Per soli uomini

Per fortuna che il (cinema) Mexico c’è per poter entrare nel mondo assoluto che Elisabetta Sgarbi propone con il suo illuminante documentario Per soli uomini. Una forte esperienza narrativa ai confini di terra e acqua, per non parlare del cielo.

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Terra e acqua. Acqua e terra. Siamo lungo il Po di Maistra, all’estremo Delta, in località Ca’ Pisani in uno dei tanti confini del mondo dopo i quali nulla sembra più esistere. In questa ennesima “finis terrae” vivono, lavorano e filosofeggiano uomini che hanno accettato e perfezionato un’idea di solitudine quasi totale.

Il passaggio delle stagioni, dei mesi e degli anni è scandito da un orizzonte piatto sul quale danzano albe e tramonti, in una natura che, a pochi passi dalla così detta civiltà, sembra ed è immobile e immutata.

Gli uomini soli del Delta del Po allevano pesci, orate pregiate che un tempo avevano, sul mercato, un valore notevole e che ora si fa fatica a vendere a 5 euro al chilo. Gli uomini del Delta del Po svolgono oggi, in due, il lavoro che un tempo svolgevano in dieci, in dodici. Tutti gli altri uomini del Delta del Po se ne sono andati alla ricerca di fortuna nelle città. Quelli che sono rimasti hanno eretto l’essere uomini del Delta del Po a filosofia di vita, a comportamento assoluto.

I dialoghi della solitudine, tra i due allevatori di pesci protagonisti del più recente lavoro di Elisabetta Sgarbi, si esauriscono in poche battute, sostenute da gesti domestici e di lavoro: tirare la sfoglia della pasta e preparare il caffè, cuocere il pesce alla graticola, governare la crescita dei pesci nelle vasche di allevamento, scrutare il cielo e le acque spesso infide del Delta.

Per soli uomini di Elisabetta Sgarbi sorprende e spiazza per la profondità assoluta della dimensione umana che racconta in una natura forse ostile, forse rassicurante in cui i suoi protagonisti si muovono con sapienza ancestrale. Gabriele, il capo, Claudio detto “Sgalambra” e Giorgio nominato “Bertinotti” rappresentano con orgoglio il loro essere uomini fuori dagli schemi, a contatto con se stessi, con le creature che allevano e con la natura che li avvolge e li determina. Il lento, a volte lentissimo scorrere del tempo restituisce alla perfezione la conquista, giorno dopo giorno, della coscienza di essere padroni di se stessi, della propria sorte, della propria vita. Una scelta ssoluta.

Le musiche “sacre” composte a commento da Franco Battiato illuminano su una possibile ritualità profana che sconfina, appunto, nel sacro. La fotografia di Andres Arce Maldonado e Elio Bisignani riempie di luce cieli spesso plumbei e piovosi.

Elisabetta Sgarbi, che da quelle terre viene, ce le restituisce in tutta la loro espressione più autentica, dove si coniugano senza retorica alcuna espressioni come coraggio, fatica, poesia in una del tutto originale rappresentazione del mestiere di vivere.

Signora terra, ai suoi comandi. Signora acqua, buona sera.

In programmazione al Cinema Mexico, che non sarà nella nostra zona ma che vale sempre il viaggio.


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