Artediparte testimonianze. Una buona scuola in prospettiva di genere

Il Soroptimist International è un'associazione femminile composta da donne con elevata qualificazione nell'ambito lavorativo che opera, attraverso progetti, per la promozione dei diritti umani, l'avanzamento della condizione femminile e l'accettazione delle diversità... ()
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Giunto al termine del primo anno un corso di formazione per docenti promosso dall’Associazione Soroptimist. Non una materia in più, ma un rinnovamento delle materie curricolari in un’ottica di genere. Per saperne di più, incontriamo una delle coordinatrici del corso, la preside e soroptimista Dina Nani.

Una revisione dei ruoli tradizionali femminili deve iniziare dalla Scuola. A chi volesse conoscere quale sia la condizione delle donne italiane contemporanee, converrebbe iniziare proprio da lì, da quello che è un vero e proprio regno delle donne. Le insegnanti rappresentano, infatti, l’82% del corpo docente, dato che media fra il numero di donne nella Primaria - uno strabiliante 99% - e quello delle Superiori (56%).

In occasione di uno degli incontri di formazione per le/ i docenti, tenutosi a Milano il 23 aprile presso L’I.T.C.S. Schiaparelli di Via Settembrini, siamo venute a conoscenza di una ricerca svolta dalla dottoressa Irene Biemmi, presso l’università di Firenze, sui libri di testo usati nelle nostre scuole primarie. Su un campione di 350 libri di testo per le classi quarte, scelti fra prodotti recenti di editrici dall’orientamento eterogeneo. I risultati della ricerca mostrano - fra altre sinceramente stupefacenti cose - che:

a) le protagoniste femminili delle storie raccontate sono in numero inferiore rispetto ai protagonisti maschili; b) gli spazi e gli ambienti che le vedono protagoniste sono per lo più chiusi oppure aperti ma circoscritti come parchi e giardini, mentre i protagonisti si muovono nelle più diverse ambientazioni e spesso in spazi illimitati e avventurosi; c) le professioni maschili rappresentate nei racconti sono ampiamente differenziate, quelle femminili, molto meno variegate, possono essere così descritte: maestra, strega, maga, fata, casalinga, estetista e parrucchiera….

Già. Avete letto bene. Parliamo quindi di stereotipi e di come e quanto possano influenzare le bambine - e allo stesso modo i bambini - proprio nel momento più delicato dell’esistenza, in cui si forma il primo nucleo dell’identità e delle inclinazioni personali. E di come la scuola possa contrastarne o, purtroppo, assecondarne gli effetti.

Un’altra relatrice, la docente Tomarchio di Lodi, ci ha informato sul PO.LI.TE, acronimo di pari opportunità nei libri di testo, progetto europeo promosso nel triennio 1998 - 2001, sull’onda del rinnovamento, sollecitato dalla Conferenza di Pechino del 1995, mirante a un significativo aumento della rappresentazione femminile nella vita pubblica. Il progetto, che aveva coinvolto molte scuole, è sfociato in una serie di raccomandazioni, riunite in un codice di regolamentazione proposto alle case editrici, è rimasto lettera morta.

Stante la qualità degli interventi e lo scottante rilievo del tema, siamo state molto colpite nell’apprendere che, accanto al MIUR, l’importante iniziativa di un corso di formazione per docenti come questo sia stato proposto al MIUR da una associazione privata di servizio, di nome Soroptimist. E abbiamo posto alcune domande alla Preside Dina Nani, coordinatrice del progetto e rappresentante di Soroptimist.

