A teatro e al cinema…a piedi: Il giovane favoloso

Tre stagioni nella vita di Giacomo Leopardi raccontate con dovizia di particolari e di situazioni. Basta a rendere la vita e l’opera di un poeta tra i più grandi?

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il giovane favoloso
Impresa ardua restituire al cinema la figura e l’opera del poeta/filosofo Giacomo Leopardi da Recanati.
Mario Martone vi si cimenta con un cast di ottimi attori in gran parte di estrazione teatrale e ne ricava un risultato alterno che si colloca tra il didascalico e l’ermeneutico, sufficientemente lontano dal Leopardi che si studia a scuola, sufficientemente vicino a una ricostruzione gioco forza soggettiva: leggo e descrivo quello che voglio leggere e quello che voglio descrivere.
Il film, diviso in tre capitoli, prende spunto dall’infanzia infelice del poeta schiacciato dal moralismo bigotto del padre e dall’atteggiamento anaffettivo della madre, in parte risarcito dalla complicità amorevole dei fratelli. La prima parte si colloca nel natio borgo selvaggio, limitato, soffocante ma rassicurante, in cui si compie la formazione del giovane Giacomo, studente/studioso compulsivo tra i libri della poderosa biblioteca di famiglia messa in opera dal padre Monaldo. Le immagini, ben fotografate, della campagna marchigiana ci restituiscono i luoghi e le persone che compaiono nelle poesie di Leopardi: la chiesa e la piazzetta del sabato del villaggio, il colle dell’infinito, la giovane Silvia… Qui il poeta prende coscienza delle sue diversità e qui si manifestano i primi sintomi delle malattie che lo perseguiteranno per tutta la sua breve vita.
Il secondo capitolo si colloca dieci anni dopo durante il soggiorno a Firenze e a Roma, in cui si evidenziano il rapporto ambiguo con Antonio Ranieri e l’impossibilità di avere corresponsioni di carattere amoroso. Il poeta si muove nei salotti della città, conosce e frequenta letterati e intellettuali, prende coscienza della sua originale unicità. Gli intellettuali dell’epoca non lo amano però, gli negano un premio letterario, lo mal sopportano. Scrive malevolmente di lui Niccolò Tommaseo: ”Natura con un pugnò lo sgobbò/Canta, gli disse irata, e lui cantò”.
Terza e ultima parte in quel di Napoli, in sodale compagnia del napoletano Antonio Ranieri, alla ricerca di pace interiore ed esteriore, sempre più tormentato dalla febbre della elaborazione interiore e dai malesseri esistenziali e fisici. Napoli è madre e matrigna: regala sprazzi di sole e di aria buona, alternati a discese agli inferi virtuali e reali. Mentre per le strane insane della città impazza il colera, l’eruzione (virtuale) del Vesuvio è l’ultimo grande evento a cui Leopardi assiste prima di uscire definitivamente di scena.
Nel film, che si dipana (a tratti) con eccessiva lentezza per 140 minuti, non mancano le letture delle poesie più note del poeta, quelle che buona parte di noi ha imparato ad amare a scuola, laddove, almeno nell’esperienza personale, tanto era considerato  noioso Manzoni quanto era esistenzialmente coinvolgente e complice il Leopardi.
Martone e i suoi collaboratori hanno attinto da fonti varie, tra cui il contestato libercolo “Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi” del citato Antonio “Totonno” Ranieri con cui Leopardi condivise gli ultimi anni di vita, per raccontare anche ciò che è estremamente difficile raccontare, con esiti alterni e, a volte,  incerti.
Elio Germano, nelle contorsioni interiori ed esteriori del personaggio, è super, come direbbero i francesi, e del resto ha già vinto un festival di Cannes come miglior interprete.
Si ascrive invece ai misteri di questa civiltà di basso impero il fatto che il film riempia ancora le sale ad un mese abbondante dall’uscita sugli schermi e che abbia finora incassato oltre 4 milioni di euro.
Buon segno se al cinema ci si appassiona alle vicende di un grandissimo poeta, anche se la grandezza di un artista si misura e si giudica dalle opere e non certo dalla biografia.
Leopardi suscita ancora grande dibattito proprio perché il suo naufragare nel  “gurgite vasto” che è la vita non è affatto dolce.





Il giovane favoloso
di Mario Martone
con Elio Germano Michele Riondino, Massimo Popolizio, Isabella Ragonese
Italia 2014

In programmazione al cinema Plinius

(Massimo Cecconi)


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