Torna il cinema al MEET di Porta Venezia. In arrivo anche una nuova mostra

È in corso “MEET Movie”, rassegna di film sul tema della Distopia. E dall’8 febbraio “The Art of Connection”, mostra di Albert-László Barabási, pioniere della scienza delle reti. ()
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Da quando, lo scorso anno, la programmazione di Cineteca Italiana si è trasferita al Cinema Arlecchino, la sala dell’ex-Spazio Oberdan – che dal 2018 fa parte del MEET Digital Culture Center – è stata utilizzata per singoli eventi collegati alle mostre in programma o per ospitalità di serate di festival in corso a Milano. Ora però il cinema torna con la rassegna “MEET Movie”, realizzata in collaborazione con Filmeeting, ogni venerdi dal 27 gennaio al 24 febbraio. Le proiezioni sono introdotte da esperti che presentano il film, spiegandone il legame con la tecnologia e con il tema delle distopie della nostra società. Venerdì 3 febbraio il secondo appuntamento: alle 18.30 l’introduzione di Gabriele Balbi e alle 20.00 la proiezione di “All Light, Everywhere”, documentario di Theo Anthony (già autore di “Rat Film”), che indaga sui pregiudizi nel modo in cui vediamo le cose, concentrandosi sull’uso delle telecamere da parte della polizia. Si prosegue il 10 febbraio con “Everything Everywhere All at Once”, film di Dan Kwan e Daniel Scheinert, introdotto da Simone Soranna, che racconta di due coniugi cinesi americani i quali gestiscono una lavanderia a gettoni. La donna, affrontando problemi fiscali, incontra persone capaci di darle indicazioni giuste e altre invece del tutto errate per metterla in trappola. Il 17 Ruggero Eugeni introduce alla visione di “A Glitch in the Matrix”, documentario di Rodney Ascher presentato in anteprima italiana al Trieste Science+Fiction Festival, che pone un dubbio: e se la realtà che pensiamo di vivere fosse invece un’elaborata simulazione costruita per noi da un avanzatissimo elaboratore? Infine, il 24 febbraio, è la volta di “Coma” di Bertrand Bonello, introdotto da Alice Chirico. Il film, presentato al 72° Festival internazionale del Cinema di Berlino, racconta di un’adolescente chiusa in casa durante una crisi sanitaria globale, la quale inizia a seguire un’inquietante e misteriosa YouTuber di nome Patricia Coma.

Per quanto riguarda gli spazi espositivi, al MEET chiude domenica 5 febbraio la mostra “Ab Infinite 1” di Andrea Bonaceto e già mercoledì 8 febbraio inaugura “The Art of Connection” di Albert-László Barabási, che fino al 16 aprile presenta, per la prima volta in Italia, tutto il corpus delle opere realizzate al BarabásiLab, laboratorio di ricerca incentrato sulla visualizzazione di reti e nodi caratteristici delle dinamiche del web. E’ un percorso espositivo di forte impatto che evidenzia la convergenza tra l'approccio artistico e l’intuizione scientifica nel lavoro di Barabási. Rumeno di nascita, Barabási ha frequentato Fisica e Ingegneria all'università di Bucarest, conseguendo poi un Dottorato di ricerca in Fisica presso l’Università di Boston. Nel 1995, dopo un periodo all’IBM, è diventato assistente professore di Fisica all'Università di Notre Dame nell'Indiana (USA). Il sogno di Barabási è però sempre stato di diventare un artista e, dalla primissima visualizzazione di dati inventata proprio nel ‘95, ha sviluppato prima un linguaggio grafico bidimensionale, poi sculture tridimensionali, ed infine, grazie ai progressi della realtà virtuale, in quattro dimensioni. Nel 2016, utilizzando un numero enorme di dati sulle mostre di mezzo milione di artisti, il BarabásiLab ha svelato le connessioni che modellano le carriere degli stessi, catturando la rete d’influenza di migliaia di istituzioni (musei e gallerie) in tutto il mondo, le quali sono collegate tra loro se un artista la cui opera è stata esposta al museo viene esposta anche successivamente alla galleria, o viceversa. Tale costellazione di dati, chiamata “The Art Network”, viene anche presentata come una scultura in 3D.


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