A teatro e al cinema…a piedi: The Gambler. Il demone del gioco

La Cineteca Italiana propone dal 17 al 21 novembre a Spazio Oberdan una rassegna di cinque film sul tema del gioco. Storie emblematiche di una problematica sempre più inquietante.

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the gambler
Il tema è di grande attualità, il vizio del gioco, in tutte le sue forme, è spesso protagonista sulle pagine dei giornali e nelle notizie dei media televisivi e non.
Ben venga dunque questa rassegna proposta dalla Cineteca Italiana sul tema, occasione non secondaria per affrontare l’argomento e cercare di comprenderlo (se possibile).
Il film che dà il titolo alla rassegna, uscito in sordina qualche tempo fa, è l’opera prima di Ignas Jonynas, un giovane regista lituano che riprende i temi forti di certa letteratura russa (Il giocatore di Dostoevsky) per attualizzarli in un dramma in cui le scommesse e il gioco d’azzardo diventano emblematiche sfide per la sopravvivenza. Un film “svisto di stagione” che meritoriamente la Cineteca ripropone all’attenzione del pubblico milanese.
A corollario, e a conferma, degli aspetti conturbanti della pratica del gioco d’azzardo, vengono programmati altri film, meno recenti, che nella storia del cinema rappresentano una decisiva riflessione sull’argomento.
Il più antico di tutti è Rotaie di Mario Camerini (1929), qui riproposto in edizione muta e in copia restaurata, in cui il demone del gioco (qui impersonato dal Casinò di San Remo) viene opportunamente e un po’ romanticamente esorcizzato.
In Il grande peccatore (1949) Robert Siodmak conduce Gregory Peck, Ava Gardner in una spirale di perdizione in cui il gioco d’azzardo determina le fortune e le sfortune dei protagonisti. In questo caso il riferimento letterario è direttamente il romanzo Il giocatore di Fëdor Dostoevski.
Il demone del vizio ritorna in La casa dei giochi (1987) di David Mamet e in Bob le flambeur (1955) di Jean-Pierre Melville dove l’argomento viene declinato in vicende poco edificanti.
Certo il tema del demone del gioco merita, oggi, riflessioni più ampie e approfondite anche perché sta assumendo una valenza sociale molto evidente e preoccupante. Il cinema ci può aiutare a comprendere un fenomeno che rischia, se già non lo è, di coinvolgere migliaia di persone, in assenza di certezze, alla ricerca tragicamente facile del riscatto. E’ arrivata l’infelicità.
Per il programma e le modalità di accesso, consultate www.cinetecamilano.it


(Massimo Cecconi)


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