Quando il pulcino insegue l’elefante

Una visita alla casa/bottega di Alberto Casiraghi in quel di Osnago, editore di sorprendenti libri d’arte, inventore di poesia pura. ()
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La Casa degli Elfi si preannuncia già da piccolo giardino antistante dove sono sapientemente disseminati piccoli oggetti, sculture idrauliche, giocattoli di ogni foggia.

Superata la soglia, ecco la casa in tutta la sua evocativa essenzialità. Libri e librini, quadri e quadretti, appunti sparsi, oggetti raccolti con occasionale ricercatezza e collocati nello spazio e nel tempo di un luogo che sembra frutto di ingenua fantasia. In quello che potrebbe essere il soggiorno, campeggia un torchio Audax Nebiolo degli anni ’50 che è il totem intorno al quale ruota tutto ciò che accade e anche quello che non accadrà mai. Alle pareti di casa, colorati bigliettini che puntualizzano: “Non si accettano lavori urgenti” o “La forza del non fare”.

Il torchio di Alberto Casiraghi che, a volte, per indulgenza popolare si declina con una ypsilon finale, è lo strumento che, nel corso degli anni, ha stampato 9200 libri delle Edizioni PulcinoElefante, un’impresa editoriale unica nel suo genere, irripetibile e assolutamente affascinante.

Il re del torchio, come il re degli Elfi, taglia la preziosa carta e la predispone per la stampa, utilizzando i caratteri Bodoni di antica tipografia e gli intarsi capolavoro del mastro incisore Adriano Porazzi che molto spesso decorano e definiscono opere d’arte in tiratura che mai supera le trentatré copie.

Ogni libro è sempre accompagnato da un’opera grafica originale, a volte realizzata dallo stesso Casiraghi/y che ama celarsi dietro teneri pseudonimi come John Ypsilon o come John Giallo.

Nel regno dell’elfo Alberto si respirano piccole magie e ludiche stravaganze, ritmi di lavoro e effusioni di poesia. Alberto racconta del vicino di casa di novanta anni che la casa ce l’ha ma senza il tetto e alla domanda perché non avesse mai costruito il tetto risponde che non ne ha ancora avuto il tempo. Un augurio per allungarsi la vita. Racconta di Alda Merini di cui è stato un fedele amico e un affettuoso editore. Racconta di migliaia di telefonate quotidiane al punto che, vicino al telefono, campeggia un ironico cartello che dice:” Qui il 3 settembre 1997 non ha telefonato Alda Merini”. Racconta di quando lavorava in fabbrica alla Same di Milano e di quanto faceva il liutaio, mostrando con un certo orgoglio gli strumenti da lui perfettamente realizzati.

Quando Alberto suona il violino sembra un musicista di Chagall, colorato e aereo. Quando racconta le sue storie ci si perde dietro le sue immagini sempre evocative, mai scontate.

Di un elfo, Alberto Casiraghi ha il volto pulito e sereno, gli occhi curiosi e limpidi. Spirito genio, come gli elfi ama e rispetta aria, fuoco, terra e acqua.

Maestro di aforismi, che spesso compaiono nelle sue opere, scrive:” Sapere tutto è troppo poco!” oppure “L’amore che hanno i pesci per l’acqua è commovente”.

Di lui diceva Vanni Scheiwiller (che gli aveva pubblicato un prezioso catalogo generale delle opere):” E’ il panettiere degli editori, l’unico che stampi in giornata”.

Dalla sua magica tipografia sono uscite opere di Ezra Pound e di Allen Ginsberg, di Guido Ceronetti e di Lawrence Ferlinghetti e, naturalmente, di Alda Merini che con lui ha intessuto una lunga e laboriosa collaborazione costellata da ben 1500 titoli.

Nella camera da letto del Re degli Elfi, accanto e intorno al letto, riposa in bella mostra tutto il suo archivio, mentre lui afferma: ”Di giorno sogno tutto ciò che posso”.

Nel paradossale incontro tra un pulcino e un elefante è quest’ultimo che deve stare in guardia, prima o poi il pulcino lo sovrasterà.


(Massimo Cecconi con la complicità di Giovanni Bonoldi)



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