Arte di Parte: Le Beatrici

Auguri di fine anno. Per le donne ci sono spettacoli e spettacoli… ()
Le Beatrici

Vagare in pantofole davanti alla Tv nel giorno di Natale… che errore! Capita di vedere film spaventosi! Il plot: un’artista di successo deve emendarsi dalla colpa di aver trascurato gli affetti familiari per seguire la propria passione, rinsavisce in occasione del matrimonio della figlia - tanto migliore di lei - che au contraireha capito subito che soltanto il Matrimonio (maiuscola of course) conta nella vita di una donna, e torna dal suo ex marito. Parliamo diLovestruck. The Musical, con tante coverdi canzoni famose, danze e abiti sfolgoranti. Ma il vero shock è apprendere che non si tratta di un residuato dei favolosi anni Cinquanta, ma di un film diretto da una preminente regista marocchina, uscito soltanto nel 2013! Speriamo che le ragazze di oggi non si facciano irretire da simili trappole: non è necessario scegliere fra vita e lavoro, fra arte e amore. E l’equilibrio fra vita lavorativa e affetti riguarda tutti, uomini e donne. Per non parlare della gioia e della responsabilità di prendersi cura dei propri figli, che non è affatto un’esclusiva femminile.

Che sollievo, dunque ripensare allo spettacolo Le Beatrici, in questi giorni al Litta. Tratto da un testo di Stefano Benni, per la regia di Stefano Benni e del Collettivo Beatrici, rappresentato dalle attrici Valentina Chico, Elisa Benedetta Marinoni, Beatrice Pedata, Gisella Szaniszló, Valentina Virando, è una produzione del Teatro Litta con Bottega Rosenguild. Spettacolo… divertente è dir poco, rinfrescante, adorabile e ironico. Pieno di vita, di umanità di… esprit de féminité, per citare un vecchio commercialde Les Copains. Le Beatrici ci sono piaciute perché sono belle, brave e fanno ridere di cuore. Umane, calde, vivaci e vitali. Tutto il contrario di certe principesse irraggiungibili e musone che ci minacciano dalle solite fotografie di moda. Lo spettacolo è accompagnato da un divertente hashtagsu Twitter #tuchebeatriceseia cui non abbiamo potuto esimerci dal partecipare. Da qualche tempo, infatti, siamo anche su twitter come Lacittàdelledonne e potete seguire le nostre pillole quotidiane di musica, poesia e arte. Di parte, ovvio.

A proposito di Twitter, i vescovi italiani hanno chiesto alle donne di filmare un breve racconto della propria vita sotto forma di video o fotografia e postarlo con l’hashtag #lifeofwomen. Entro il 4 gennaio, se v’interessa. Noi lo seguiremo con attenzione, naturalmente. Ma pensiamo sia meglio ricordare, a tutte e a tutti, che donna non è solo vita quotidiana. Donna non è solo madre, terra, materia…

(A proposito di maternità, al MAG, Museo di Trento, c’èVita nascente. Da Giovanni Segantini a Vanessa Beecroft. Immagini della maternità nelle collezioni del Mart, se volete farci un salto…)

Dicevamo la donna è anche spirito e pensiero. Ci sono filosofe come Adriana Cavarero o Angela Tutino o direttore d’orchestra come Zhang Xian, direttora della nostra Verdi e Tania Miller, direttora musicale della Sinfonica di Victoria, Canada. Non sono mostri sacri come Karajan o Toscanini, certo, ma di fronte a certe prese di posizione sprezzanti e discriminatorie, giova ricordare che in qualsiasi campo le donne siano state lasciate libere d’intraprendere carriere tradizionalmente maschili – e liberequi significa anche non sottoposte a pressioni ideologiche ricattatorie come quelle esemplificate dal film qui sopra - hanno raggiunto risultati spesso migliori di quelli degli uomini.

Se pensate che sia revanscismo vetero-femminista, vi raccomando di ascoltare con attenzione le domande di Anton Giulio Onofri a Diana Bracco nell’intervista reperibile sul sito della sua Fondazione per una trasmissione di Classica HD (vi metto in calce il link).

Tornando alle Beatrici, ci sono sembrate un’incarnazione dell’inaddomesticato di cui parla spesso la su citata filosofa Angela Tutino, soprattutto nell’ultima parte del testo, quello dedicato alla Licantropa, rappresentazione risplendente dell’irriducibilità dell’essere femminile. Dell’essere Altro. Richiamo alla singolarità e alla dimensione solitaria della donna. Citando un articolo di Tristana Dini sul Giornale critico di storia delle idee:

Per essere solitarie occorre guardare a sé come a un bene superiore che non può essere barattato con nulla (…) rinviare ad un “essere fuori” che non contraddice semplicemente le regole, ma punta ad altro, ha una traiettoria diversa.

Ci congediamo, facendovi i nostri migliori auguri di buon anno. E in caso aveste qualche ultima strenna da acquistare, vi consigliamo, della storica dell’arte Martina Corgnati, la biografia di un’artista surrealista molto trascurata dalla storiografia ufficiale, soprattutto italiana: Meret Oppenheim, Afferrare la vita per la coda(Johan & Levi editore) recentemente presentato alla Libreria delle donne dall’Associazione Apriti cielo! E per le amiche più curiose L’animale donna. La complessità della forma femminiledi Desmond Morris (Edizioni Mondadori). Uno sguardo al femminile dal punto di vista della zoologia. E per carità, a Capodanno, niente pantofole… uscite, usciamo! Buon anno a tutte.

Loredana Metta

Lartediparte[@]gmail.com

L’intervista citata nel testo:

http://www.fondazionebracco.com/it/news-ed-eventi/news/556-diana-bracco-intervistata-ne-la-classica-domanda-2


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