Il corsetto dell’imperatrice

Una donna tutta sola in un accorato racconto tra storia e finzione. Merita un viaggio. ()
il corsetto immagine
Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach, duchessa di Baviera, nota ai più come Sissi, fu imperatrice d’Austria e regina d’Ungheria, Boemia e Croazia.
Figura assurta a personaggio di culto grazie a certa letteratura popolare e al cinema che le ha dedicato numerosi omaggi tra cui una mielosa trilogia interpretata da Romy Schneider tra il 1955 e il 1957.
La Elisabetta protagonista dell’intenso film di Marie Kreutzer è una donna di quarant’anni, giunta alle soglie della maturità con preoccupazione, anticonformista quanto basta, ossessionata dal proprio corpo al punto da costringerlo in un corsetto talmente stretto da richiedere, per chiuderlo, l’intervento energico di più di un’assistente.
La donna è tormentata da un difficile rapporto sia con il marito, quello che dalle nostre parti era chiamato Cecco Beppe, che con i figli, sempre alla ricerca di un suo spazio/ruolo che le viene costantemente negato dalla rigidità delle norme di corte.
Di converso, per scacciare i fantasmi che la perseguitano, viaggia molto, pratica sport decisamente maschili (per l’epoca) come l’equitazione e la scherma, frequenta amici e amanti, si intrattiene in promiscuità con l’ambiguo cugino Ludwig, visita reparti di ospedali psichiatrici e corsie che ospitano soldati straziati nel fisico dalla guerra.
Il racconto, che si concentra sull’anno 1878, accompagna il travaglio dell’imperatrice a cui conferisce grande dignità espressiva l’interpretazione eccellente di Vicky Krieps, non a caso premiata all’ultima Festival di Cannes, perfettamente nella parte.
Il film si avvale di una notevole fotografia che sottolinea luoghi e palazzi spesso decadenti e fané, dissemina qua e là con nonchalance numerosi anacronismi tra cui un’interpretazione per arpa e voce di “As tears go by” dei Rolling Stones, per non dire della ripresa di immagini in movimento realizzate molto prima dell’invenzione.
“Il corsetto dell’imperatrice” è un film intelligente che scruta la vita di una donna in tutta la sua complessità e la restituisce con tutte le sue problematiche sia fisiche (l’ossessione della vecchiaia) che psichiche (il bisogno di affermazione e di autonomia).
Il racconto naviga sapientemente tra realtà e finzione a cui appartiene anche la spettacolare scena finale.
Sui titoli di coda la protagonista si lascia andare a una danza ironicamente liberatoria. Notevole colonna sonora a cura della cantautrice francese Camille.

In programmazione al Cinema Beltrade.

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