A teatro e al cinema…a piedi: 12 anni schiavo

L’epopea dello schiavismo vista attraverso gli occhi di un nero colto. L’impatto drammatico è forte ma sin troppo scontato. ()
12 anni schiavo

Gli ingredienti per suscitare una sacrosanta indignazione ci sono tutti. New York 1841, il nero Solomon Northup (Chiwetel Ejiofor) è un uomo libero, un rispettato cittadino che sa leggere e scrivere. Buon suonatore di violino, felicemente sposato con due figli, viene rapito da falsi amici e avviato in catene in una piantagione del sud. Di piantagione in piantagione, di sopruso in sopruso, rimane schiavo per dodici anni. Nel 1853 scrive una autobiografia da cui il film ha attinto per raccontare questa ridondante storia.

Politicamente correttissima, la vicenda narrata dal film mette in campo tutti gli stereotipi dello schiavismo: i bianchi sono perfidi con qualche scontata differenza, le donne (bianche) sono altere e uterine, i neri sono vessati oltre ogni misura da padroni insensibili e servi dei padroni ancora più incarogniti, se possibile. Il film racconta ancora una volta la storia del “povero nero” senza aggiungere nulla di nuovo all’argomento. Grandioso prodotto hollywoodiano, malgrado il regista sia un nero inglese (ma la globalizzazione l’ha inventata proprio il cinema), attinge a tutti i luoghi comuni a cui siamo abituati da cento racconti su carta e su pellicola. Decisamente meglio, per restare in tema, il Django Unchained di Quentin Tarantino dove il protagonista nero si ribella e si vendica dei soprusi patiti. Solomon Northup è invece pieno di buon senso, subisce di ogni nella speranza di venirne fuori vivo e, alla fine, ci riesce pure grazie all’unico bianco buono del film (Brad Pitt qui anche in veste di produttore). Il fatto poi che il film sia candidato a 9 premi Oscar la dice lunga sulla sua collocazione produttiva e distributiva.

Gli attori sono naturalmente straordinari, il protagonista non perde mai l’aplomb (ma questo è credibile?) qualsiasi cosa gli accada, i bianchi cattivi sono veramente cattivi (Paul Dano e Paul Giamatti, tra gli altri), Michael Fassbender supera se stesso nella riproposizione di uno schiavista invasato, ricolmo di Bibbia e di sesso represso, ossessionato dal possesso e dal potere, brutale uomo del suo tempo.

Il film è una sorta di mirabolante déjà vu, dove si ritrovano La capanna dello zio Tom e Via col vento, Le avventure di Tom Sawyer e Le avventure di Huckleberry Finn e tutti i libri e i film che hanno affrontato il problema dello schiavismo e del razzismo.

Ci si può solo consolare (forse) pensando che la sua visione possa essere utile per le giovani generazioni e per riflettere sugli infiniti episodi di razzismo di casa nostra. Non affrettatevi, però.


12 anni schiavo
di Steve McQueen

con Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Paul Giamatti, Paul Dano, Brad Pitt, Lupita TNyong’o
Usa 2013, 134 minuti
In programmazione all’Arcobaleno Filmcenter

(Massimo Cecconi)



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