tempi. ()
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La scuola, di cui molto si parla in questi giorni, fa da tema portante per il nuovo film di Riccardo Milani, Un mondo a parte. Ma è quasi un pretesto per lasciar emergere una complessità di argomenti contemporanei.
Il maestro di lungo corso Michele Cortese (Antonio Albanese) è stanco di insegnare in una scuola periferica della Capitale con alunni disinteressati e che “ti menano pure” tanto da riuscire a farsi assegnare l’incarico in uno sperduto paesino del Parco Nazionale d’Abruzzo, Rupe, nella realtà Opi. Pieno di ideali e grandi propositi Cortese parte già male senza nemmeno essersi informato sulla natura incontaminata che va ad affrontare: mocassini cittadini in mezzo alla neve e auto senza le gomme adeguate.

Nel paese di poco più di 300 anime la scuola ha solo 7 alunni in una pluriclasse di prima, terza e quinta elementare. Ragazzini svegli e abituati all’ambiente difficile, che hanno molto da insegnare al maestro. Cortese sa fare il verso del grillo ma non riconosce il canto degli uccelli, si incanta alla vista dei cervi e dei lupi ma non sa nemmeno accendere il fuoco della stufa, l’ideale bucolico deve essere riprogrammato. Ci penseranno i bambini e gli abitanti del borgo insieme alla vice preside Agnese (Virginia Raffaele) che cerca di introdurlo nella comunità. Ma la scuola intitolata a Cesidio Gentile detto Jurico, pastore e poeta, minaccia di essere chiusa per mancanza di alunni. Chiudere un presidio educativo significa far morire un paese obbligando i residenti ad abbandonare le loro case per migrare dove per i loro figli una scuola ci sia. Questo è nell’interesse del preside della cittadina più vicina proprietario di centri commerciali che vogliono clienti. Non importa a che prezzo. Ma la comunità si unisce nell’escogitare un escamotage che li salvi utilizzando le leggi esistenti.

In questo contesto Milani riversa una quantità di spunti sui temi che oggi riguardano tutti: la sopravvivenza delle comunità rurali troppo spesso dimenticate e abbandonate, la loro cultura, i profughi ucraini e gli immigrati dall’Africa (che ormai parlano il dialetto del posto), palestre e piscine lasciate al degrado, la ferma intenzione di qualche giovane a poter vivere di una attività agricola o di pastorizia, continuare a mantenere una dignità atavica a dispetto di chi per interesse personale distrugge il territorio. Insomma, ce n’è di carne al fuoco ma trattato con i toni pacati e umoristici della commedia che passano attraverso l’inadeguatezza “dell’alieno cittadino” al cospetto di una natura che conosce solo attraverso i propri ideali, alla praticità spiccia di un’Agnese che sa benissimo come muoversi nelle trappole della burocrazia e in quelle dell’ambiente non sempre accogliente.
Anche se ad alto tasso di prevedibilità "Un mondo a parte" è un film che si lascia vedere con quieta complicità. Gentile.

In programmazione al Cinema Palestrina e all’Arcobaleno FilmCenter

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