La vita nascosta-Hidden Life

Una sinfonia perfetta di visioni e suoni, diretta con rinnovata maestria da Terrence Malick. Un nettissimo confine tra il bene e il male, se la storia servisse a insegnare. ()
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È una piccola emozione tornare in una sala cinematografica sette mesi dopo l’ultima visione. Emozione più grande la visione di “La via nascosta-Hidden Life” di Terrence Malick, un film straordinario per contenuto e per capacità realizzativa.

Anno 1939 in un piccolo villaggio dell’Alta Austria, quasi al confine con la Baviera. Franz (August Diehl) e Fani (Valerie Pachner) conducono sotto le montagne una vita semplice di contadini, tre piccole figlie, la vecchia madre di Franz, la solerte e solidale sorella di Fani. I giorni, i mesi e gli anni sembrano condursi secondo le scadenze delle stagioni, la semina e il raccolto, il 'sacrificio' del maiale, la sfalciatura dei prati. Ma incombe la guerra e come tutti i suoi paesani Franz, riflessivo e devoto, deve prestare giuramento al Führer per essere arruolato nell’esercito tedesco. Dopo il sofferto periodo dell’addestramento e il momentaneo ritorno alla pacata e consolatoria consuetudine della vita di tutti i giorni, Franz viene chiamato alle armi. Il suo rifiuto di aderire al nazismo, gli provoca contro l’astio e il rancore dell’intera comunità che lo considera, in quanto obiettore, un pericoloso diverso.

Difeso dalla moglie e dalla stretta cerchia familiare Franz affronta con rigorosa consapevolezza il suo ineludibile martirio. Poco prima dell’esecuzione, uno dei suoi aguzzini sembra scosso e si toglie riverentemente il cappello. Forse qualcosa si è incrinato nelle certezze dei carnefici.
Tratto da una storia vera, ispirata alla vita di Franz Jägerstätter, ucciso dai nazisti nell’agosto del 1943 e beatificato nel 2007, il film ripercorre con rigorosa coerenza il percorso di un uomo che non è disposto a scendere a compromessi con la tragica follia che ha rappresentato per l’intero mondo di lingua tedesca, e non solo, la tirannia nazista.

Esemplari i personaggi principali che hanno in sé un portentoso carico di dignità umana contro cui infierisce il fanatismo e la violenza di un potere esecrabile e di un perbenismo di facciata.
173 minuti di grande spessore che meriterebbero visione nelle scuole quale testimonianza di resistenza contro le barbarie e contro ogni dittatura.
Sontuosa fotografia di Jörg Widmer e strepitosa colonna sonora con brani, tra gli altri, di Bach, Beethoven, Dvorak, Pärt e Gorecki.
Tra gli altri ottimi interpreti, l’ultima apparizione di Bruno Ganz prima dell’addio. Riprese in gran parte effettuate in Alto Adige e in Friuli.
Al film, presente in concorso a Cannes 2019, è stato preferito il decantato “Parasite”, ma c’è da discutere.
Terrence Malick, che ultimamente si era forse un po’ smarrito, ritorna a inventare grande cinema.
Va da sé che merita il viaggio.

In programmazione al meritorio cinema Beltrade.

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