Troppo buoni con le donne

Si deve al genio irriverente di Raymond Queneau la proposta di lettura per il mese di maggio, a cura di Raffaele Santoro per il ciclo “Luoghi letterari europei”. ()
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“Troppo buoni con le donne”, che uscì per la prima volta nel 1947, è uno dei due “romanzi irlandesi” scritti da Queneau, l'altro è “Il diario intimo di Sally Mara”, che sono, entrambi, un omaggio a James Joyce da Queneau profondamente ammirato. Ambientato a Dublino durante un moto insurrezionale, “Troppo buoni con le donne” è una farsa comico-erotica che si legge d'un fiato. La vicenda sottilmente misogina e a luci rosse produce uno sconcertante straniamento in quanto ribalta il cliché dei rivoltosi eroicamente dediti alla loro causa i quali saranno resi imbelli da una spregiudicata quanto “ardita”, in tutti i sensi, signorina inglese che, con il suo sex-appeal straripante, li “smonterà” da tutti i punti di vista.

Ironia e sarcasmo sopraffini, capacità allusive, uso della metafora, linguaggio crepitante, battute fulminanti e una Dublino da operetta fanno di “Troppo buoni con le donne” uno dei romanzi più divertenti di Queneau. In cui una parodia incessante travolge tutto rendendo anche questo romanzo un'ennesima dimostrazione delle incontenibili capacità dissacratorie e delle funamboliche invenzioni stilistiche di Queneau. Qui a finire nel mirino di Queneau è l'idea di “purezza” in tutte le sue forme. Dalla purezza degli ideali e dell'eroismo a quella della verginità, da quella del gentil sesso a quella dell'uomo tutto d'un pezzo, da quella della fedeltà a quella dell'amore. Infatti quelli che dovevano essere i duri e puri finiranno “fatti” (in tutti i sensi) con buona pace della loro “morale” e del loro orgoglio maschile e chi si sarebbe dovuta mantenere casta e pura, senza concedersi in alcun modo al proprio nemico, se ne sbatterà con buona pace sia del suo amor di patria che del suo “grande” amore.

Le vicende narrate da Queneau sono ambientate durante la cosiddetta Easter Rising la sollevazione avvenuta a Dublino nella Pasqua del 1916, quando gli Indipendentisti dell' Esercito Repubblicano Irlandese misero in atto un'insurrezione con lo scopo di ottenere l'indipendenza dal Regno Unito. Un' insurrezione - così come la racconta Queneau - basata sulla occupazione da parte degli Indipendentisti di una serie di punti strategici della città tra cui l'Ufficio Postale “che fa angolo con Sackville Street e Eden Quay” che viene occupato da un commando di sette insorti che più che scelti si potrebbero definire assortiti. Sin dall'inizio la situazione si presenta farsesca. I nostri eroi irrompono nel Post Office più come se stessero facendo una rapina in banca che un'azione rivoluzionaria. E dopo aver fatto sfollare impiegate e telegrafisti gli insorti si appostano a “difesa” dell' Ufficio occupato convinti di avere, al suo interno, la situazione ormai in pugno. Ma non è così.

Mai infatti potevano immaginare che la piuttosto stolida, bella e vanitosa Gertie Girdle, impiegata addetta alle raccomandate, inglese purosangue, nel momento dell' irruzione si era chiusa nel cesso pensando agli affari suoi e al suo diletto fidanzato, nonché imminente sposo, il Commodoro Cartwright. Senonché uno dei nostri rivoluzionari che non sa leggere e ha giusto bisogno del bagno cerca di aprire la porta con su scritto “signore”. Non aprendosi ne deduce che qualcuno possa essersi chiuso lì dentro e infatti. Catturata Gertie si decide di interrogarla. Solo che Gertie lungi dall'apparire fragile e indifesa si rivela da subito un osso duro e, soprattutto, getta scompiglio fra le fila di quei prodi e rudi presi alla sprovvista dalla sua bella presenza carica di seduzione. Insomma “la prigioniera” è un bell'intralcio per gli occupanti i quali escono dall'interrogatorio frastornati perché Gertie ha ormai svegliato i “riflessi primitivi” dei nostri, del tutto impreparati a gestire quel tipo di situazione. E così schiacciati fra il non dare spazio a manifestazioni che possano mettere a repentaglio il loro onore di rivoluzionari e di uomini e il portare a termine l'eroica missione senza esserne distolti, i nostri decidono di chiudere Gertie in una stanzetta del Post Office con uno di loro di guardia fuori.

Intanto i i britannici, circondato l'edificio, cominciano a sparare fitto e i nostri a rispondere colpo su colpo, ed è in quel frangente che avviene il primo cedimento. Stufo di stare lì a fare il carceriere, Callinan, che è quello messo a fare la guardia a Gertie, decide di entrare nella stanzetta, per vedere da lì cosa succede fuori e quella decisione si rivelerà fatale per Callinan. Gertie infatti, con vogliosa innocenza e con spudorata malizia, lo sedurrà perché, in fondo, per Gertie, quegli insorti sebbene “bifolchi...erano piuttosto dei begli uomini”. E, tralasciata ogni considerazione sul proprio dovere e sulla famosa correttezza da tenere con le signore, Callinan “...si consacrò senza altra riserva all'attività sessuale scatenata dalle provocazioni della giovane impiegata del Post Office”. Gertie insomma prima con le parole poi con la carne manda in tilt i nostri eroi rivelandosi sia con l'armamentario dialettico che con il sex-appeal capace di tenere loro testa, finendo per risvegliargli pensieri e azioni che nulla hanno a che fare con i motivi per cui avevano preso quell' Ufficio Postale. Gertie, a sua volta, perduto nella circostanza il proprio “pulzellaggio”, ha scoperto i, fino a quel momento per lei ignorati piaceri del sesso e ci ha preso gusto e così si dedicherà anche ad altri rivoluzionari, compiendo, attraverso di loro, un completo apprendistato erotico.

