L’ottava vita (per Brilka)

Una saga familiare che narra la storia di una famiglia di emigranti della Georgia. Un romanzo storico sul secolo “rosso” di cui sono protagoniste sette donne. ()
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Attraverso le vicende familiari delle protagoniste, che si svolgono a Tbilisi, capitale della Georgia, e anche in Europa tra Londra, Vienna e Berlino, Nino Haratischwili, l’autrice, georgiana ma residente a Berlino, ci trasporta nel più autentico romanzo epico russo che ben potrebbe fare concorrenza a un Tolstoj o ad un Dostojewski per la vastità dei temi trattati e la tragicità della narrazione. Un libro di oltre mille pagine che si legge senza fatica.

I suoi personaggi ci rimangono impressi come ogni romanzo storico russo che si rispetti. Le figure femminili sono tutte di carattere, a cominciare da Stasia, la capostipite sognatrice ed insieme imprenditrice, coinvolta con i figli ad assistere al coinvolgimento della famiglia nella vita politica russa, prima con Stalin e Berja capo del KGB e poi con i vari potenti che si sono succeduti alla guida del paese.

Piano piano l’autrice ci svela i sentimenti, gli ideali e i pensieri di chi si è trovato a vivere il regime comunista di Stalin e Krusciov e poi quello socialista di Gorbaciov e successori. La descrizione del contesto storico è meravigliosa a mio avviso, ed è il vero scopo del romanzo.

In ognuna delle generazioni ogni donna è protagonista di una sua lotta per l’ indipendenza, per la libertà e per il rispetto della propria dignità di persona, che ricorda molto da vicino il capolavoro dell’Allende “La casa degli spiriti”. Nello stesso tempo è raccapricciante la descrizione del lento decadimento dell’impero sovietico e delle espressioni perpetrate dai regimi che si sono succeduti su quei territori.

“...Chi è seduto su un mucchio di fango non può lasciare che gli altri ci frughino dentro. Non sarà un processo pacifico, allenteranno le briglie e a quel punto gli altri strilleranno per avere la loro parte e allungheranno le mani, ma purtroppo non sarà rimasto molto... L’ovest applaudirà, perché il regno malvagio si sarà dimostrato collaborativo e un po’ meno malvagio. Esulterà perché questa volta non ci saranno i carri armati sulle strade. Invece i carri armati ci saranno, solo che non si muoveranno più in nome del partito comunista, ma questa è l’ unica cosa che interessa all’ovest. Aver avuto ragione, aver saputo aspettare che la nostra gloriosa patria si distruggesse con le sue mani”.

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