Pubblicità lesiva a Milano: "lato B e succo di frutta" non s'ha da fare
Certo. E infatti a distanza di pochi giorni dalla sua comparsa, è stata denunciata dal Comune e sospesa.
Mi spieghi meglio.
La settimana scorsa abbiamo ricevuto la segnalazione da parte di cittadine e Il Comune di Milano ha tempestivamente inviato la segnalazione al Comitato di Controllo dello Iap. l'Istituto Autodisciplina pubblicitaria è intervenuto con un provvedimento di ingiunzione di desistenza’ nei confronti del messaggio pubblicitario ritenendolo tale "in contrasto con l’art. 10 - Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona - del Codice di Autodisciplina della Comunicazione commerciale, stante la mercificazione del corpo femminile e la conseguente lesione della persona". Immediata la risposta della società, che subito scusandosi, ha comunicato la volontà di sospendere la campagna pubblicitaria.
Insomma, un'azione rapida ed efficace di questi tempi abituati alla farraginosa macchina burocratica italiana.
Direi di si. Non nascondo la soddisfazione, e con me la Vice Sindaco Ada Lucia De Cesaris,
sull' esito positivo considerando tutto l'impegno e il lavoro di questi anni nel costruire e deliberare un protocollo che istituisce un codice deontologico per le affissioni pubblicitarie lesive per la dignità della persona. La delibera, allo stato attuale, ha potere esclusivamente per gli spazi direttamente dipendenti dal comune e non coinvolge le partecipate.
Non capisco, cosa significa?
Effettivamente non è di immediata comprensione e può generare facilmente equivoci. Semplificando è come se il potere di azione che ci compete fosse limitato esclusivamente alle stanze di nostra proprietà dell'abitazione ma non alle parti condominiali comuni.
Comunque, sta di fatto che pre Giunta Pisapia non esisteva nulla del genere. Giusto?
Giusto. Dopo aver aderito alla campagna “Città libere dalla pubblicità offensiva” su impulso dell’Unione Europea, è stata costruita pezzo per pezzo, con confronti, discussioni fra il Comune di Milano e interlocutori diversi, una realtà politica inesistente precedentemente, sulla regolamentazione dei criteri per le affissioni pubblicitarie riprendendo l’articolo della Costituzione che sancisce “la pari dignità degli individui e il principio di uguaglianza e non discriminazione fra i generi”.
E’ stata inoltre istituita una task force di donne, consigliere ma non solo, che affianca i tecnici dell’ufficio affissioni nel compito di censurare la pubblicità sessista.
Il tutto, e vorrei sottolinearlo, in un contesto che vede da sempre la Giunta impegnata a contrastare qualsiasi forma di violenza contro le donne e discriminazione di genere.
Un lavoro non da poco considerandone gli esiti positivi. Ma quindi, mi spieghi, se io cittadina vedo una pubblicità che ritengo lesiva, cosa posso fare per segnalarla?
Il Comune di Milano ha aperto da ottobre 2013 una nuova casella di posta elettronica (manifestioffensivi@comune.milano.it) alla quale le cittadine e i cittadini possono segnalare le pubblicità che non rispettano il corpo della donna e la sua dignità. Se il manifesto è affisso su spazi di competenza diretta del Comune, questo’ultimo provvederà direttamente. Nel caso così non fosse, Il Comune si farà da interlocutore diretto con il Comitato di Controllo dello Iap-Istituto Autodisciplina pubblicitaria, che valuterà intervenendo successivamente con un provvedimento di ‘ingiunzione di desistenza’ nei confronti del messaggio pubblicitario. Esattamente come successo per la "brutta" pubblicità comparsa in questi giorni. E l' iter sembra funzionare, come abbiamo visto.
Ottimo. Un'ultima domanda. Questa "macchina da guerra" istituita dal Comune di Milano rimarrà un'isola a sé stante o possiamo sperare in una azione coordinata con altri comuni?
Ci stiamo lavorando. A marzo di quest'anno è stato firmato un protocollo da Anci-Associazione nazionale dei Comuni italiani e Iap-Istituto di autodisciplina pubblicitaria. Questo significa che L'iter promosso dal Comune di Milano a giugno del 2013 estende ad altre città italiane nuovi modelli di comunicazione commerciale che non contengano immagini di violenza o lesive della dignità della donna, nel rispetto delle pari opportunità. Possiamo parlare quindi di passi concreti in Italia contro la diffusione delle pubblicità sessiste.
Non solo. Oggi, 17 giugno, c’è stato un primo incontro con una nascente rete di amministratrici che vuole lavorare nella direzione di trovare strumenti più cogenti per combattere le pubblicità sessiste e costruire nello stesso tempo una nuova cultura dell’immagine, non solo delle donne, ma anche degli uomini e dei bambini.
Insomma: noi continuiamo.
Marzia Frateschi