Voci dal carcere: le maschere

‏A San Vittore e al Cam di viale Piceno sono recluse molte donne. Hanno sbagliato. Ora sono in cella. A loro, che non hanno voce, apriamo questo spazio. Perché i loro pensieri, le loro parole possano raggiungere chi troppo spesso non ha né occhi per vedere, né orecchie per sentire. Parla Cinzia... ()
maschera web
‏C'è una donna alla mia porta… le apro e la faccio entrare. Ma ha una maschera sul viso.
Gliela tolgo, ma sotto c'è un'altra maschera, e sotto un'altra ancora... e poi ancora, finché non mi sveglio angosciata. Sono sola nella mia camera e mi preparo per andare a letto. Mi tolgo i vestiti e infine la maglietta, ma sotto la maglietta ce n’è un'altra e poi un'altra ancora e io continuo a toglierle, ma non arrivo mai a ritrovarmi nuda.
E di nuovo mi sveglio angosciata.

‏Questi sono i miei sogni e oggi proprio come quando ero bambina, una sottile angoscia pervade la mia vita di fronte alla domanda: "chi sono?". Cerco di mettermi in relazione con gli altri con il tentativo di mettermi a nudo, ma non riesco ... la maschera sul viso o la maglietta del mio corpo sono protezioni da cui non riesco a liberarmi.
Spesso mi chiedo come nasce questo eccesso di difesa che mi imprigiona. Educata ad "apparire", a comportarmi sempre in modo ineccepibile, a nascondere emozioni e sentimenti (perché "non sta bene" che vengano esposti) sotto una maschera di perbenismo, attraversando anni difficili senza poter liberare in parole e sciogliere in lacrime né lutti né gioie.

‏Il velo della buona educazione mi preserva dolorosamente dal mescolarsi agli umori troppo espliciti, cosicché la "maglietta della salute" diventa quasi una pelle. Mi rendo conto però, che se l'anima è troppo protetta, alla fine rischio di farla soffocare. Sentimenti filtrati, selezionati, impediti da traumi avviluppanti... che mi fanno smarrire dentro un labirinto del "dover essere", a volte incapace anche di riconoscere il mio volto e la mia autenticità oltre quelle maschere immobili con cui di volta in volta mi addobbo‪.‬

‏Dietro a questi sogni, che non sono solo sogni, si snodano molti dubbi su di me... e sulla mia esistenza. È così profonda la frattura tra il mio essere dentro e fuori, che ogni mattina al mio risveglio, devo sforzarmi a vivere... ma soprattutto devo mettermi di fronte allo specchio cercando di riconoscermi e guardandomi bene per riconquistare quella certezza di esserci, che spesso viene minacciata dalle mille maschere.
Ho impiegato molto tempo per accettare la presenza dei tanti volti, delle tante maschere, ma mi rendo conto che non posso vivere per sempre così...

‏Credo che ora sia arrivato il momento di "cercarmi" nella mia vera nudità, perché ho capito (forse troppo tardi) che abbandonarsi alle emozioni è il primo passo per incominciare a vivere veramente. E il mio obiettivo, non è quello di sopravvivere... "ma vivere".
 
‏Cinzia C.
‏Redattrice di “Oltre gli occhi”, Bimestrale femminile del Carcere Circondariale di San Vittore


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