Bella e perduta

La poesia e la fiaba si confrontano con la realtà e il confronto è benefico. Un film esemplare per capire il dramma di un paese senza identità.

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Per una volta tanto, affrontate la metropoli tentacolare e approdate al (mitico) cinema Mexico che, da par suo, riserva sempre qualche gratificante sorpresa. Il film che vale il viaggio, almeno cittadino, è “Bella e perduta” di Pietro Marcello, un apologo di grande afflato civile, politicamente (e stilisticamente) correttissimo, in quanto eminentemente scorretto.

Qui si narra di Pulcinella, di un bufalotto destinato al sacrificio e dell’Angelo di Carditello, Tommaso Cestrone, un volontario tenace e temerario, per altro morto d’infarto durante la lavorazione del film. Siamo in piena Terra dei fuochi, in provincia di Caserta, nel Real sito di Carditello, già reggia borbonica, ora abbandonata al vituperio del tempo.

Negli anni del suo massimo splendore, il sito, realizzato nel 1744 da Carlo di Borbone che vi aveva sperimentato una fattoria modello con allevamento di cavalli, era testimonianza della ricchezza, ma anche della lungimiranza, dei Borbone. Abbandonato al degrado più assoluto, solo ora, anche grazie all’intervento testardo di Tommaso Cestrone, sembra che si parli di un intervento di restauro conservativo.

Se è vera la vicenda nella quale il pastore Tommaso dedica il suo tempo libero, e non solo, a estirpare erbacce e a contenere crolli della mura malandate del sito, sulla stessa gli autori, con Pietro Marcello anche Maurizio Braucci, innestano una narrazione dichiaratamente allegorica, recuperando la maschera antica di Pulcinella di etrusca memoria che svolge opera di intermediazione tra i vivi e i morti e dando voce (Elio Germano) al giovane bufalo Sarchiapone, il cui nome si perde nella notte dei tempi della buona letteratura napoletana (Giambattista Basile e Andrea Perrucci).

Nel loro viaggio sacrificale Pulcinella e Sarchiapone risalgono l’Italia dalla Campania alla Tuscia alla ricerca di una forzatura salvifica al destino che non sarà possibile realizzare. Per dirla con gli antichi, “de te fabula narratur” nel senso che il film parla di noi e della nostra povera terra vilipesa e offesa, della nostra natura sacrificata al profitto e al potere (esemplare la vicenda della Terra dei fuochi). Il titolo stesso sembra rimandare a quel verso del “Va’ pensiero” di Giuseppe Verdi (Oh mia patria sì bella e perduta!) che nel 1842 aveva un significato storico e politico molto preciso. E ancora oggi evoca uno scenario altrettanto civilmente imbarazzante in un’Italia che appare arcana e arcaica.

“Bella e perduta” è un’opera povera di mezzi (pensate che la produzione si chiama “Avventurosa”) ma ricchissima di contenuti e di significati, totalmente schierata a favore della “rabbia dei giusti”, cioè di coloro che si sono opposti alla violenza sulla natura, difendendo il territorio dagli egoismi e dal degrado. Seguendo un giochetto che va di moda…un buon motivo per vedere il film? Il grande impegno morale e civile. E un motivo per non vederlo? Non è dato.

Scrive Pietro Marcello:”Carditello è l’emblema della bellezza perduta e della lotta del singolo, dell’orfano che non si arrende a un meccanismo incancrenito di distruzione e disfacimento; e allo stesso tempo questa storia così radicata nella Storia del nostro Paese indaga un tema, quello del rapporto tra uomo e natura, mai così universale, a ogni latitudine”. Expo è finita da poco. Correte gente.


Bella e perduta
regia di Pietro Marcello

con Tommaso Cestrone, Sergio Vitolo, Gesuino Pittalis e con la voce di Elio Germano
ITA 2015
In programmazione al Cinema Mexico
scritto da Maurizio Braucci e Pietro Marcello

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