L'8 marzo e dintorni
Donne che lavorano. Un film e un convegno hanno raccontato i percorsi umani e le fatiche dell’imprenditoria al femminile rilanciando il tema di una potenzialità oggi sotto-utilizzata che potrebbe trovare forme di espressione anche nel prossimo Expo.
(Maria Antonietta Pellegrini)14/03/2012
Non solo parlare di uguaglianza e diritti!
Quest'anno era inevitabile che anche nelle iniziative per l'8 marzo si dedicasse spazio al tema delle donne che lavorano e che si sono affermate in una professione, siano o meno imprenditrici.
Un documentario e un convegno hanno fatto il punto evidenziando le peculiarità dell'imprenditoria femminile.
Il film documentario
“Per la mia strada” con la regia di Emanuela Giordano-proiettato il 29 febbraio allo spazio Oberdan – propone interviste a 8 donne insignite di onorificenze dal Presidente della Repubblica proprio in occasione di precedenti 8 marzo.
Alcune di queste donne sono vere pioniere, figure simboliche di successi ottenuti anche in ambiti
“maschili” : la fotografa, la docente universitaria, l'astronauta, la fisica, l'alpinista, la direttrice d'orchestra, l'ingegnere, la prima ballerina.
Ognuna racconta il percorso che l'ha condotta al grande traguardo, affrontando difficoltà, cercando di conciliare attività professionale e famiglia, ma scontando anche sconfitte affettive e rinunce, lavorando il doppio rispetto a un uomo.
Un convegno
“La fatica e il piacere di fare impresa: donne italiane e straniere raccontano”. a cura dell'Ass. Fiorella Ghilardotti, il 12 marzo al Palazzo delle Stelline, ha esaminato invece le fatiche dell'imprenditoria femminile, gli strumenti legislativi e i programmi ad hoc: europei, regionali e comunali che organizzano corsi di “start up” e sponsorizzano chi intraprende un'attività.
Diversi problemi limitano però la sopravvivenza dell' imprenditoria femminile : le piccole dimensioni, la difficoltà d'accesso al credito, il carente supporto a districarsi nella selva burocratica nella fase successiva
all'ideazione dell'impresa, la difficoltà di reperire informazioni, la conciliazione tra casa e famiglia. Con tutto ciò oggi si contano 1,5 milioni di imprese femminili che valgono circa 3 milioni di opportunità di lavoro.
Dai racconti diretti di 7 donne sono emerse le diverse qualità dell'impresa al femminile: per le donne il fare attività è il piacere di fare sviluppo sostenibile, è il piacere di contribuire a cooperare con progetti di altre vite e non solo massimizzare il profitto, le donne restituiscono sempre i prestiti ricevuti e reinvestono i guadagni, vogliono comunque conciliare vita/famiglia e lavoro, sono attente a chi dipende economicamente da loro e cercano di non licenziare, investono emotivamente con passione e competenza e cercano di entrare in sintonia con i clienti.
Fare impresa al femminile è quindi potenzialità di lavoro oggi sotto-utilizzato, la possibilità di inventarsi un futuro, occorre però costruire una rete per informare istantaneamente su norme e bandi, approfittare dell'Expo e chiedere che sia prevista in esso una modalità al femminile, chiedere distretti commerciali, creare progetti e associazioni al femminile.
Quest'anno era inevitabile che anche nelle iniziative per l'8 marzo si dedicasse spazio al tema delle donne che lavorano e che si sono affermate in una professione, siano o meno imprenditrici.
Un documentario e un convegno hanno fatto il punto evidenziando le peculiarità dell'imprenditoria femminile.
Il film documentario
“Per la mia strada” con la regia di Emanuela Giordano-proiettato il 29 febbraio allo spazio Oberdan – propone interviste a 8 donne insignite di onorificenze dal Presidente della Repubblica proprio in occasione di precedenti 8 marzo.
Alcune di queste donne sono vere pioniere, figure simboliche di successi ottenuti anche in ambiti
“maschili” : la fotografa, la docente universitaria, l'astronauta, la fisica, l'alpinista, la direttrice d'orchestra, l'ingegnere, la prima ballerina.
Ognuna racconta il percorso che l'ha condotta al grande traguardo, affrontando difficoltà, cercando di conciliare attività professionale e famiglia, ma scontando anche sconfitte affettive e rinunce, lavorando il doppio rispetto a un uomo.
Un convegno
“La fatica e il piacere di fare impresa: donne italiane e straniere raccontano”. a cura dell'Ass. Fiorella Ghilardotti, il 12 marzo al Palazzo delle Stelline, ha esaminato invece le fatiche dell'imprenditoria femminile, gli strumenti legislativi e i programmi ad hoc: europei, regionali e comunali che organizzano corsi di “start up” e sponsorizzano chi intraprende un'attività.
Diversi problemi limitano però la sopravvivenza dell' imprenditoria femminile : le piccole dimensioni, la difficoltà d'accesso al credito, il carente supporto a districarsi nella selva burocratica nella fase successiva
all'ideazione dell'impresa, la difficoltà di reperire informazioni, la conciliazione tra casa e famiglia. Con tutto ciò oggi si contano 1,5 milioni di imprese femminili che valgono circa 3 milioni di opportunità di lavoro.
Dai racconti diretti di 7 donne sono emerse le diverse qualità dell'impresa al femminile: per le donne il fare attività è il piacere di fare sviluppo sostenibile, è il piacere di contribuire a cooperare con progetti di altre vite e non solo massimizzare il profitto, le donne restituiscono sempre i prestiti ricevuti e reinvestono i guadagni, vogliono comunque conciliare vita/famiglia e lavoro, sono attente a chi dipende economicamente da loro e cercano di non licenziare, investono emotivamente con passione e competenza e cercano di entrare in sintonia con i clienti.
Fare impresa al femminile è quindi potenzialità di lavoro oggi sotto-utilizzato, la possibilità di inventarsi un futuro, occorre però costruire una rete per informare istantaneamente su norme e bandi, approfittare dell'Expo e chiedere che sia prevista in esso una modalità al femminile, chiedere distretti commerciali, creare progetti e associazioni al femminile.
Tags: