Donne e conflitti armati

Guerra e politica: cosa da maschi o no? Inviate, fotografe, analiste per cambiare il racconto del mondo.

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reporter donna WEB
Il 28 settembre 2014 si è tenuto alla Triennale di Milano nel contesto della manifestazione "Il tempo delle Donne" organizzata dal Corriere della Sera, un incontro intitolato “Guerra e politica: cosa da maschi o no?” con Lynsey Addario, fotogiornalista del New york Times, Marta Dassù, presidente esecutivo del WE-Women for Expo e Benedetta Berti, politologa, da Tel Aviv.
Hanno condotto l’incontro Viviana Mazza e Beppe Severgnini.

Tra i tanti interventi che hanno avuto luogo per ”Il tempo delle donne”, ho deciso di seguire, quello che sembrava il meno ”femminile” perché focalizzato sul tema della guerra, o meglio forse delle guerre, che anima in questo periodo il mondo orientale ma che investono anche quello occidentale, dall’Europa agli Stati Uniti

Il tema delle fotografe di guerra è stato trattato partendo dall’intervista a una famosa foto-reporter Lynsey Addario che ha raccontato dei suoi reportage in zone belliche dall’Afghanistan alla Libia.

Liysey, nonostante abbia più volte rischiato la vita, ha dichiarato che essere donna in zone di guerra musulmane non è più rischioso che esser un uomo.
Soprattutto nei paesi in cui le donne indossano il burka è stato più facile nascondersi. Ha mostrato narrandole alcune delle sue immagini, come qulla di una donna incinta che ha partorito all’aria aperta, poiché il marito non voleva che fosse toccata da estranei (i medici)
Le donne, ha inoltre asserito la fotografa, hanno uno sguardo empatico sulle operazioni di guerra che riprendono con un occhio diverso in quanto a loro è consentito entrare in luoghi in cui gli uomini non possono penetrare.

Sposata con un giornalista svedese, Lynsey ha raccontato di essere andata in zone di molte guerra, tra cui in Iraq anche quando sapeva di essere in cinta al 3° mese di gravidanza, ma non aveva voluto perdere un’occasione che aspettava da tempo. In Pakistan nel 2009, Addario era stata coinvolta in un incidente per cui si era rotta le coste e l’autista era stato ucciso. In Libia, nel 2011 era stata a lungo prigioniera per molti mesi e trattata duramente dall’esercito libico fino a quando il governo non li ha rilasciati.

Sempre nel 2011, The New York Times scrisse una lettera di lamentela perché l’inviata Lynsey incinta (cosa di cui erano al corrente) era stata costretta a passare per i raggi x più volte mettendo in pericolo lei ed il nascituro. Il ministro della difesa israeliano si era scusato sia con la Addario che con The New York Times.

Dopo l’intervista a Linsey sono intervenute Marta Dassù interpellata per la sua esperienza politica come sottosegretario agli esteri e Benedetta Berti fellow associate da Tel Aviv.
Entrambe hanno affermato che le donne nelle politica di guerra stanno diventando sempre più numerose sia all’estero che in Italia, anche se nell’ultimo meeting dei ministri degli esteri europei l’unica donna era l’italiana Federica Mogherini (ricordiamo che la precedente era Emma Bonino, anch’essa una donna) La politica internazionale sta diventando sempre più un problema di mediazione, piuttosto che un ”mostrare i muscoli” ed in questo le donne sono molto brave.

Fonte: http://www.dols.it/2014/09/29/donne-conflitti-armati/


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