Le buone stelle-Broker

Una strana famiglia irregolare si aggira per la Corea del Sud. Storie e contro storie intorno alla figura di un neonato su cui si sovrappongono affetti e dolori, speranze e timori. ()
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Una favola che, per quanto nera, sempre favola è. Due ricettatori di esseri umani, bambini nello specifico, intrattengono discreti affari affidando a nuovi genitori, dietro compenso, neonati abbandonati dalla famiglia di origine.
Nell’amorevole (e non è ironico) svolgimento della professione si imbattono in una giovane donna, già pesantemente segnata dalla vita, che intraprende con i due uomini un viaggio attraverso la Corea del Sud per “collocare” al meglio il suo bambino. Alla sgangherata comitiva si aggrega un ragazzino amante del gioco del calcio fuggito da un orfanotrofio. La più che improbabile famiglia si comporta però in maniera quasi canonica, nei rapporti interpersonali e nello sforzo di consegnare il lattante a una buona famiglia che lo possa allevare al di fuori delle miserie varie in cui vivono i protagonisti che, per altro, a loro insaputa sono caparbiamente seguiti da una coppia di poliziotte che li vogliono cogliere in flagranza di reato per consegnarli alle patrie galere.
Nel movimentato tragitto a bordo di uno scassatissimo furgone, i nostri eroi affrontano e superano impedimenti vari sino alla inevitabile resa dei conti finale.
Il tono di commedia con cui il regista giapponese Kore’eda Hirokazu, che vanta eccellenti precedenti come “Ritratto di famiglia con tempesta”, “Un affare di famiglia”, “Father and Son” e “Little Sister”, solo per citarne alcuni, nasconde drammi profondi e miserie insanabili, evidenzia sentimenti di maternità e paternità che quasi nobilitano lo sporco mestiere dei broker.
Tutti i personaggi, poliziotte comprese, hanno risvolti umanitari molto accentuati, con ingredienti non banali di dolcezza e di tenerezza. L’elemento più cinico e distaccato sembra essere rappresentato dalla madre del neonato, ma in fondo non è proprio così.
Tra gli interpreti figura Song Kang-ho, attore feticcio del regista Bong Joon-ho (“Parasite”, 2019), che per questo film ha vinto il premio come miglior interprete al Festival di Cannes 2022. Il suo personaggio, pur assorbito dal compito di portare a termine il piano criminale, è segnato a sua volta da una tristissima vicenda familiare.
Forse non è un caso che le prime scene del film, sferzate da un’abbondante pioggia, sembrano proprio richiamare l’opera che vinse Cannes nel 2019.
Kore’eda, grande narratore di dinamiche familiari, propone un affresco da commedia umana di grande spessore evocativo, senza mai cadere nella banalità del bene.


In programmazione al cinema Beltrade.

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