A teatro e al cinema…a piedi: Michael Fassbender

A Spazio Oberdan la Cineteca Italiana propone sei film in cui l’attore “dagli occhi di ghiaccio” si misura con personaggi molto diversi tra di loro, navigando con maestria. A partire dal 2 marzo. ()
hunger  fassbender

E’ curioso che la compassata e rigorosa Cineteca Italiana dedichi una rassegna a Michael Fassbender, astro nascente del cinema mondiale, interprete molto fisico (ma non solo) di film rudi e ruvidi, rappresentante di una mascolinità molto pronunciata e anche molto esibita.

Del resto il suo esordio nel cinema avviene con 300 di Zack Snyder (2007), non in rassegna, in cui interpreta un poderoso guerriero spartano.

Lavora poi con registi importanti come David Cronenberg e Ridley Scott, ma trova il suo mentore in Steve McQueen, regista inglese di colore, che ne esalta le doti di interprete.

A onor del vero, per certi versi Fassbender, di padre tedesco e madre irlandese, ricorda l’altro Steve McQueen, quello mitico di Bullitt e de I magnifici sette, altrettanto rude e problematico.

I sei film della rassegna programmata dalla Cineteca a partire dal 2 marzo permettono di conoscere un attore ancora giovane (è del 1977) che avrà ancora molto da dire.

Si aprono le danze il 2 marzo con Shame di Steve McQueen (2011), melodramma in cui il sesso diviene un’ossessione perniciosa, con risvolti masochistici (Coppa Volpi a Venezia come miglior attore).

In A Dangerous Method di David Cronenberg (2011), Fassbender interpreta niente meno che Carl Gustav Jung alle prese con Sigmund Freud e con un caso che supera i limiti della deontologia terapeutica. Anche qui solide tracce di melodramma in salsa psicoanalitica.

Il terzo appuntamento è con Fish Tank di Andrea Arnold (2009) in cui il nostro circuisce una fanciulla di quindici anni. Qua e là brandelli di kitsch per un film che comunque vinse il premio della giuria al Festival di Cannes.

Segue nella programmazione Hunger di Steve McQuenn (2008) e qui sollevate il cappello. Fassbender interpreta il martire irlandese Bobby Sands, militante dell’IRA stroncato dalla polizia inglese. Fassbender si trasfigura e si esalta nel rendere le pene dell’uomo seviziato nel corpo e nell’animo.

L’8 marzo, e non è un caso, in sala si proietta Jane Eyre di Cary Joji Fukunaga (2011), tratto dal celebrato romanzo omonimo di Charlotte Bronte, storia romanticissima in cui il Fassbender non poteva che interpretare il tormentato Edward Rochester. La fine è nota.

Chiude The Counselor-Il procuratore di Ridley Scott (2013), sceneggiato nientepopodimeno che da Cormac McCarthy, filmone d’azione di stampo hollywoodiano (nel cast ci sono Penélope Cruz, Javier Bardem, Cameron Diaz e Brad Pitt) che prende lo spettatore alla gola e allo stomaco.

In rassegna non c’è né poteva esserci, perché in questi giorni impazza nelle prime visioni in attesa di mietere qualche Oscar, 12 anni schiavo di Steve McQueen (2013) in cui Fassbender si supera nella parte di un pessimo schiavista, morboso e allucinato. Grande interpretazione sopra le righe.

Piccolo appunto: in rassegna poteva anche starci Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino (2009) in cui Fassbender non sfigura.

L’uomo (e l’attore) è interessante, la sua presenza sullo schermo si sente e si vede per prestanza e per duttilità. Non facile attribuirgli con certezza doti di divo o di antidivo. Andate a vedere, come si direbbe in una partita di poker.

Per sapere tutto sulla rassegna è consigliabile visitare il sito www.cinetecamilano.it

(Massimo Cecconi)





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