La terra dei figli
Un padre (Paolo Pierobon) e un figlio (Leon De La Vallée) vivono su una palafitta in mezzo a una palude, devono arrangiarsi come possono pescando e catturando animali. Non un gesto di affetto tra loro ma il padre tutte le sere scrive su un quaderno qualche cosa che il figlio non può interpretare perché nato quando nel mondo leggere e scrivere era già diventato superfluo, l’occupazione primaria è la sopravvivenza. L’apparente mancanza di affettività è la scuola dura per insegnare a un adolescente come potersela cavare da solo in un mondo così spietato.
Il padre infatti muore e il ragazzo a 14 anni intraprende un viaggio di formazione, alla ricerca di qualcuno che ancora sappia leggere, che possa decifrare quei segni a lui sconosciuti. Non può aiutarlo la Strega (Valeria Golino), amorevole ma non vedente. Così esce dal suo territorio incontrando altri superstiti da cui dovrà imparare molto, compreso difendersi. Sarà costretto a lottare, troverà una ragazza (Maria Roveran) ma anche il Boia (Valerio Mastrandrea) che le parole di quel diario redimeranno ricordandogli un passato di esseri umani.
Il film di Cupellini, girato tra il Delta del Po, il Polesine e le paludi di Chioggia, ci presenta un futuro che mette a disagio ma è anche un monito di riflessione su chi siamo, cosa siamo diventati o cosa rischiamo di diventare, e per questo sull’importanza della memoria da trasmettere alle nuove generazioni. Senza conoscere il passato, le proprie origini, che persone saremmo?
Disturbante.
In programmazione all’Arcobaleno Filmcenter e al Cinema Plinius.