Titane

Esce nelle sale il film che tra le polemiche ha vinto l’ultimo Festival di Cannes. Non è che abbiano preso un abbaglio? ()
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La trama, in estrema sintesi: una ragazza un po’ problematica fa l’amore con un’automobile e rimane incinta.
Prima e dopo questa persino banale fantasia da fumettone sopra le righe, accade di ogni, da una lastra di titanio inserita nella calotta cranica della protagonista a spilloni assassini, da incendi molto dolosi a poderose dosi di anabolizzante siringate nelle terga, da un cambio di sesso a un lezioso balletto di pompieri eccetera eccetera.

Certo, viene spontaneo, come sostenuto da qualcuno, richiamare la mitica frase di Fantozzi/Villaggio, peccato però che quella era rivolta a un autentico capolavoro del cinema, mentre qui siamo sul terreno, per altro abusato, di stupire i borghesi, come se ce ne fosse ancora bisogno.
Il racconto colorato a tinte forti di Julia Ducournau prende la strada del melodramma estremo, barcamenandosi tra horror, atti impuri e cattivi sentimenti, sfiorando o, meglio spesso travalicando, i limiti del grottesco se non, addirittura, del ridicolo.

Trattasi di ironia aver inserito in colonna sonora “Nessuno mi può giudicare”, cavallo di battaglia di Caterina Caselli?
Si sprecano i luoghi comuni e desta stupore che qualcuno abbia ipotizzando questo film come antesignano del cinema del futuro.
Ma quale futuro? Forse la morte del cinema? Non è certo da escludere.
E allora, una grande metafora? Ma quale? Che non viviamo nel migliore dei mondi possibili? Ce n’eravamo già accorti, grazie.
Abbondano certo le citazioni da Cronenberg a Tarantino, da Bong Joon-ho a Ridley Scott, ma sembra che la lezione non sia stata recepita.

Verrebbe da dire: nulla di nuovo sotto il sole se, in tempi non sospetti (1999), una rassegna cinematografica con relativo catalogo proposta da Provincia di Milano e Obraz, a cura di Enrico Livraghi, indagava sul sottile confine tra “la carne e il metallo”, in quella occasione Gianni Canova parlava della fine dell’universo antropocentrico, ricordando che già allora “Crash” del già citato David Cronenberg aveva suscitato pruriti infiniti e irritazione. E dopo più di vent’anni siamo ancora qui a discutere di futuro del cinema in questi infausti termini.

Ma giusto per non farsi/ci mancare nulla, “Titane” mette in scena un insieme di elementi stucchevoli, spesso senza capo né coda, al punto che viene il sospetto che lo scopo sia proprio quello di provocare reazioni contrarie fini a se stesse.
Per favore, ridateci Fellini…


In programmazione al Cinema Beltrade (il più vicino al nostro territorio)

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