La mostra di Luca Beltrami al Castello Sforzesco

Luca Beltrami, architetto, storico dell’arte, incisore, museologo, collezionista, fotografo e altro, fra fine ‘800 e inizio ‘900 ha progettato e restaurato moltissimi edifici di Milano, ha salvato dalla distruzione il Castello e ne ha progettato l’intero restauro, ha donato molti pezzi delle sue collezioni alla città, tutto ciò è oggetto della mostra.

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Mostra bellissima, allestimento pure e questo anche senza essere di parte come me, che amo tantissimo sia Milano che il Castello. Allestimento in perfetta sintonia, architettonico, sobrio, lineare, semplice supporto, contenitore che scompare per lasciar posto a opere per loro natura niente affatto appariscenti, opere che, sebbene di impatto più intellettuale che emozionale, ugualmente ti toccano non solo per la sapienza e perizia che le abitano, ma anche per il loro effetto evocativo, perché nell’istante in cui le guardi sai di essere esattamente ‘dentro’ di loro o a poche centinaia di metri dalle piazze di Milano in cui sono state realizzate e, nel caso del Castello, sai pure che se non è scomparso , andato in polvere insieme a tutto il verde che lo avvolge, è soprattutto grazie all’ intelligenza, lungimiranza e costanza di quest’uomo che, nonostante abbia fatto tanto in e per questa città – progetti, salvataggi, donazioni - è poco conosciuto, come mai? Si dice fosse pure modesto e quasi a conferma di ciò, in tutta la mostra, a parte un suo ritratto in una piccolissima incisione , c’è solo una sua immagine fotografica che appare per un attimo in un video e subito scompare di lato in dissolvenza, esce letteralmente di scena, quasi a dire ‘scusate l’intrusione’. E per giunta un bell’uomo! Suggestivo il video, montaggi di foto d’epoca che ti catturano e trascinano piacevolmente indietro nel tempo, all’ultimo Medio Evo, al Rinascimento, al momento vitale della rinascita di fine ‘800.

Non c’è quasi colore in queste sale – Sala Visconti e Sala dei Pilastri - ma luci sapienti e un sottofondo musicale discreto creano un’atmosfera calda e tranquilla. Ti siedi e non vorresti alzarti, perché lì si sta bene.

E qui parrebbe finita la mostra, ma non lo è, c’è una terza Sala e questo si che è un vero espediente scenografico, perfetto colpo di teatro, perché occorre uscire, si risalgono le scale e ci si trova dentro a corti e cortili da lui salvati e riprogettati, appena visti sotto nelle planimetrie. E poi, in fondo al cortile della Rocchetta, si arriva in quella avvolgente Sala del Tesoro, pare davvero di essere in uno scrigno, dove Luca Beltrami e il collega tedesco Müller-Walde tanto hanno scrostato e raschiato trovando lo splendido gigante – Argo il guardiano dai cento occhi - affrescato per gli Sforza da Bramantino, allora a guardia del tesoro sforzesco, ora a guardia di preziose opere d’arte a lui coeve.

La consiglio a chi non l’avesse già vista, in fretta però, sta per finire.

dal 27 marzo al 29 giugno 2014
Orario: dalle ore 9.00 alle ore 17.30 - Lunedì chiuso -  INGRESSO LIBERO


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