Arteterapia, immagini che curano

«…spesso accade che le mani sappiano svelare un segreto attorno a cui l'intelletto si affanna inutilmente» (Carl Gustav Jung).
L’arteterapia consiste nell’utilizzo dei mezzi di espressione artistica all’interno dei percorsi di terapia e di psicoterapia. Consolidata all'estero, in Italia viene ancora  poco utilizzata e solo recentemente è stata riconosciuta la formazione in arteterapia di Art-Therapy.
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arte terapia ape particolare
Nata negli anni ’40 e ’50 in Inghilterra e negli Stati Uniti come modalità terapeutica per curare i disagi psicologici dei reduci di guerra e dei pazienti ricoverati in ospedali psichiatrici, si e’ presto sviluppata come disciplina autonoma, ampliando il suo campo di applicazione alla prevenzione e alla riabilitazione della maggior parte dei disturbi psicologici e sociali
‏Le basi teoriche dell’arteterapia sono da ricercarsi nelle teorie psicoanalitiche ma la sua applicazione rivela molteplici piani di lettura a seconda delle inclinazioni del terapeuta.

‏Questo strumento rientra tra le terapie espressive, ovvero in quelle terapie che includono il “fare creativo” quale mezzo per esplorare i propri movimenti interiori, sentimenti, difficoltà, il proprio “essere” all’interno di una relazione e dove il terapeuta esercita la funzione di "facilitatore", testimone e a volte co-autore del processo creativo del paziente‪.‬
‏Può essere utilizzata in svariati contesti terapeutici e in tutte le fasce di età evolutiva, dai bambini agli adulti, in sedute individuali o in gruppi. Nella sua applicazione non è necessaria alcuna competenza artistica ma solo la voglia di sperimentare un nuovo modo di entrare in relazione con i propri vissuti interni; con quell’atteggiamento di curiosità nei confronti della realtà che stimola alla ricerca del nuovo e dell’inconsueto.

‏Il fare artistico sollecita, in chi crea, uno stato cognitivo connotato da un’intensa esperienza corporeo-affettiva e permette di prendere contatto con le parti di noi "racchiuse" a livello pre-verbale e pre-conscio. Dare forma ai propri vissuti ed ai propri pensieri significa renderli presenti nel “qui ed ora” della relazione in una forma visibile e tangibile condivisa e oggetto di dialogo con chi osserva.
‏L’esperienza creativa mette in atto meccanismi che coinvolgono i sensi. I materiali artistici utilizzati (dalla matita all’acquerello, dalla creta alla carta) sono gli strumenti che permettono il dialogo con le proprie emozioni e i propri vissuti, stimolando ricordi, pensieri, stati d’animo ed esperienze.

‏Quello che conta in arteterapia non è il prodotto finale, quanto il processo che ha portato a quella forma, la scelta dei materiali, il modo in cui la persona ha lavorato e le sensazioni sperimentate nell’atto del creare. Il terapeuta dunque non interpreta e non giudica un lavoro sulla base di categorie predefinite. Il compito sussiste nell'aiutare il paziente nella costruzione di un significato personale per permettere così la crescita verso nuove forme di comprensione del proprio mondo interno in un’ottica di trasformazione.

‏L’atto del creare di per sé è fonte di stimoli, aiuta a sbloccare risorse ed energie sopite, a riconoscere il proprio “stile” comunicativo. Spinge a prendere atto delle proprie forze e debolezze nel dialogo costante con l’oggetto creato e attraverso la relazione col terapeuta che si prende cura del processo e della persona. Perché “creare è sempre mettere ordine nel caos” (Matisse‪).‬ 
 
‏Nella professione, mi ritrovo spesso a sorprendermi del potere delle immagini quando leggo nello sguardo della persona in cura lo stupore nel riconoscere parti di sé fino a quel momento nascoste. Le parole sono uno strumento che sappiamo padroneggiare e utilizzare anche per difenderci. Le immagini, al contrario, vanno dritte al punto ed arrivano dal profondo

Nella mia esperienza come terapeuta, ricordo il percorso di una donna, L., combattuta tra due parti di sé distinte e quella da lei ritenuta “banale” e “troppo normale”, rifiutata. Il suo lavoro iniziale rappresentava questa scissione attraverso due disegni su uno stesso foglio: un albero banale e una palla rossa densa di colore, a tempera. Nel descrivere il disegno, L. concentrava la sua attenzione solo sulla palla rossa‪.‬

‏Durante il percorso terapeutico notai che in realtà il piccolo albero era stato trascurato da entrambe e cominciammo a lavorare  su questa rappresentazione così difficile da accettare. Dopo aver sperimentato insieme diversi materiali e le infinite possibilità espressive di ognuno ( e quindi l’importanza nel saper sfruttare tutte le proprie potenziali risorse) scaturì Il disegno finale.

Un albero, grande, disegnato attaccando il foglio al muro (assumendo quindi una prospettiva verticale, di determinazione e forza) dove L. utilizzò tutti i materiali sperimentati. Le linee del disegno creavano grande movimento in contrasto con la fissità del suo primo disegno. All’interno della chioma campeggiava la palla rossa, a simboleggiare la possibilità di comprendere in sé le due parti fino allora scisse.

‏Il disegno era terminato in tutti i sensi.
Lo guardiamo, commosse
‏Il nostro percorso terapeutico era concluso.

‏Francesca Fedeli
‏Psicoterapeuta
‏Arteterapia
 
In apertura, un particolare dell'albero riprodotto nell'articolo.
 
 
 

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