Youth-La giovinezza

Albergo di lusso sulle Alpi svizzere che ricorda, nell’antica magnificenza, lo scenario di Grand BudapestHotel del film di Wes Anderson anche se, in questo caso, l’albergo esiste davvero ed è lo Schatzalp Hotel di Davos.

Tra un massaggio e un’immersione in piscina, si consuma uno scampolo di vecchiaia di un anziano compositore/direttore d’orchestra (Michael Caine) e un coetaneo regista cinematografico (Harvey Keitel).

I due sono amici da lunga pezza, anzi sono addirittura consuoceri perché la figlia del musicista ha sposato il figlio del regista.

Nello splendido scenario di montagna, tra mucche al pascolo e nevi in scioglimento, i due vecchi ricordano il tempo che fu e si immalinconiscono nei confronti di un futuro che non sarà loro.

Nel coro che li circonda, si cimentano la figlia del musicista (Rachel Weisz) in momentanea crisi per via che è stata abbandonata dal marito e un attore (Paul Dano) alle prese con l’ingombrante personaggio storico che dovrà presto impersonare sullo schermo. Per non farsi mancare nulla c’è persino un finto Diego Armando Maradona, che reca sull’imponente schiena il tatuaggio della facciona di Karl Marx, ingrassato all’inverosimile ma ancora capace di palleggiare mirabilmente con una piccola pallina da tennis.

E poi ancora una corte di nani e ballerine, tra cui una spettacolare Miss Universo, florida esultanza della giovinezza, che intrattengono gli ospiti dell’albergo.

Cosa accade? Nulla, o quasi, di rilevante o di interessante. Il musicista si rifiuta di tornare a dirigere malgrado la richiesta della Regina Elisabetta, il regista incassa in malo modo il rifiuto di partecipare a quello che dovrebbe essere il suo ultimo film da parte di una anziana diva (Jane Fonda) che sembra insensibile all’amicizia e alla riconoscenza.

Le schermaglie pseudo filosofiche degli interpreti portano, si spera involontariamente, a un calderone di banalità e di luoghi comuni, in cui tutti si interrogano sull’essenza della vita e sull’ineluttabilità della definitiva dipartenza. Tra rievocazioni oniriche, monaci tibetani che levitano, orologi a cucù (siamo in Svizzera, vero Orson Welles?) che suonano e mucche che sbatacchiano le campanelle al collo si assiste, ancora una volta in Sorrentino, a un tripudio di eccessiva carne sulla griglia senza capire dove si voglia effettivamente andare a parare.

Estetizzante e manierista, il film non decolla mai, a tratti annoia, si compiace poi in un finale in cui le innumerevoli scritture del racconto si aggrovigliano e si annullano tra di loro, quasi senza lasciare traccia. Orribile, per citare solo una situazione, la visione che il regista interpretato da Keitel ha di tutte le attrici che hanno lavorato con lui, che appaiono sullo stesso grande prato verde dove poco prima il musicista aveva diretto il concerto delle mucche.

Fotografa da par suo Luca Bigazzi e si esibisce un cast straordinario che avrebbe meritato, a nostro modesto parere, un film migliore.

Youth-La giovinezza

di Paolo Sorrentino

con Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano, Jane Fonda

Ita-Fra-Svi-GB 2015 118 minuti

In programmazione al cinema Plinius e all’Arcobaleno Film Center