Preside Nani, ci parli di lei…

Sono nata e risiedo a Brindisi dove dirigo un Istituto Comprensivo dopo diversi lustri di insegnamento di materie letterarie, “mestiere” a cui sono arrivata per caso – non avevo mai pensato di insegnare, anzi ad essere sincera, di lavorare – ma mi è piaciuto e l’ho fatto con passione, come tutte le mie cose. Poi è arrivato, dopo anni di attesa, il bando del concorso per la dirigenza e non ho esitato un attimo a parteciparvi e ho voluto fortemente superarlo; mi autodefinisco “docente per caso, dirigente per scelta”. Mi piace ricordare che il mio primo anno di dirigente scolastica l’ho vissuto proprio a Milano dove mi sono trovata molto bene e non mi sarebbe dispiaciuto restarci (amo le metropoli con la loro garanzia di anonimato, mi stanno stretti i panni della città di provincia sempre sotto i riflettori) ma il richiamo della famiglia con il suo carico morale e materiale ha avuto il sopravvento. Da 30 anni nel Soroptimist, associazione di servizio femminile, impegnata a 360° nella battaglia per le pari opportunità di genere, consigliera di parità provinciale, componente del Comitato nazionale di parità del Ministero del lavoro; di me mio padre, uomo di inizi ‘900, diceva “doveva nascere maschio” , era solo la mia ricerca di parità.

L'iniziativa milanese presso l'I.T.C.S Schiaparelli, in Zona 3 a Milano - tappa di un percorso di formazione per insegnanti sostenuto dal MIUR che interessa tutta l'Italia - è iniziativa delle donne professioniste riunite nell’associazione Soroptmisti. Cosa vuol dire questo nome e quali sono gli intenti dell'associazione?

L’etimologia della parola Soroptimist ha una decodifica duplice: dal latino soror optima o soror ad optimum; personalmente preferisco la seconda, in spirito di umiltà. Mission: le Soroptimiste promuovono azioni e creano le opportunità per trasformare la vita delle donne attraverso la rete globale delle socie e la cooperazione internazionale.Il Soroptimist International sostiene: i Diritti Umani per tutti, la pace nel mondo e il buonvolere internazionale, il potenziale delle donne, la trasparenza e il sistema democratico delle decisioni, il volontariato, l'accettazione delle diversità e l'amicizia. Non a caso parliamo di un corso di educazione al rispetto delle differenze.


Per quali motivazioni Soroptimist si è fatta promotrice e anche finanziatrice di un corso così ampio e ambizioso che coinvolgerà, pensiamo, parecchie centinaia di docenti italiane /i?


Il programma del biennio 2013-15 verte, per scelta della Presidente nazionale Anna Maria Isastia, sulla diffusione della cultura di genere; e come si può realizzare un cambiamento culturale se non partendo dalla scuola e fin dalla prima età? Per questo si è pensato ad un corso di formazione della classe docente che potesse fare da cinghia di trasmissione sui ragazzi modificandone modi di pensare e comportamenti. Il corso, in parte in presenza, ma soprattutto a distanza su piattaforma on line, interessa tutto il territorio nazionale, i/le docenti sono stati/e quattro per ogni provincia, uno/a per ogni ordine e grado di scuola: in totale circa 500 unità. Quanto al finanziamento il Soroptimist si è fatto carico del costo della piattaforma e delle/i relatrici/ori, in totale 40, il MIUR ha messo a disposizione le sedi dei 20 incontri regionali, scuole o uffici scolastici e il personale di questi uffici decentrati per l’organizzazione logistica, oltre alle referenti del Ministero per la comunicazione; si è creata un’ottima sinergia.


Quali le finalità del corso?

Promuovere una cultura di rispetto della diversità capace di valorizzare le differenze tra il maschile e il femminile e sviluppare la capacità di rapportarsi con l’altro/a; coinvolgere il personale della scuola nel processo di revisione dei ruoli tradizionali, a volte coercitivi delle aspirazioni individuali e soggettive.

Quali sono state le difficoltà per lanciare questo progetto e quali le sembrano, se è possibile fare in questo momento un primo bilancio, i risultati dell'iniziativa?

Veramente non abbiamo incontrato difficoltà nel lancio del progetto che ha raccolto i favori degli interlocutori del MIUR fin dal primo incontro tant’è che abbiamo siglato un protocollo d’intesa, qualche difficoltà c’è stata nel corso della realizzazione ma materiale, la tempistica, l’organizzazione degli incontri, la comunicazione. Un primo bilancio, ormai alla fine della prima annualità del progetto, è più che soddisfacente, al di là delle stesse aspettative, la scuola ha risposto positivamente mostrandosi interessata al tema proposto.

