A teatro e al cinema…a piedi: Mia madre

Un film estremamente misurato sul tema degli affetti e della morte. Senza sguaiatezze sdolcinate e senza compiacimenti. Un film intelligente per il piacere di andare al cinema, finalmente. ()
miamadre

Mia madre è un film importante. Intenso. Costruito con sapienza e partecipazione intorno al tema della perdita e della sua difficile elaborazione. Lucido e onirico, sincero, acuto e toccante.

Ancora una volta in Moretti l’espediente narrativo è il cinema nel cinema, con i vezzi e i compiacimenti dell’autore, senza però indulgere più di tanto, senza alcun esasperato autocompiacimento, insomma.

Margherita (Margherita Buy) è una regista, fragile e insicura come solo la Buy sa perfettamente rendere, che sta girando un film sulle attuali a problematiche del lavoro (una fabbrica occupata dagli operai contro la ristrutturazione prevista dal nuovo padrone) e Giovanni (Nanni Moretti) è il fratello, un ingegnere in aspettativa, in crisi esistenziale. Entrambi si alternano al capezzale della madre (Giulia Lazzarini) ricoverata in ospedale per accertamenti nel decorso di una malattia che non promette nulla di buono.

Il film ruota intorno alle loro complicità, alla loro intimità, alle insicurezze e agli affetti che la malattia rende sempre più espliciti. Nel ruolo della madre, una ex insegnante di latino che gli ex alunni ricordano materna e comprensiva, Giulia Lazzarini restituisce una delle interpretazioni più forti del dolore interno/esterno, in una pacata accettazione e rassegnazione per la morte che sta per manifestarsi.

Il vero tema del film è proprio la morte con tutte le sue implicazioni fisiche e psicologiche, senza però inutili struggimenti o malinconie. Con estremo pudore, anzi. Intorno a questi personaggi e alle loro vicende dello spirito, la quotidiana fatica di fare un film governando donne, uomini e macchine con la complicazione di un protagonista (John Turturro) bizzoso e ingovernabile, come ogni star hollywoodiana che si rispetti. Qui si aprono anche siparietti godibili come il ballo scatenato in occasione del compleanno del bizzarro e bizzoso attore interpretato da Turturro.

Sullo sfondo una Roma una volta tanto impersonale che potrebbe essere una qualsiasi altra città.

I sentimenti affiorano lievi in un montaggio a volte un po’ troppo sincopato e drastico a sottolineare, però, qualche memorabile scena come quella della fila al cinema Capranichetta o la ripresa di un viaggio “cinematografico” in automobile.

Bravissima Margherita Buy a restituire una donna piena di dubbi e insicurezze, ottima Giulia Lazzarini che è, probabilmente, la più grande attrice italiana vivente, misurato persino Nanni Moretti che ha rinunciato, e ciò gli rende merito, al ruolo di protagonista per ritagliarsi una marginalità non banale. Improbabile forse John Turturro a cui però la simpatia non manca.

Da vedere senza sé e senza ma, come suona un brutto vezzo linguistico che va di moda ora.

Per adulti accompagnati.

In programmazione all’Arcobaleno Film Center a cui va un particolare elogio per l’interessante programmazione e per gli orari diversificati.

(Massimo Cecconi)



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