Grazie ragazzi

Temi drammatici affrontati forse con troppa leggerezza. Finale a parte. ()
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Antonio (Antonio Albanese) attore di scarse fortune, si adatta a doppiare film porno per sopravvivere. La sua trista esistenza fatta di pendolarismo tra la capitale e la sua stanzetta con vista (e decibel) sui decolli di Ciampino, prende una svolta grazie all’amico Michele (Fabrizio Bentivoglio) attore un po’ cinico un po’ trombone, diventato direttore di un teatro. Per accedere ai finanziamenti ministeriali propone ad Antonio di tenere un laboratorio teatrale con i detenuti del carcere di Velletri.

Senza troppo entusiasmo, l’incarico viene accettato. Con l’appoggio della direttrice (Sonia Bergamasco) i detenuti che nulla sanno di teatro si presentano ai corsi più per uscire dalla monotonia della loro pena che per interesse alla materia. L’idea di Antonio è di mettere in scena il testo sacro di Beckett Aspettando Godot perché parla di attesa e “I detenuti sanno cosa vuol dire aspettare, non fanno altro.”
C’è Aziz (Giacomo Ferrara) nato a Tripoli e arrivato con un barcone, il balbuziente Damiano (Andrea Lattanzi) e l’arrogante Diego (Vinicio Marchioni). Ognuno nasconde le proprie fragilità e debolezze, ma piano piano gli attori e lo spettacolo crescono e anche Antonio ritrova quel sacro fuoco che gli aveva fatto sognare il palcoscenico. La direttrice si convince a permettere al gruppo di uscire dal penitenziario per portare in scena Godot in veri teatri ottenendo un successo che porterà la compagnia in tournée per l’Italia.

Cercando di coniugare l’aspetto sociale con la commedia di richiamo per il grande pubblico, Riccardo Milani confeziona Grazie ragazzi prendendo spunto dal film di Emmanuel Courcol Un triomphe, che a sua volta si era ispirato al documentario del 2005 Les prisonniers de Beckett di Michka Saal che ripercorreva la reale vicenda vissuta a metà degli anni ‘80 dall’attore svedese Jan Jönson. Non è un film di denuncia, le reali condizioni e le difficoltà di vita nelle carceri sono smussate dai toni leggeri e umoristici, si guarda solo alla superficie della vicenda paradossale, la battuta è spesso dietro l’angolo. Finale non scontato.
Ingabbiato.

In programmazione al Cinema Plinius e al Cinema Palestrina

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