Spotlight
Premio Oscar al miglior film e alla miglior sceneggiatura originale. Non è un po’ troppo?
(Massimo Cecconi)06/03/2016Storia vera e sceneggiatura originale per un film che è transitato dal Festival del cinema di Venezia 2015, fuori concorso, senza suscitare eccessivi clamori. Siamo dalle parti del cinema di impegno civile a cui la cinematografia USA ci ha abituato nel corso degli anni. Numerosissimi, e non sempre riuscitissimi, gli antecedenti di questa illustre categoria, basti citare “Tutti gli uomini del presidente” (1976) di Alan J. Pakula, in cui due giornalisti e il loro giornale mettono fuori gioco addirittura un presidente degli Stati Uniti.
Per restare nel tema che “Il caso Spotlight” affronta, esistono anche in questo caso, precedenti interessanti e significativi come “Il dubbio” (2008) di John Patrick Shanley.
La vicenda. Un gruppo di giornalisti, investigativi, noti come “Spotlight”, del quotidiano The Boston Globe conduce a partire dal 2001 una serrata indagine su casi di pedofilia nella diocesi di Boston.
Secondo una schema classico e collaudato incontrano reticenze e allusioni, persone che negano e altre che ammettono, vittime e carnefici finché la vera verità viene a galla con tutte le conseguenze e le ricadute sulla credibilità della chiesa cattolica americana. Nulla di più e nulla di meno. Il film, sorretto da un cast veramente eccellente, sembra però non decollare mai. E’ verboso e algido, pedissequo e, per certi versi, scontato.
Siamo, come detto, nel filone del dramma di denuncia al servizio di una causa che scuote gli animi e le coscienze, scandalizza e indigna ed è sicuramente positivo che se ne parli e se ne discuta.
Viene però da supporre che i premi attribuiti al film nella notte degli Oscar siano dedicati più all’argomento in sé e alla sua attualità che al valore del film stesso. Ma questa è solo un’opinione.
Il caso Spotlight
Regia di Thomas McCarthy
Con Mark Ruffalo, Michael Keaton, Rachel Mc Adams, Stanley Tucci
USA 2015, 128’
In programmazione all’Arcobaleno Film Center