Tonio Kröger

Il racconto di Thomas Mann è la proposta di lettura per il mese di aprile del ciclo “Racconti d’autore tra Otto e Novecento”. ()
9788806230821 0 536 0 75
“Tonio Kröger”, scritto da Thomas Mann nel 1902 e pubblicato nel 1903, è un testo affascinante perché con una prosa, uno stile e un procedere narrativo di impareggiabile bellezza, affronta e sviluppa, con lucide analisi, questioni di tale rilievo da farne un’opera di altissimo spessore intellettuale. Ma pur contenendo tali raffinate riflessioni “Tonio Kröger” resta, prima di tutto, un’opera di squisita letteratura, perché ci parla con intensità e lirismo e ci rende sinceramente partecipi delle vicende di Tonio Kröger, facendoci penetrare con uno scavo, talora impietoso, nel più profondo della sua esistenza.
I punti di approccio da cui partire per la lettura di “Tonio Kröger”. sono innumerevoli data la ricchezza e complessità dei temi in esso contenuti. C’è tuttavia un nesso profondo, nonché elemento ricorrente, che attraversa tutto il racconto ed è quello delle diversità e degli opposti, dell’illusione di una loro conciliazione e dell’inesorabile presa d’atto finale della loro inconciliabilità. La prima e più assoluta di tali diversità a cui tutto rimanda è quella relativa al mistero stesso del modo in cui si manifesta la natura umana, all’esistere cioè di un modo diverso di vivere e percepire le cose, di una diversa sensibilità che porta alcuni, come Tonio Kröger, a sentire più profondamente e intimamente l’esistenza di quanto facciano altri, i quali sono per loro natura felici e risolti, privi di inquietudini e di introspezioni. come avviene, nel caso di Hans Hansen e di Ingeborg Holm rispettivamente il suo miglior amico e il suo primo amore.
Tonio Kröger sa di essere diverso da loro ma ne è attratto e vorrebbe legare a sé Hans e Inge, provando per loro un profondo amore, ma ciò non si realizzerà mai, né durante le frequentazioni che Tonio Kröger ha con loro quando è ancora ragazzo, né in età adulta quando li reincontrerà dopo molti anni. Tonio da una parte e Hans e Inge dall’altra non parlano e non parleranno mai la stessa lingua: “Poiché la loro lingua non era la sua” dice al riguardo Thomas Mann. Se Hans e Inge esprimono il fluire libero e potente della vita, della sua forza misteriosa e incessante, Tonio vive tutta la irrimediabile diversità di uno spirito superiore ma profondamente tormentato che lo porterà, quasi come fosse un destino inevitabile, all’esperienza della creazione artistica, divenendo scrittore e letterato affermato.
Eppure Tonio Kröger porta in sé questa ambivalenza fra aspirazione ad un comune sentire con chi, libero da ogni sorta di conflitto, è risolutamente normale e quella sua ipertrofia esistenziale che è alla base stessa dell’atto creativo e del fare arte. Ma questo conflitto in Tonio Kröger è un conflitto esistenziale che rimanda ad un conflitto biografico, che già si manifesta nella diversità che intercorre fra il suo nome e il suo cognome. Cioè fra quel Tonio, diminutivo di Antonio, nome di impronta mediterranea, ben diverso dagli Erwin e dagli Hans organicamente tedeschi, che lo farà sentire da subito un diverso, a fronte di quel cognome Kröger inoppugnabilmente borghese e germanico.
Laddove nel nome - dice lo stesso Tonio Kröger - è contenuta “mia madre, d’indefinito sangue esotico, bella, sensuale, ingenua, al tempo stesso passionale e indolente e di un’impulsiva leggerezza” e nel cognome: “Mio padre…un temperamento nordico: contemplativo, profondo, corretto per puritanesimo e incline alla malinconia”. Duplicità peraltro corrispondente a quella della biografia di Thomas Mann essendo sua madre di origini brasiliane e suo padre assolutamente tedesco. Tonio Kröger vive quindi scisso e in conflitto fra questi due mondi: “Io sto tra due mondi, di cui nessuno è il mio, e per questo la mia vita è un po’ difficile” dice egli stesso. La sua natura borghese lo attrae verso le regole e la normalità, le origini materne lo spingono, a loro volta, verso il lavorio instancabile e incessante che l’atto creativo implica, da cui la famosa frase che gli rivolgerà Lisaweta Iwanowna, la pittrice sua amica che, nel dialogo che occupa tutta la parte centrale del racconto, alla fine gli dirà: “Lei è un borghese sulla strada sbagliata, Tonio Kröger – un borghese che si è smarrito”.
Ma l’identità di Tonio Kröger si gioca tutta nella sua identità di artista e il tramite col mondo e con la vita è filtrato inevitabilmente dall’essere artista. E qui si introduce un altro conflitto e un’altra opposizione lacerante in quanto Tonio Kröger non vorrebbe essere un letterato esclusivo ed elitario, amato ed apprezzato solo da chi ha la sua stessa sensibilità, come lui stesso con rammarico rileva: “Di tanto in tanto mi capita di salire su un podio, di trovarmi in una sala di fronte a esseri umani venuti per ascoltarmi…succede che io mi osservi a guardare tra il pubblico…Ma non trovo mai quello che cerco…Trovo il gregge e la comunità che già conosco, un’adunanza, quasi di primi cristiani: gente dai corpi sgraziati e dall’anima sensibile, gente che, per così dire, cade sempre, …e per la quale la poesia rappresenta una dolce vendetta sulla vita – sempre e solo gente che soffre, che è consumata dal desiderio e che è delusa, e mai nessuno degli altri, di quelli dagli occhi azzurri,…che non hanno bisogno dello spirito”.
Tonio Kröger, infatti, vorrebbe essere ascoltato anche da questi ultimi e non essere un “letterato per letterati”. Dirà, sempre a questo proposito, egli stesso: …il mio amore più profondo e più nascosto va ai biondi, a quelli dagli occhi azzurri, ai luminosamente vivi, ai felici...”. Ma in questo appello, quasi sofferente, che egli esprime, e con cui si chiude il racconto, si afferma l’aspirazione di Thomas Mann per una letteratura alta ma universale che arrivi anche a quel pubblico a cui vorrebbe arrivare anche Tonio Kröger. Aspirando Thomas Mann ad affermare un connubio fra il bisogno di semplicità del lettore intellettuale e il bisogno di cultura del semplice lettore. Insomma un’operazione assai sofisticata dove l’inconciliabilità che si afferma nel racconto si supera, in realtà, nell’opera d’arte in sé, nella creazione dell’artista inteso come Thomas Mann.
Merita in conclusione di accennare anche ad un altro tema forte presente in Tonio Kröger, anch'esso nel solco dell' inconciliabilità delle cose, e cioè l’impossibilità dell’arte di ricomprendere e contenere il fluire e la complessità della vita, emergendo, in tal senso, un ulteriore conflitto/opposizione e cioè: “…il letterato non capisce che la vita può voler continuare a vivere e che non si vergogna per questo, anche dopo essere stata espressa e “liquidata”. Invece pecca, continua sfrenatamente a peccare, indifferente ad ogni redenzione da parte della letteratura”, scrive Thomas Mann, intendendo con ciò che per quanto il letterato, e in generale l'artista, si illuda di “sistemare” la vita tanto più essa gli sfuggirà inesorabilmente.

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