A teatro e al cinema…a piedi: Grand Budapest Hotel

Cinema come arte dell’intrattenimento. Con intelligenza e ironia, una fiaba avventurosa raccontata con cinematografica perfezione. Accorrete gente.

()
The Grand Budapest

La fantasia al potere. Finalmente. Gran parte della storia si svolge nel 1932 in un paese inventato della Mitteleuropa, e in effetti il film è stato girato in gran parte in Germania, su cui incombono sinistri rombi di guerra.

La vicenda, raccontata 50 anni dopo da chi ne era stato protagonista, ruota intorno a un’eredità contrastata e si dipana in misteri e amori, soprattutto riferiti a donne di una certa età, fughe dal carcere e viaggi su treni notturni, intrighi, fughe e inseguimenti, il tutto riassunto in toni di fiaba, più che di favola, ironie e preziosismi stilistici, raffinata sapienza narrativa insomma. Anche gli avvenimenti più tragici sembrano scivolare via sui pattini della leggerezza. Ma è solo apparenza.

Gli elementi del racconto avventuroso sono tutti presenti. Ci sono i buoni e i cattivi, i protagonisti e i comprimari, auto lussuose, dimore aristocratiche e un Grand Hotel che sembra affiorare da una graphic novel d’antan.

Il cast è poderoso: Ralph Fiennes, nei panni affascinanti del direttore dell’hotel del titolo, Adrien Brody e Willem Dafoe, vestiti del nero dei cattivi, Saoirse Ronan, con vistosa voglia sul volto, Tony Revolori, l’audace garzoncello Zero ricco di trovate ed espedienti, F.Murray Abraham, Zero da vecchio, Jude Law, io narrante. In gustose parti minori ma ricche di sfumature eccentriche ecco Bill Murray, attore feticcio di Anderson, Tilda Swinton, Harvey Keitel, quasi irriconoscibile, Owen Wilson, Edward Norton, Jeff Goldblum, Tom Wilkinson e tanti altri ancora.

Wes Anderson ama raccontare, anzi possiede il tocco magico del racconto che riempie gli occhi e le fantasie. Paga volutamente dazio ai generi e alle citazioni colte, dal Lubitsch di Vogliamo vivere, agli intrighi del feuilleton, da Chaplin a Wilder con un gusto unico per il paradosso e per l’assurdo.

Il film è però significativamente dedicato a Stefan Zweig, scrittore austriaco perseguitato dai nazisti, morto suicida in esilio nel 1942.

Gustosissima la scena in cui Brody distrugge un quadro di Egon Schiele indispettito per il furto del quadro Ragazzo con la mela del presunto pittore Johannes Van Hoytl. Va da sé che il pittore non è mai esistito e che il quadro sia stato dipinto giusto in occasione del film

Il film è ricco di racconti nel racconto, invenzioni, colori, oggetti, scenografie e modellini talmente assurdi da apparire decisamente veri.

Se non conoscete ancora l’autore, avvicinatevi senza prevenzioni. Trattasi di grande autore e di grande cinema.


Grand Budapest Hotel
Regia di Wes Anderson
USA 2014

In programmazione al Cinema Plinius

(Massimo Cecconi)


Commenta

Re: A teatro e al cinema…a piedi: Grand Budapest Hotel
17/04/2014 nilde
Fiabesco e divertente, decisamente da vedere!


 
 Rispondi a questo messaggio
 Nome:
 Indirizzo email:
 Titolo:
Prevenzione Spam:
Per favore, reinserire il codice riportato nell'immagine.
Questo codice serve a bloccare i tentativi di inserimento automatici.
CAPTCHA - click right for audio Play Captcha