Le Grandi Donne Nascoste. Teodora, l'imperatrice di Bisanzio
Nel 532 d.C., davanti ad una folla in tumulto che gridava: "Vittoria! Vittoria", Giustiniano, sovrano dell'Impero Romano d'Oriente, fu sul punto di fuggire da palazzo.
All'improvviso, con un appello appassionato, sua moglie si rivolse a lui e ai suoi ufficiali terrorizzati e, come ricorda Procopio, storico dell’epoca, nell’opera La guerra persiana, disse: "Non è terribile che un imperatore diventi un fuggiasco? Se vuoi metterti in salvo con la fuga, imperatore, naturalmente puoi farlo; tuttavia, per quanto mi riguarda, io terrò fede al vecchio detto secondo cui la porpora è un lenzuolo funebre".
Grazie a quelle parole di incoraggiamento, la cosiddetta rivolta di Nika, presso l’ippodromo di Costantinopoli (Bisanzio), fu sedata in breve tempo da Giustiniano, aiutato dal generale Belisario e dalle sue truppe. La donna che salvò Giustiniano si chiamava Teodora.
Teodora era nata nella capitale bizantina intorno al 500 d.C, da un guardiano di orsi e da una donna di umili origini. Verso i 14 anni, cominciò a esibirsi in teatro come ballerina e mimo, e in breve tempo divenne una delle attrici più famose e amate di Costantinopoli.
A quei tempi, il lavoro di attrice era paragonato a quello della prostituta e per legge gli uomini di alto rango non potevano sposare donne di dubbia fama. Intorno al 522 Teodora conobbe Giustiniano, in seguito a una crisi spirituale prodotta, forse, da una disillusione amorosa. La giovane donna aveva da tempo abbandonato le scene e conduceva una vita ritirata, dedita allo studio di questioni religiose e a pratiche di pietà.
Giustiniano, che già aveva superato la quarantina, rimase affascinato dalla sua bellezza, intelligenza e grazia: convinse suo zio, l’imperatore Giustino, a emanare una apposita legge per sposare "un'attrice pentita che conduca una vita onorevole".
Nel 527 i due amanti si sposarono e furono incoronati imperatori.
Teodora pareva nata per regnare: nella vita pubblica ella seppe mantenere alto il prestigio dell’impero ed esercitò un'influenza considerevole (qualche volta decisiva) negli affari dello Stato. Dopo la rivolta di Nika, divenne la consigliera più fidata di Giustiniano: scelse ministri, generali, funzionari, uomini di chiesa, stipulò accordi diplomatici con Persiani e Ostrogoti.
Diventata la donna più potente dell'impero, Teodora non dimenticò mai gli anni difficili della giovinezza e soprattutto le terribili condizioni in cui vivevano le ragazze provenienti da classi meno abbienti, spesso costrette da uomini senza scrupoli a prostituirsi: mise fine alla tratta delle prostitute, riscattandole dai bordelli per rieducarle e riportarle sulla retta via; dichiarò lo sfruttamento della prostituzione un reato punibile dalla legge.
Sul piano religioso Teodora era in contrasto con il marito, perché pare difendesse la posizione dei cristiani monofisiti (coloro che ammettono una sola natura in Cristo, o umana o divina), contro quella ortodossa, delle due nature (umana e divina in una sola persona); tuttavia, al di là delle dispute teologiche, ebbe il merito di far costruire monasteri, orfanotrofi e ospedali per i più poveri.
Teodora fu molto amata, ma anche criticata e disprezzata da molti. Fra i detrattori, ricordiamo lo storico sopra citato Procopio (pare fosse innamorato di lei), che nei suoi Anedocta la descrive come vendicativa, crudele, “esperta in ogni vizio”. Poco lusinghiero anche il ritratto riportato da Indro Montanelli in una pagina della sua Storia d’Italia: “Un’ex baldracca dalle gambe piuttosto corte, i fianchi robusti, il seno troppo abbondante, l’incarnato anemico[…], gli occhi neri e vivaci, i capelli corvini, lo sguardo da civetta la rendevano talmente sexy da risvegliare persino i sensi pigri di Giustiniano […] che divenne suo prigioniero”.
Non ancora cinquantenne, Teodora morì senza figli nel 548. Il famoso Codice giustinianeo, la conquista di molti territori in Italia e la costruzione della splendida Basilica di Santa Sofia a Costantinopoli, risalgono tutte al tempo in cui Teodora regnava al fianco dell’imperatore. Giustiniano governò per altri diciassette anni, ma la sua attività da allora subì un progressivo rallentamento e indebolimento. Ciò a dimostrazione del fatto che dietro la grandezza storica e politica di Giustiniano c’è indubbiamente l’impronta indelebile di Teodora.
Della grande imperatrice di Bisanzio possediamo una sola immagine, grazie allo splendido mosaico che si può ammirare all’interno della Basilica di San Vitale a Ravenna, in cui Teodora è raffigurata, insieme al marito, con le caratteristiche e il contegno della regalità: una donna solenne, maestosa, fuori dal tempo, modello di sapienza nel governare, di bellezza e di spirito caritatevole.
(Nella foto in apertura: L'imperatrice Teodora e il suo seguito. Mosaico dal catino absidale della Basilica di San Vitale, Ravenna, 547 ca.)
Marco Menna
Per saperne di più
P. Cesaretti, Teodora, Mondadori, Milano 2001
L. Pusch, S. Gretter (a cura di), Un mondo di donne, Il Saggiatore, Milano 2003
I. Montanelli, Storia d’Italia vol.1, RCS, Milano 1997
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