Nowhere Special
Un piccolo film fatto di niente. Un capolavoro di umanità.
(Massimo Cecconi)10/12/2021
Di Uberto Pasolini, regista/produttore di origini italiane immigrato in Inghilterra, avevamo già apprezzato “Still Life” (2013), rigoroso racconto sul tema della memoria e della morte.
In “Nowhere Special” il tema dell’abbandono e della morte ritorna con vena altrettanto malinconica per
descrivere il rapporto speciale tra un giovane padre che sa di dover morire e un bambino di quattro anni
che, suo malgrado, si sta preparando a vivere a fronte di un altro abbandono, dopo quello subito dalla
Giorno dopo giorno, i due complici costruiscono l’arduo passaggio dalla vita alla morte, senza
commiserazione o compiacimento consolatorio.
E mentre i giorni passano inesorabili, John accetta il suo destino e Michael lo accompagna come nessuno
La tentazione del lacrimevole è lì dietro l’angolo, ma Uberto Pasolini maneggia con cura la materia, evita
lagnose morbosità e gratuiti sentimenti di pena, si avvale di una forte dose di umana pietas che lo conforta
e lo sostiene nel raccontare questa piccola emblematica storia di solidarietà paterna/filiale.
E pazienza se i distributori italiani hanno appiccicato al titolo un inutile “Una storia d’amore”.
Ma anziché sprecarsi in sostantivi e aggettivi di delicatezza melensa, il consiglio è di andare a vedere il film.
In programmazione al Cinema Palestrina.
In “Nowhere Special” il tema dell’abbandono e della morte ritorna con vena altrettanto malinconica per
descrivere il rapporto speciale tra un giovane padre che sa di dover morire e un bambino di quattro anni
che, suo malgrado, si sta preparando a vivere a fronte di un altro abbandono, dopo quello subito dalla
madre che se n’è andata subito dopo la sua nascita.
Un film, si direbbe, fatto di niente: piccoli gesti, azioni quotidiane condivise, sguardi con cui John (James Norton), lavavetri di Belfast destinato a morire di cancro, circonda amorevolmente il suo Michael (Daniel Lamond) nella complessa impresa di trovare per lui una famiglia adeguata ad accoglierlo.Giorno dopo giorno, i due complici costruiscono l’arduo passaggio dalla vita alla morte, senza
commiserazione o compiacimento consolatorio.
E mentre i giorni passano inesorabili, John accetta il suo destino e Michael lo accompagna come nessuno
meglio di lui saprebbe fare.
La tentazione del lacrimevole è lì dietro l’angolo, ma Uberto Pasolini maneggia con cura la materia, evita
lagnose morbosità e gratuiti sentimenti di pena, si avvale di una forte dose di umana pietas che lo conforta
e lo sostiene nel raccontare questa piccola emblematica storia di solidarietà paterna/filiale.
E pazienza se i distributori italiani hanno appiccicato al titolo un inutile “Una storia d’amore”.
Ma anziché sprecarsi in sostantivi e aggettivi di delicatezza melensa, il consiglio è di andare a vedere il film.
Non ve ne pentirete.
In programmazione al Cinema Palestrina.