Cock e l'identità

Con lo spettacolo Cock, opera di Mike Bartlett diretta da Silvio Peroni, centrato sulla questione e ricerca dell'identità, si è conclusa la terza rassegna di teatro omosessuale ILLECITE/VISIONI tenutasi al Teatro Filodrammatici dal 9 al 16 novembre. ()
Universo queer1
Direttore artistico della rassegna di teatro omosessuale è il giornalista, critico e studioso di teatro Mario Cervio Gualersi, con l'organizzazione del Teatro Filodrammatici e del CIG Centro di Iniziativa Gay.
Reduce da un’acclamata prima nazionale alla Royal Court di Londra nel 2009, l'opera scritta dal giovane drammaturgo inglese Mike Bartlett, ha alle spalle molteplici riconoscimenti tra cui il premio Olivier Award del 2010 e un eccezionale successo in Inghilterra e all’estero.

Cock si presenta come una commedia brillante e tagliente, rivestita da toni leggeri e vivaci, a volte quasi scanzonati in una cornice ironica ma senza mai banalizzare e sottrarre profondità alla sostanza dell’opera.
Cuore e motore della vicenda è John, un giovane uomo di quasi trent’anni travagliato da una profonda e destabilizzante crisi d'identità. Felicemente fidanzato con un broker di successo più vecchio e ricco di lui, sente crollare le certezze del suo mondo quando, innamorandosi di una ragazza, deve scegliere quale delle due relazioni portare avanti.
 La storia si dispiega attraverso gli ironici e coinvolgenti dialoghi fra John con i suoi amanti e i loro tentativi di persuaderlo a sciogliere i legami con il rispettivo rivale. Gli accorgimenti tecnici e scenografici del regista Silvio Peroni intensificano l’atmosfera creando una conflittualità e una frustrazione crescenti, trasformando il palco in una sorta di ring dove i due decisi contendenti si affrontano a colpi di parole e emozioni per conquistare l’ambito trofeo, fino all’entrata in scena quasi risolutrice del padre del fidanzato.
Allestimento e scenografia sono completamente assenti: rimangono solo i personaggi a tracciare con i loro corpi i luoghi, gli spazi della vicenda e a disegnare con le parole le direzioni delle loro paure, desideri, dubbi.
La scena si trasforma in un crocevia di intenzioni e di domande che hanno come destinatario John. John è colui che mette in comunicazione gli altri personaggi, l'unico paradossalmente ad avere un nome, ma incapace di comunicare con il proprio io, di risolvere il conflitto di identità  attraverso i rapporti intimi e con la società che esige da lui una risposta, una sua collocazione.
Ingannati anche dal titolo, la commedia sembrerebbe avere a che fare esclusivamente con la sessualità, ma, come detto, sarebbe un errore focalizzarsi solo su questo aspetto. La storia non evolve mai verso una vera e propria riflessione sulle questioni di genere, diretta ad affermare la naturalezza o la legittimità dell’essere omosessuali o bisessuali. Bartlett fa un passo in avanti, presentando prima l’omosessualità e poi la bisessualità del protagonista come una realtà da considerare non in sé o in astratto, ma come una condizione relativa ai cambiamenti della crescita, alle relazioni che vengono instaurate e alla costruzione della propria personalità.
John è quindi come persona nella complessa globalità il fulcro della vicenda e tramite lui emergono conflitti personali, di genere, generazionali e sociali.
L'opera si chiude su una possibile sconfitta. Ma forse solo apparentemente. L’eco delle sue domande continua ad aleggiare sulla scena e tra le menti degli spettatori fino e oltre l’ultima battuta.
 
Giulia Zaina
 

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