Sangue del mio sangue

Un emblematico film d’autore, dove si intrecciano storie che si prestano a diversi livelli di lettura. Basta lasciarsi trasportare dal racconto…

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Bobbio, Val Trebbia, paese ricco di tradizioni, storie, leggende nello scenario degli Appennini che confluiscono, a seconda delle intenzioni dei viaggiatori, verso il mare o verso la grande pianura.

Un convento di clausura ospita le vicende di un dramma di religiosità inquisitoria, siamo nel ‘600, nei confronti di una monaca (Lidya Liberman) ritenuta lussuriosa che, si dice, ha sedotto e costretto al suicidio un giovane prete per il quale il fratello gemello (Pier Giorgio Bellocchio), uomo d’armi focoso e libertino, si batte per il recupero dell’onore ecclesiale.

Anni dopo, il fratello gemello, divenuto a sua volta cardinale (Alberto Bellocchio), tracolla alla visione della monaca, che per punizione era stata murata viva, ancora giovane e bella.

Ai giorni nostri, lo stesso scenario, che nel corso del tempo si è trasformato in un carcere, è abitato da un signore notturno, il Conte Basta (Roberto Herlitzka), che viene disturbato da un mal di denti (gli duole un vampiresco canino) e dagli imbrogli di un sedicente funzionario della Regione (ancora Pier Giorgio Bellocchio) in abbinata con un (sedicente) miliardario russo.

Nella Bobbio notturna si consuma un regolamento di conti che coinvolge un matto spassoso (Filippo Timi), un ambiguo dentista (Toni Bertarelli) e una moglie abbandonata, mentre le suore della precedente storia si sono trasformate nelle cameriere di un albergo.

Ecco, in estrema sintesi, la sgangherata trama (detto in termini assolutamente positivi) dell’ultimo film di Marco Bellocchio, ambientato nella sua città natale e popolato di molti (se non tutti) i suoi fantasmi narrativi e psicologici. Film decisamente anomalo con un fascino particolare sia grazie alla meticolosa ricostruzione di una vicenda storica liberamente ispirata alla storia della Monaca di Monza, sia per la lettura liberatoria delle invenzioni drammaturgiche nella seconda parte.

La peculiarità del luogo viene poi sottolineata dalla presenza nel film, in veste di attori, dei figli e di un fratello dello stesso regista che conferiscono al tessuto del racconto una particolare luce di complicità familiare e autobiografica.

Una menzione particolare per le pie sorelle interpretate da Federica Fracassi e Alba Rohrwacher irretite dal focoso cavaliere.

Se il tema di fondo sembra essere il “doppio”, i gemelli, le sorelle nel letto del libertino, le doppie chiavi sul fondo del fiume, due racconti che insistono nello stesso film e diventano un racconto unico, tra gli elementi emerge, come in molti film precedenti di Bellocchio (Nel nome del padre e L’ora di religione, tra gli altri) il complesso rapporto con la religione e con il potere.

Film felicemente difficile e assolutamente affascinante, “Sangue del mio sangue” merita una disincantata visione.


Sangue del mio sangue

di Marco Bellocchio

con Roberto Herlizka, Pier Giorgio Bellocchio, Filippo Timi, Alba Rohrwacher, Federica Fracassi, Lidya Liberman, Fausto Russo Alesi, Toni Bertorelli, Alberto Bellocchio, Elena Bellocchio

Italia, Francia, Svizzera 2015 107’


In programmazione all’Arcobaleno Filmcenter


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