Franco Battiato, una voce fuori dal coro

Ricordo di una persona geniale, generosa, speciale. ()
Foto Battiato Erlotti
Nella mappa di una Milano che tanto ha rappresentato per Battiato, e tanto lo rappresenta, abbiamo anche la “nostra” via Grossich. Nello stabile all’angolo con via Buschi, sopra il mitico lattaio Marco, fino a pochissimo tempo fa è stata attiva la scuola di musica del maestro Giorgio Logiri, stretto collaboratore di Battiato, alla chitarra solista e come arrangiatore, negli anni Sessanta e inizi Settanta. Ha composto la musica di una decina di sue canzoni, una delle quali - Gente - con testo di chi scrive.

A Milano Battiato abitava allora in via Perugino con madre e fratello sindacalista alla Camera del Lavoro. Amico di Giorgio Gaber, che abitava in una villetta in via Frescobaldi, non era ancora l’esploratore (e protagonista) del nuovo, faceva serate con il suo gruppo musicale e utilizzava la sala di registrazione “la basilica” in corso Italia, chiesa sconsacrata cui si appoggiava anche Mina. Frequentava uno del gruppo dei Giganti in piazza Guardi. E il bravissimo chitarrista Alberto Radius, che aveva casa e sala di incisione in via Capolago, dietro via Frapolli. E capitava spesso di incontrare entrambi in una nota trattoria di viale Argonne.

Peppo Del Conte, critico musicale che aveva frequentato Battiato, mi ricorda che una sua caduta dal palco su cui si esibiva gli era costata una frattura del femore cui era seguita una prima operazione, e un’altra successiva, con prima e seconda anestesia, e danni alla memoria.

Io l’ho sempre pensato nel sole della sua Sicilia, ma sento dire che fino a non molto tempo fa è stato assiduamente anche nella sua casa milanese di via Lusardi, sempre aperta a giovani autori e musicisti. Umiltà, disponibilità e generosità sono state alcune sue caratteristiche, tanto apprezzabili. Io ricordo di averlo visto, sempre gentile e amabile, per l’ultima volta, una sera alla Milanesiana, nei chiostri di Palazzo Isimbardi, sede della Provincia di Milano, stupito che si ricordasse di me, dopo cinquant’anni.

La penultima volta, qualche anno prima, era stato su un autobus, di fronte alla Biblioteca Sormani. Un breve colloquio a quarant’anni di distanza, poche parole nell’emozione dell’incontro imprevisto. Poesia pura, fantastico. Stupito e felice ero stato naturalmente anche quando, a fine anni Sessanta, aveva accettato il mio testo per quella sua canzone, ”Gente”. A quei tempi, prima di andare a militare, sognavo di fare il cantante e mi mantenevo all’università con 3-4 serate a settimana col gruppo di cui facevo parte in localini di Milano. Durante il servizio militare ho saputo che il mio testo di un’altra canzone sarebbe stato cantato, con musica di Mario Nobile, da Mina…

Ma è avvenuta anche, in quel periodo, una cosa che non prevedevo: ho conosciuto in caserma un poeta che mi leggeva o recitava a memoria poesie di Edoardo Sanguineti, Andrea Zanzotto, Pier Paolo Pasolini, Thomas S.Eliot, Ezra Pound…

Niente più canzoni, ma poesia, poeti, per i decenni a venire. Che dire?

“Gente, che la sera in giro se ne va / cosa resterà? se non ci sarai, se mi mancherai, io la sera non so dove andar…”.

Ci manca, ci mancherà. Grazie di essere esistito, caro Battilocchio (così veniva scherzosamente chiamato da Giorgio Logiri e dagli altri orchestrali) e di aver piantato semi preziosi nel nostro terreno.


Fotografia di Mario Erlotti


















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