Fine settimana al femminile

La Domenica delle donne ai Giardini di Porta Venezia e una meravigliosa sorpresa al Pierlombardonell’ambito di Jewish and the city, per celebrare le donne. ()
fine settimana al femminile

Un fine settimana molto speciale. Quasi un’altra festa delle donne per le milanesi. Domenica 14 La Domenica delle donne della Fondazione Donne a Milano ONLUS ai Giardini di Porta Venezia e nel pomeriggio cinque donne s’incontrano al Teatro Parenti, in occasione di Jewish and the city (II edizione delfestival milanese di cultura ebraica) per una tavola rotonda dal titolo Condotte e condottiere. Libere di essere donne.

Un piccolo antipasto: sabato 13 alle 18:00 si presenta il nuovo numero della rivista viadogana alla libreria delle donne. Partecipo con emozione. È la classica conferenza con dibattito, non proprio uno spasso. Ma i temi sono numerosi e cruciali. Uno fra tutti: in Europa il superamento dell’attuale sistema fondato sulla rappresentanza – in nome delle agognate “forme inesistenti”  di Simone Weil – alla luce di nuove pratiche politiche delle donne. Autocoscienza, mediazione, perseguimento di accordi fra le parti….

Eppure qualcosa non convince. Le cittadine intervenute, non è che non possano parlare, certo che possono, ma finiscono per sentirsi soltanto tollerate. Dopo un po’ viene tolto loro il microfono, in modo un po’ ruvido, e senza che sia stato chiesto a tutte – compreso le relatrici o le ospiti -  di stare in tempi predefiniti. Sembra proprio che soltanto alcune possano disporre liberamente del tempo e quindi siano pienamente legittimate a parlare. Intendiamoci, in ciò nulla di strano o insolito o d’incomprensibile. Qualcuna è dietro a una cattedra e qualcun’altra no. Ma, ci chiediamo, cosa c’è di nuovo?

Per la festa di Domenica 14 settembre il sole di Milano risplende su un viale dei giardini di Porta Venezia che ospita stand dedicati al contrasto alla violenza, alla salute e al movimento, al benessere e al divertimento delle donne e dei bambini. Numerose le proposte per i piccoli, ricchi gli omaggi degli sponsor esimpatica, giovanile, cortese e professionale l’accoglienza. Confesso di essere arrivata un po’ prevenuta: si tratta pur sempre del solito approccio “ortopedico”tipo Donne e motori. Gioie e… insomma le solite donnesempre un po’ d’aggiustare. Purtroppo vittime, o, se va tutto bene, stressate dure. Dunque sano e intelligente intrattenimento, prodotti biologici e difesa dalla violenza. Dibattito, sì, ma se vogliamo non proprio cultura. Niente fantasia, installazioni o musica elettronica o, che ne so, una lettura di poesie. E invece no. La domenica delle donne mi è piaciuta. Mi sono sentita piacevolmente coccolata. Non respinta al mio ruolo di audience silenziosa - riverente, ma incuriosita e rilassata. Vitale.

La vera chicca arriva nel pomeriggio. Ruth Shammah, direttora del teatro Parenti, ha il dono di far sentire il suo pubblico come a casa e ci regala un’esibizione di Francesca Pozzi su un magnifico testo di Luca Scarlini. Israel Joshua e Isaac Bashevis Singer, entrambi scrittori - e quest’ultimo premio nobel per la letteratura nel 1978 - avevano una sorella di talento, Hinde Ester Singer, conosciuta come Esther Kreitman, scrittrice nonostante tutte le difficoltà, l’impedimento a studiare, la negazione delle sue legittime aspirazioni, la sua prigionia in una cucina, alle prese con l’odiata carpa dai sinistri baffi beffardi da cucinare.  Uno dei talenti femminili negati della storia dell’arte e della letteratura. Una scoperta da un’attrice di grande talento.Meraviglioso il regalo del teatro Parenti al pubblico intervenuto alla conferenza in programma per il festival di cultura ebraica.

Le cinque donne che parlano della loro esperienza, Lizzie Doron, Costanza Esclapon, Aliza Lavie, lanostra Livia Pomodoro, presidente del Tribunale di Milano e Wassyla Tamzali parlano tre lingue diverse e dibattono fra loro con la guida intelligente e preparata di Daniela Ovadia, una delle organizzatrici del Festival. Una manifestazione a metà fra il Talk show (le ospiti al termine dei propri interventi, discutono fra loro) e lo spettacolo (video e audio interessanti offrono spunti ai partecipanti). Qui l’intervento del pubblico non è nemmeno sollecitato, la durata sarebbe esorbitante e si sa che i milanesi non amano tardare, specie se è a rischio l’apericena.  Ma il risultato è compiuto: mi sento rispettata e accolta, come nella festa. E mi si offreun rispecchiamento positivo attraverso esperienze femminili pregnanti, che valorizzano la femminilità.

Dico ancora qualcosa che ho imparato dalle donne protagoniste della conferenza: l’importanza di non perdere anche la capacità di essere condotte, che per Aliza Lavie è capacità di ascoltare, saper fare team e valorizzare le diversità, perché gli uomini che oggi incontriamo nei luoghi di lavoro magari sono ancora quelli che durante l’ora di Applicazioni tecniche alla Scuola media ci vedevano assegnate a rammendare calzini, dice Costanza Esclapon. E invece il contributo delle donne è immenso anche in campi come quello religioso in cui il loro diritto di studiare i testi sacri e di svolgere un ruolo di leadership è stato rifiutato e continua a essere negato. È importante sentirsi all’interno di una tradizione e di una storia, dare importanza alla conoscenza e la memoria della propria cultura di appartenenza (le donne ebree hanno nella comunità familiare un ruolo chiave in questo senso). Ma è meglio cercare da sé le risposte, perché magari capita di scoprire che le donne ebree italiane per secoli hanno scritto meravigliose preghiere che Aliza Lavie, professora universitaria e rappresentante alla Knesset, ha ritrovato, perché non pregare con parole di uomini è importante.

E l’algerina Wassyla Tamzali, che a lungo ha lavorato all’ONU, ci dice: non sarà con la religione ma con la libertà di coscienza e con un approccio radicale, che faremo avanzare la condizione delle donne. Solo una rottura ontologica permetterà alle donne di essere riconosciute come individui, prima che come donne. Lo ripetiamo: solo se  le donne saranno capaci di porre se stesse come soggetti raggiungeranno la libertà. E ciò è vero dal vestito che indossano, agli studi che affrontano,  ai valori e alle idee in cui si riconoscono. L’eco dide Beauvoir è scontata nel suo francese secco e pulito. Soggetti non astratta categoria. Per quanto mi riguarda, questo messaggio è tutto.

Loredana Metta


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