Magari

In libera visione su RaiPlay, il film di Ginevra Elkann, una delle tante vittime del COVID-19. ()
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Presentato nel 2019 al Festival di Locarno, “Magari”, opera prima di Ginevra Elkann, non ha potuto uscire nelle sale per via degli effetti della pandemia. La puntuale programmazione su RaiPlay permette così, sia pure in versione home video, la visione di un film che merita una certa attenzione.
In tema di famiglia allargata e dei rapporti interpersonali che si stabiliscono tra i vari personaggi coinvolti, il film, ambientato principalmente sul litorale di Sabaudia negli anni ’80 del secolo scorso, racconta la vicenda di tre ragazzini che sono in qualche modo costretti a trascorrere le vacanze di Natale con il padre (Riccardo Scamarcio) ormai irrimediabilmente separato dalla loro madre che, con loro, vive in Francia.
Madre rigida, di stretta fede ortodossa, padre affetto da sindrome di Peter Pan alla ricerca di affermazione personale ed economica attraverso il mestiere di sceneggiatore cinematografico.

In una casa al mare, il padre, la sua nuova fidanzata (Alba Rohrwacher) e i tre ragazzi sono costretti a mettere a confronto i propri vissuti tanto diversi quanto, malgrado i contrasti, convergenti per via del comune bisogno di affetto, comprensione e protezione.
Dalla parte dei ragazzi, soprattutto della piccola Alma (voce narrante), ci sono le fantasie, le insicurezze, i sogni, le speranze e le malinconie dell’infanzia, mentre gli adulti, da parte loro, si consumano in conflitti, scontri e incomprensioni.

Il dramma, che sembra stare dietro la porta, viene solo sfiorato. Resta nella memoria un affettuoso segnale di riconciliazione e una sequenza di buoni sentimenti che non necessariamente però rendono il film buonista.
Bella fotografia del mare d’inverno (“un concetto che il pensiero non considera”) e garbate citazioni da Salvatores (la partita di pallone sulla spiaggia) e Moretti (la cantata collettiva in auto).
Particina per Florinda Bolkan (la nonna paterna) e comparsata per Alain Elkann, padre di John e Lapo che di Ginevra sono i fratelli.
Quanto ci sia di autobiografico non è dato sapere, ma anche poco importa.

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