Holy Spider

Un noir ambientato in Iran che ha la forza di essere una denuncia politica e sociale. ()
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Sembra iraniano ma non lo è, o per lo meno non del tutto perché Holy spider si riferisce a fatti realmente accaduti in Iran, a Mashhad, all’inizio di questo secolo ma è da allora che Ali Abbasi si è trasferito prima in Svezia e poi definitivamente in Danimarca. E’ la storia vera di un serial killer che tra il 2000 e il 2001 ha cominciato a uccidere le prostitute di Mashhad ritenendosi giustiziere in nome di Allah, autorizzato a purificare la città santa dal peccato, tanto da rivendicare i suoi omicidi telefonando alla stampa. Abbasi ci fa capire subito chi è il killer che verrà poi individuato come Saeed Hanaei (Mehdi Bajestani) ma mostrandocelo nella sua vita quotidiana di comune padre e marito, a volte attento altre severo e intransigente. Da Teheran viene inviata una giornalista investigativa, Rahimi (Zar Amir-Ebrahimi, premiata a Cannes 2022 come protagonista) donna moderna ed emancipata, ruolo che Abbasi ha voluto inventare come filo conduttore dei fatti e delle indagini. Il film è girato come un classico thriller dall’impianto quasi hollywoodiano rendendo un po’ di giustizia al coraggio e alle capacità delle donne iraniane.
Come si diceva non è un film iraniano in quanto produzione europea girato in Giordania. In Iran, dove ovviamente è vietato, non sarebbe stato possibile.
Il killer Saeed Hanaei, prima di essere catturato, uccise 16 donne che prima di essere prostitute erano solo donne disperate, povere, senza aiuti e sostegni né materiali né morali. Ma questo non era rilevante e lo si sottolinea nelle fasi del processo in cui Saeed rilascia dichiarazioni anche contro se stesso ritenendosi comunque un eroe, dispiaciuto di non aver potuto fare di più, spesso sostenuto da buona parte del pubblico. Questa vicenda di oltre 20anni fa poggia sulla figura di un unico uomo mentre ancora oggi le colpe sono di una cultura largamente diffusa, difficile da sradicare e che vede donne in lotta in prima linea.
Agghiacciante la parte finale in cui il figlio adolescente mostra e spiega alla giornalista come il padre compiva la sua missione uccidendo: “Molte persone mi chiedono di continuare l’opera di mio padre…aspettiamo e vediamo”.
Disperante.

In programmazione al cinema Palestrina

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