Nel frattempo, neanche a farlo apposta, il Commodoro Cartwright, che è in navigazione da quelle parti con la sua nave da guerra, riceve un dispaccio che, nell'informarlo dell'insurrezione in corso, gli ordina di risalire la Liffey, il fiume “simbolo” di Dublino, e di bombardare, in particolare, l' Ufficio Postale che fa angolo con Eden Quay, si proprio quello: “Cartwright si mise a pensare alla sua dolce fidanzata Gertie Girdle, signorina delle Poste a Dublino. Eden Quay”. Ma Gertie, adesso, è in tutt'altre faccende affaccendata e al Commodoro Cartwright non ci pensa proprio. Intanto quelli coinvolti con Gertie cominciano, tra di loro, prima a sospettare l'uno dell'altro poi, in alcuni casi, a “constatare” di persona. Ma, tuttavia, fanno finta di niente, anzi arrivano pure a “coprirsi” tra loro, negando l'evidenza. Insomma la cosa non viene pubblicamente “condivisa”. Nel mentre il Commodoro, suo malgrado ligio agli ordini, ha cominciato a lanciare bombe sull' edificio di Eden Quay e, sebbene bombardi maldestramente l'obiettivo nella speranza di risparmiare la fidanzata, centra in pieno uno dei nostri proprio mentre si sta intrattenendo con Gertie. Vistisi ormai alle strette per quanto riguarda l'assedio e pronti a morire da eroi ai nostri resta solo da decidere cosa fare con Gertie: restituirla o no ai britannici prima dell'assalto finale ? Ma per farlo bisogna essere sicuri che Gertie non getti in alcun modo discredito su di loro.
E, a quel punto, chi ha visto fare delle cose con Gertie o ha fatto delle cose con Gertie le dirà. Soprattutto Callinan la cui confessione shock è totale, compresi pentimento e dissociazione finale: “- Compagni,...è lei che mi ha posseduto...sono una vittima...l'Inglesa ha avuto solo la pelle di fuori. La mia anima è rimasta innocente, solo il mio corpo è insozzato”. E così i nostri eroi usciranno sconfitti sul fronte interno, cioè con Gertie, che fa fare ai maschietti una misera figura, mettendo a nudo Queneau, tramite Gertie, la loro misoginia. Non un romanzo misogino quindi “Troppo buoni con le donne” ma un romanzo sulla misoginia, dove lo stereotipo della donna oggetto di piacere, strega e rompiscatole viene “usato” da Queneau per farci vedere quanto esso “appartenga” agli uomini che, alla fine, è a quello che si aggrappano per salvarsi onore e coscienza. Ma i nostri saranno definitivamente sconfitti anche sul fronte esterno dato che il Commodoro, deciso a farla finita, centra ripetutamente l' ufficio di Eden Quay con la conseguenza che “Il pavimento era cosparso di cadaveri”, ma anche con sopra dei superstiti e cioè la “coppia” di ribelli omosex: il sarto Dillon e il suo amante Kelleher, nonché Gertie.

Ma Dillon è anche il sarto di Gertie e gli ha cucito il suo abito da sposa e dopo essersi riconosciuti Dillon, richiesto da Gertie di procurargli un vestito, visto che tra una bomba e l'altra è rimasta ormai nuda, è andato a prendergli, con sprezzo del pericolo, giusto quello nuziale, suscitando la gioiosa sorpresa di Gertie e una momentanea riconciliazione tra le parti. Ma durerà poco, anche ai nostri ultimi due eroi Gertie farà andare il sangue al cervello, incalzandoli a modo suo: “- Siete annientati. State per morire”. E i due, come mossi da una sadica vendetta finale, la sodomizzano con Gertie oltremodo inviperita per quell'ultimo atto “illegittimo”. Così quando sbarca il Commodoro Cartwright e Gertie, con stupore del Commodoro, lo accoglie in verginale abito da sposa, alla domanda che lui gli rivolge: “- Cara, scusa se ti faccio questa domanda, ma i ribelli, sono stati...come dire...corretti con te?”, lei risponderà: “- No, - Hanno voluto ad ogni costo sollevarmi il mio bell'abito bianco per guardarmi le caviglie” E, dato quel “gesto immondo”, così come lo definirà il Commodoro, i nostri verranno fucilati sul posto. Ma prima di morire, richiesti di dire qualcosa, mentre Gertie, da dietro le spalle di Cartwright, guardandoli gli tirava fuori la lingua, pronunceranno la loro sentenza conclusiva: “- Si è sempre troppo buoni con le donne”.

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