E’ salpata La nave di Teseo

Una nuova, coraggiosa, impresa editoriale. Una missione impossibile? Ci sono tutti gli elementi per renderla più che possibile.

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Elisabetta Sgarbi immagine

In questi nostri malandati tempi, la notizia ha in sé del clamoroso. Nasce una nuova casa editrice con tutto ciò che comporta a livello di rischio culturale, imprenditoriale e commerciale.

E il clamore non si attenua (anzi) se si apprende che la nuova realtà nasce dalla storia di una tradizione editoriale forte e prestigiosa: il nucleo storico della Bompiani si è affrancato dall’abbraccio un po’ soffocante del nuovo colosso dell’editoria italiana che qualcuno, con ironia creativa, ha denominato Mondazzoli.

I giornali hanno pubblicato una significativa fotografia di gruppo dove, accanto a Elisabetta Sgarbi e a Umberto Eco, padre nobile dell’impresa, appaiono i capitani coraggiosi di questa avventura, ancor più capitani e coraggiosi se la nuova casa editrice ha deciso di chiamarsi La nave di Teseo.

Nome di certo non banale ed estremamente evocativo di storie, mitologie, narrazioni. Ottimo auspicio dunque. Nella fotografia ci sono i volti dei nomi storici della Bompiani (Mario Andreose, Elisabetta Sgarbi, Anna Maria Lorusso, Eugenio Lio), alcuni degli scrittori e collaboratori di punta di quella stagione editoriale (Umberto Eco, Tahar Ben Jelloun, Edoardo Nesi, Sandro Veronesi, Nuccio Ordine, Sergio Claudio Perroni, Pietrangelo Buttafuoco) a cui presto altri (grandi) nomi si aggiungeranno. C’è un grande vecchio inquieto, avvezzo a mille battaglie come Furio Colombo e un finanziere-scrittore ben disposto a mettersi in gioco (Guido Maria Brera).

 

La regia volitiva e caparbia è di Elisabetta Sgarbi che ha rappresentato la testa e l’anima degli ultimi gloriosi anni della casa editrice Bompiani e che farà altrettanto per la nuova nata. 

A lei abbiamo chiesto il senso di questa straordinaria impresa.

Qual è stato lo stimolo principale che vi ha spinto oggi a creare una nuova casa editrice?

Almeno due: la volontà di non disperdere alcuni autori con cui abbiamo lavorato per una vita; una preoccupazione per il mondo editoriale che si è trasformata nella volontà e nella determinazione di creare una casa editrice indipendente.

E’ possibile oggi fare un’editoria libera e indipendente?

Anzitutto, libera e indipendente non sono significati del tutto coincidenti. Io sono libera, nei limiti del possibile, anche lavorando per un grande gruppo editoriale e alla Bompiani. La nave di Teseo è una casa editrice indipendente, nel senso che non appartiene a un “editore”.

A cosa si deve la scelta del nome della casa editrice? Qual è il messaggio che ci sta dietro?

Il paradosso della nave di Teseo è presente e disseminato nella storia del pensiero. Mi diceva Veronesi che alla facoltà di architettura è una delle prime cose che vengono affrontate. E’ il tema dell’identità, della permanenza di un’idea rispetti ai suoi interpreti, ai luoghi in cui si realizza e al come si realizza. La nave di Teseo ha anzitutto un’idea di editoria, un’idea di futuro.

Chi è Teseo? E chi è Arianna?

Teseo, scrive Calasso in un suo noto libro, “è colui che si alza e se ne va”. Ognuno di noi è stato un po’ Teseo. Ma la casa editrice è La nave. Arianna è stata “dimenticata” su un’isola, a Cnosso.

Cosa resta da dire? E la nave va…Ora e sempre resilienza.



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