Perché proporre in un percorso di approfondimento pedagogico un'ottica di genere?

Perché la prospettiva di genere è assente nella scuola come dimostra la presentazione di proposte di legge in Parlamento per l’introduzione dell’educazione al genere nelle scuole e nelle università. Il dilagare della violenza alle donne ha fatto comprendere quanto questo fenomeno sia correlato alla presenza di pregiudizi e stereotipi sessisti nella nostra cultura che occorre sradicare con un’azione di prevenzione, a partire da un’agenzia educativa fondamentale qual è la scuola.

In una scuola quasi totalmente femminilizzata perché, secondo la sua opinione, si rende necessario stimolare la riflessione delle /dei docenti sul tema delle pari opportunità fra uomini e donne?

La femminilizzazione è proprio il limite del sistema scolastico del nostro Paese dove l’insegnamento è identificato come un lavoro di cura, e quindi femminile; l’assenza di docenti maschi in specie nella scuola dell’infanzia e primaria ha creato un’asimmetria pedagogica che ha influito sul processo di costruzione identitaria; di questo limite devono rendersi conto in primo luogo le insegnanti che spesso trasmettono, inconsapevolmente, la loro visione, non neutra, della relazione intergenere.

Quali pensa siano le sfide e le urgenze del sistema scolastico italiano rispetto alla rimozione, citando l’art. 3 della Costituzione, dei principali ostacoli alla parità fra uomo e donna?

La scuola riflette la società e la nostra non brilla certo nel contesto europeo nella rimozione di tali ostacoli per cui la prima sfida è proprio far prendere coscienza dell’urgenza di una democrazia paritaria; nel concreto introdurre la prospettiva di genere nelle discipline – e non creare una disciplina a se stante – ma prioritariamente formare il corpo docente con tali competenze. Consideriamo però che i frutti di questo lavoro si vedranno negli anni futuri nelle nuove generazioni.

In base alla sua esperienza professionali e relative all'associazione, quali sono le azioni positive relative all'empowerment femminile che la Scuola dovrebbe intraprendere o potenziare?

Questo tema è stato affrontato in un apposito modulo del corso “Saperi ed esclusioni d’ambo i sessi” dove si analizza il fenomeno dell’autoesclusione delle ragazze dalla scelta di percorsi visti ancora come appannaggio maschile. Pensiamo a certi istituti professionali che pur avendo perso la denominazione femminile (o maschile), di fatto continuano ad avere un’utenza di genere: ci sono esempi di scuole virtuose dove si lavora sull’autostima, sull’assertività, sulla capacità delle ragazze di affermare se stesse nelle relazioni con gli uomini e in tutte le relazioni sociali quotidiane. Servirebbero dei corsi specifici alla leadership ma la scuola pubblica non ha le risorse economiche necessarie, quel che si fa in più è frutto di volontariato interno o esterno. Il Soroptimist da diversi anni offre alle ragazze, laureate, scelte una per ogni club (circa 150) un corso di formazione alla leadership al femminile tenuto presso l’Università Bocconi.

Quali altri progetti sta sostenendo in questo momento l'associazione Soroptimist? Come possiamo seguirvi e sostenervi?

Il progetto Codice rosa ideato dalla soroptimista Vittoria Doretti e fatto proprio dal Ministero della salute che mira al coinvolgimento di personale sanitario, forze dell’ordine e magistratura per accogliere e farsi carico di donne vittime di violenza fin dal loro arrivo al pronto soccorso. Per questo e i tanti altri progetti potete seguirci attraverso il sito www.soroptimist.it e dare visibilità alle nostre iniziative.

Ringraziamo la preside Dina Nani per l’iniziativa, per gli spunti di riflessione, davvero interessanti, e per le molte idee e proposte che emergono dalla lettura del sito, che ci ha segnalato, cui rimandiamo molto volentieri le lettrici e i lettori.

Loredana Metta


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