Arte di Parte: alla Verdi un concerto davvero straordinario

In occasione della giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne, la Delegata del Sindaco alle Pari Opportunità Francesca Zajczyk promuove una conferenza e un concerto legati alla mostra Le dame dei Pollaiolo.
Fra le artiste presenti, Elina Chauvet e la compositrice Silvia Colasanti.
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Non solo donne accovacciate e sconfitte, con il volto nascosto e le calze rotte ed altri spiacevoli segni di prevaricazione violenta, ma tributo e valorizzazione del talento delle donne: il concerto che si è tenuto lunedì 24 novembre 2014 all’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo in Largo Mahler è in questo senso un importante esempio, ed è stato straordinario per molte ragioni.

Anna Maria Morazzoni, Francesca Zajczyk e Annalisa Zanni lo hanno brillantemente introdotto con relazioni ricche di contenuti e spunti, da cui abbiamo appreso cose nuove e interessanti.
L'ospite, Elina Chauvet, aiutata nella traduzione del suo melodioso spagnolo dalla curatrice Francesca Guerisoli, ha connotato la motivazione della giornata.

Il programma musicale prevedeva l’esecuzione di tre compositrici meritevoli, relativamente più conosciute, ma tuttora poco eseguite: Fanny Mendelssohn, Clara Wieck  e Ethel Mary Smith, con il suo quintetto in Mi dalle affascinanti atmosfere americane. E come già espresso da queste colonne la musica delle compositrici storiche e contemporanee è fortemente trascurata nella nostra città anche da rassegne e stagioni di ambizione innovatrice. Gli strumentisti dell’Orchestra Verdi si sono alternati in diverse formazioni cameristiche, con un risultato vario, avvincente, e più stimolante che nelle più consuete forme esecutive cameristiche o sinfoniche. Notevole l’apporto della giovane pianista Carlotta Lusa, collaboratrice dell’orchestra, appassionata e convinta sostenitrice delle proposte cameristiche della Verdi (vedi link in calce).
Il pubblico milanese ha avuto poi una preziosa occasione per conoscere la compositrice contemporanea Silvia Colasanti, presente in sala, che merita, nel panorama della composizione contemporanea, la più grande attenzione e ha suscitato un’emozione palpabile nel pubblico in sala, purtroppo non molto numeroso.
Abbiamo ascoltato il suo primo quartetto d’archi La Rosa que no canto, interessante lavoro con riferimento testuale a Borges e una composizione ispirata all’Ophelia di Shakespeare, in cui - come ci dice la stessa Colasanti  - la mimesis del grido, con la sua violenza gestuale, si alterna con “stralci di canto” che prevalgono nel finale, mettendo in scena l’irrapresentato del teatro shakespeariano, cioè la morte di Ophelia, la donna folle e innamorata. L’opera, To Muddy Death. Ophelia, nella sua versione originale prevede, oltre agli strumenti, suoni di acqua e campane.

La compositrice - una donna comunicativa e dolce, ma anche forte e determinata come ben esprime il contrasto fra il dinamismo propulsivo degli elementi ritmici e l’espressività lirica che è ben emerso dall’esecuzione - ci ha gentilmente concesso una rapida intervista telefonica.
Maestra Colasanti, posso chiamarla così?

(Una risata) meglio Silvia…

Silvia, nella sua formazione musicale vedo grandi nomi, Vacchi, Rihm, Azio Corghi… tutti uomini. Non le è mancata una figura femminile di riferimento, appunto, una maestra?

No, non credo. Indubbiamente la nostra generazione, dopo secoli di discriminazione, è stata più fortunata delle precedenti. Da questo punto di vista i nostri maestri sono stati molto buoni, hanno realizzato un’effettiva uguaglianza fra uomini e donne nelle classi. E poi molte compositrici, per esempio Sofija Gubajdulina, hanno avuto un effetto più che positivo, sono state un importante riferimento per me.

Secondo lei esiste un problema di genere nella musica contemporanea? C’è ancora molta strada da percorrere per ottenere l’uguaglianza professionale?

Siamo ancora un po’meno numerose in questo campo. E in passato ci sono stati alcuni effetti deleteri del maschilismo, che del resto si manifesta in molti altri settori, ma oggi ritengo di no. Può esserci una certa diffidenza iniziale. Ricordo alcuni episodi che mi sono accaduti personalmente, ma per il mio carattere, sono stati più di stimolo alla mia tenacia. Insomma, un invito a dimostrare il mio valore. Almeno questo è il mio carattere…

Quindi, le donne in questo campo sono poche. E secondo lei, cosa si può fare per stimolare le giovani a intraprendere questo campo di studi e poi in futuro la professione della scrittura musicale?

Lo faccio tutti i giorni. Nella mia esperienza d’insegnamento, in classe, io incoraggio sempre le mie studentesse. Le incoraggio perché capisco che molte possano avere bisogno di essere sostenute e incoraggiate.

L’intensa vita creativa e gli impegni professionali e non - Silvia Colasanti è mamma di due bambini piccolissimi - la sottraggono alle nostre domande. Per conoscerla meglio vi consigliamo il documentario realizzato per Classica Italia, con regia di Giancarlo Matcovich (vedi link).

Ringraziamo Francesca Zajczyk per aver sollevato la questione della violenza di genere richiamando, nelle note di sala che hanno accompagnato il concerto, la necessità di accogliere pienamente la recente Convenzione di Istanbul e per aver voluto un’iniziativa che pone sul piano culturale la questione del contrasto agli stereotipi di genere. I quali, ricordiamolo, non riguardano solo le professioni tecniche, considerate normalmente maschili, ma anche talune professioni artistiche come la direzione d’orchestra o appunto la composizione di musica d’arte. Un’azione che dà seguito ad altri interventi della Delegata di Pisapia alle Pari opportunità, come l’istallazione Zapatos Rojos di Elina Chauvet realizzata per la prima volta in Messico nel 2009 e portata a Milano nel 20012 dalla curatrice Francesca Guerisoli, in tutta la complessità del suo percorso di sensibilizzazione e azione civica.

Dunque, un’iniziativa straordinaria. Purtroppo.

E sì, perché noi di Artediparte non possiamo che manifestare alla Delegata Zajczyk, all’assessore Filippo Dal Corno, alla Giunta comunale e al Consiglio comunale al completo, il desiderio che queste occasioni non siano così rare, ma costituiscano una presenza continua e istituzionalizzata – ordinaria, non straordinaria - fra le proposte culturali di una vera città delle donne. E noi ce lo aspettiamo.

Loredana Metta
lartediparte@gmail.com



Vi segnaliamo:

I concerti cameristici della Verdi all’Auditorium sono seguiti dal bruch. Nel programma qui sotto vi segnaliamo particolarmente il ciclo delle sonate beethoveniane per violino e pianoforte eseguito dalle giovanissime e bravissime Francesca Dego e Francesca Leonardi:
http://www.laverdi.org/italian/risultato_ricerca_categorie.php?categoriaID=103&pagina=3

Per approfondire:
Su Fanny Mendelssohn vi consigliamo l’emozionante lettura del libro di Mascoli e Papeschi Fanny Mendelssohn. Note a Margine, Manni Editori.

Il documentario su Silvia Colasanti per la serie al presente - Incontri contemporanei di Classica Tv:
https://www.youtube.com/watch?v=WbSYHNCEs-k&feature=youtu.be&list=PL49FA9A8521B273D1@YouTube



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