Milano. Musica. Mondo: Oy-Joy Frempong

Una vocalist esplosiva. Un viaggio affascinante dalle sonorità della musica tradizionale africana all’elettronica.

()
L’etichetta discografica Kittball ha pubblicato due album compilation (“Kittball Charity Compilation It Began In Africa” e “It Began in Africa Volume 2) in cui ci sono pezzi che mischiano house, tech-house, deep-house tutti conditi con sonorità africane. Seppur vero sia che la più diffusa e ascoltata a livello planetario è la musica etno-elettronica ispirata a ritmi asiatici e in particolare indiani (Panjabi MC, Talvin Singh, Karsh Kale) o mediorientali (Muslimgauze, Tabla Beat Science, Asian Dub Foundation), quella africana ha trovato in alcune figure femminili dei validissimi riferimenti. Joy Frempong ghanese e “girovaga” delle enormi conurbazioni metropolitane africane svetta tra tutte. La stessa, tra l’altro, indica tra i propri riferimenti culturali quel Jon Hassel che negli anni settanta dello scorso secolo ha unito al minimalismo e al jazz-rock elementi etnici. Detta anche Oy, la nostra, è una musicista effervescente, imprevedibile, onnivora. Ospite per tali sue caratteristiche dei migliori festival “di tendenza”, Sonar, Montreux Jazz, SXSW, Transmusicales. Capace di miscelare alla perfezione le tradizioni orali e poliritmiche africane con l’universo magmatico dell’elettronica e delle sonorità di ricerca contemporanee. Va poi considerato che il Ghana ha molti tipi di musica tradizionale moderna. Il suono varia in funzione del gruppo etnico e da regione a regione. La musica ghanese incorpora diversi tipi distinti di strumenti musicali: complessi di percussioni, violini e liuto Goje koloko (tipico delle regioni deell’est) musica di corte, tra cui l’Akan atumpan, il Ga stili kpanlogo e xilofoni usati nella musica asonko. Questo caleidoscopio di generi si è poi aperto ai primi del ’90 alle musicalità di origine afro-americana quali la Dancehall e l’HipHop. Proprio da qui arriva Oy. Tradizione e innovazione suggestionate da una voce roca, talvolta gutturale, sempre interfacciata da sciabolate elettroniche su base densamente etnica. L’album di debutto, “First Box Then Walk” del 2010, è stato accolto con critiche molto positive dalla stampa internazionale e le ha aperto la strada ai palcoscenici internazionali. Il secondo album (ad oggi l’ultimo) “Kokokynaka” prodotto da Lleluja-Ha, anche batterista, ha trasformato il progetto solista in duo, sia in studio che sul palco. Il materiale sonoro da cui attingono i campionamenti va a comporre un catalogo di registrazioni sul campo raccolte durante i suoi viaggi (quale conservatrice delle culture orali) in Mali, Burkina Faso, Sud Africa…. Uno “spazio in espansione” di clubbing, samples, digressioni umoristiche e vorticosi tamburi tribali marchia indelebilmente questo suo ultimo lavoro. Da considerare che gli ultimi live-act sono stati caratterizzati dall’apertura a danze originarie africane, della costa occidentale soprattutto. Quindi il “Bamaya” che si balla durante il periodo del raccolto dalle donne Dagbani. Il “Klama” associato ai riti della pubertà del popolo Krobo, caratterizzato da movimenti aggraziati di mani e piedi che si toccano. Ed a chiudere il “Agbadzda”, danza tradizionale degli Ewe, che si riconosce per una graziosissima coreografia fatta da coppie unisessuali. Joy Frempong, pura genialità.



(Amerigo Sallusti)

Commenta

 
 Rispondi a questo messaggio
 Nome:
 Indirizzo email:
 Titolo:
Prevenzione Spam:
Per favore, reinserire il codice riportato nell'immagine.
Questo codice serve a bloccare i tentativi di inserimento automatici.
CAPTCHA - click right for audio Play Captcha