Quelli che il mare l’hanno nel sangue

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Il Pescatore
Alla fine del mese di agosto in Liguria il mare si alza, si gonfia, liscio come olio e, subito dopo “lo scalino”, la profondità aumenta. L’aria non è più tersa, l’umidità crea una leggerissima foschia e il sale si attacca alla pelle mantenendola umida e appiccicosa.
Nell’acqua limpida e calma ecco apparire una nuvola scura che si sposta e cambia forma, ma sempre restando compatta. Avvicinandosi alla riva, piccole forme argentee guizzano e saltano fuori dall'acqua, molte si arenano sulla battigia sabbiosa, abbandonandosi alle piccole onde che le trascinano a riva, ma la massa del banco riesce a ritornare ai fondali più profondi, cercando la salvezza. Le cavalle inseguono le acciughe succulente, ingrassate dalla pastura estiva. Come un gregge guidato dai cani che ritorna al recinto, così le cavalle, questi grossi sgombri, conducono il banco dal largo a riva e viceversa, in una danza ferale.
Altri predatori, venuti da lontano, oltre i gabbiani, sono in agguato per banchettare; un sottile collo nero, sormontato da una piccola testa, senza corpo, come un serpente o un manico di ombrello, emerge dall’acqua accanto ad un bagnante, poi si tuffa e mostra infine il corpo di piume bigie del cormorano, un immigrato extracomunitario che finirà per colonizzare questi lidi.
Al largo i delfini, che, durante il lock down, approfittando dell’assenza di circolazione di natanti, si sono avvicinati alla riva, quasi a sbeffeggiare gli umani, aspettano i banchi; loro sono senz’altro più affascinanti di un cormorano, ma la fine è sempre letale, pur senza spargimento di sangue.

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