Oltre 10.200 voci a difesa delle donne maltrattate


La Lombardia è l’unica regione italiana a non avere ancora una legge che contrasti la violenza sulle donne. Questa lacuna legislativa deve essere colmata al più presto. Ecco perché i Centri Antiviolenza lombardi chiedono a gran voce che il Consiglio Regionale non dilati ulteriormente i tempi della discussione sulla loro proposta di legge che, oltre a essere uno strumento decisivo per la sicurezza delle donne, difende le attività e la sopravvivenza dei Centri stessi, operativi da 20 anni. A dispetto di tutto.
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violenza presidio 3
Sabato 10 marzo, Milano, pomeriggio di sole. In piazza Scala va in scena un racconto: quello di donne violate, che hanno però avuto la forza di sottrarsi a un destino che sembrava segnato. Leggiamo le loro storie - poche righe, scritte sui grandi cuori rossi che colorano sagome bianche di cartone - che parlano di dolori e fatiche, ma anche di riscatto e di un percorso di salvezza fisica e morale, reso possibile dalle molte associazioni che lavorano a sostegno delle donne maltrattate.

Organizzato dalla Rete dei Centri antiviolenza, il presidio di sabato aveva dunque un doppio obiettivo: dire basta al femminicidio e portare all’attenzione dei cittadini milanesi il fatto che sia tuttora all'esame della III Commissione del Consiglio Regionale Lombardo la proposta di legge regionale di iniziativa popolare “Interventi di prevenzione, contrasto e sostegno a favore delle donne che subiscono violenza. Promozione dei centri antiviolenza”.

La proposta di iniziativa popolare
Presentata nel 2010, la proposta è stata sottoscritta e sostenuta da 10.287 cittadini lombardi e i Centri ritengono che l'approvazione di una legge che tuteli e sostenga le donne vittime di violenza non sia più rinviabile. Pertanto ne sollecitano una rapida approvazione, che tenga conto e non snaturi i punti fondamentali del progetto di iniziativa popolare. Sottolineano come aspetti qualificanti della proposta di legge popolare le disposizioni che valorizzano l'esperienza dei Centri, maturata in oltre vent'anni di presenza sul territorio. Ritengono pertanto irrinunciabili i seguenti articoli della loro proposta di legge:
art. 3 Formazione degli operatori
art. 4 Rete dei Centri antiviolenza
art. 5 Organizzazione e gestione dei centri antiviolenza;
art. 6 Attività dei Centri antiviolenza

Chiedono infine che, oltre al riconoscimento dei Centri e della insostituibile attività svolta sul territorio dalla Rete a fianco delle donne che hanno subito violenza, segua un sostegno economico senza il quale potrebbe essere messa in discussione la loro stessa esistenza. 

Elemento qualificante è comunque la promozione della cultura della non violenza e la realizzazione di iniziative di prevenzione della violenza con appositi progetti in ambito educativo scolastico.  

L'iter della proposta di legge in regione Lombardia
La proposta di legge di iniziativa popolare contro la violenza è stata portata al Pirellone dalla Rete dei Centri Antiviolenza (che riunisce sedici realtà lombarde) e che già nel 2010 ha raccolto e depositato in Regione oltre 10.200 firme a favore. Successivamente sono stati presentati altri tre progetti di legge distinti da parte di alcuni consiglieri regionali (PD, PDL, SEL). Ricordiamo che il testo di iniziativa popolare non può per sua natura essere modificato, onde evitarne lo snaturamento, mentre gli altri sono in fase di disamina comparativa per verificarne la conciliabilità in un unico testo di legge. Alleghiamo il pdf con il testo comparato delle proposte

Scarica il pdf con il testo comparato delle proposte

Come e quanto ci si difende dalla violenza, in Lombardia
Sebbene i dati ufficiali indichino che gli omicidi commessi in Italia nel 2011 siano in generale diminuiti, i casi di violenza contro le donne, che hanno avuto come epilogo la morte, in proporzione non si sono ridotti. Si tratta di fenomeno silenzioso e terribile, di ampie proporzioni, che non può essere combattuto unicamente con l’impegno e la prevenzione, ma che ha bisogno di un sostegno economico e sociale adeguato.

Alcuni dati sintetici relativi all’attività della Rete dei Centri Antiviolenza della Lombardia per l’anno 2011 sono emblematici della situazione difficile in cui versano i centri.
Le donne accolte dai 17 centri della rete regionale sono state 2782, di cui 1886 italiane e 763 migranti. Le donne ospitate nelle case rifugio sono state 33. 3039 sono stati i figli coinvolti, di cui 1870 minori (che possono essere coinvolti perché assistono alla violenza contro la madre; per quanto riguarda i figli maggiorenni è importante definire se sono di appoggio alla madre o meno, e che tipo di violenza hanno subito nel presente e nel passato).
I dati raccolti mettono in evidenza l’alto numero di richieste di ospitalità. I centri antiviolenza che hanno alloggi protetti sono Milano, Pavia, Merate e Como con 37 posti letto complessivi.

Molti altri centri avrebbero desiderio e competenze per aprire case rifugio a indirizzo segreto per donne ad alto rischio, ma le ristrettezze economiche e i tagli al welfare hanno bloccato questi progetti.
Emerge anche dai dati che la maggioranza delle donne accolte sono italiane, mentre le donne ospitate sono in prevalenza straniere.

 


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