A teatro e al cinema…a piedi: American Sniper

Nell’inferno della guerra in Iraq, un cecchino colleziona 160 bersagli umani abbattuti. Un record che lascia l’amaro in bocca. Un Eastwood in tono minore. ()
AmericanSniper

Un film di guerra. Nulla di più e nulla di meno. Ispirato a una storia vera e al romanzo che il vero “sniper” Chris Kyle scrisse per ricordare le sue imprese, racconta le pulsioni aggressive di un ragazzone americano che, sin da bambino, con la complicità del padre, impara a sparare in modo micidiale e che, da grande, si arruola nei Navy Seals per andare a “difendere” il suo paese in Iraq. Il film, con il muscoloso Bradley Cooper nella parte del protagonista, racconta le pulsioni, le debolezze e le contraddizioni dell’uomo, ma soprattutto descrive le sue mirabolanti azioni di guerra che, nel corso di quattro turni di presenza al fronte, gli permettono di vantarsi di aver ucciso 160 nemici, uomini, donne e bambini compresi.

Appostato sui tetti di Nassiriya, Falluja o Sadr City, il cecchino uccide con il suo super fucile di precisione tutte le persone sospette, per coprire le azioni militari dei suoi compagni d’arme.

Negli intervalli del servizio, litiga con la moglie, manifesta un rapporto ambiguo con i figli, e aspetta di tornare sugli scenari di guerra che ormai gli sono entrati nel sangue e nel cervello.

Texano tutto di un pezzo, allevato secondo lo schema classico “dio, patria, famiglia”, dedica tutto se stesso a costruirsi un enorme alibi per la sua patologica passione per le armi e per l’esercizio della morte.

Congedato, entra in crisi profonda dalla quale sembra uscire dedicandosi al recupero morale dei reduci che, come lui, sono stati segnati per sempre da ciò che hanno visto e hanno fatto in Iraq. Non finisce bene.

Clint Eastwood, classe 1930, dichiaratamente repubblicano e anti Obama, mostra i muscoli senza nasconderci e nascondersi qualche amarezza e qualche perplessità. Il racconto del suo film però è troppo compiaciuto, è troppo dalla parte dei “buoni”, come accadeva un tempo tra indiani e cowboy, in certo cinema USA, o come descriveva John Wayne in Berretti verdi.

In verità, lo stesso Eastwood aveva affrontato i temi della guerra in due film paralleli ben più complessi e “politicamente corretti”. Sia Flags of Our Fathersche Lettere da Iwo Jima avevano e hanno ben altro spessore.

In tema di film di guerra, per restare nell’immaginario di oltre oceano, tornano anche alla memoria, per la loro profondità, La sottile linea rossa di Terrence Malick, Full Metall Jacket di Stanley Kubrick, Apocalypse Now di Francis Ford Coppola e Il cacciatore di Michael Cimino dove, ricorderete, anche Robert De Niro va a caccia di cervi ma con tutt’altro spirito e animo.

Resta da definire, infine, in quale categoria rientri il protagonista del film. E’ una pecora, un lupo o un cane da pastore? Verrebbe da dire che, contrariamente agli insegnamenti paterni, sia più lupo che cane.

In sala molti giovani e giovanissimi e anche questo è un segnale da interpretare anche se si teme che ad attirare il pubblico sia la guerra come spettacolo. Brutti tempi.



American Sniper
di Clint Eastwood
con Bradley Cooper e Sienna Miller
USA 2015, 134 minuti

In programmazione al cinema Plinius e all’Arcobaleno Film Center

(Massimo Cecconi)



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