Arte di parte. Sviluppare i talenti delle donne

In un contesto che esalta ostinatamente la sola competitività, una riflessione semiseria su come sviluppare le potenzialità femminili.
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Quando, più di sei mesi fa, abbiamo inaugurato questa rubrica ci siamo occupate di modalità di selezione dei talenti in campo musicale. Secondo una ricerca ormai lontana nel tempo, le musiciste che si facciano esaminare dietro a un paravento, non nella piena luce della ribalta - citando titoli di film - hanno maggiori possibilità di essere favorevolmente valutate, e dunque premiate o assunte. Avevamo promesso di tornare sull’argomento, e lo facciamo.

Da un’indagine condotta in questi mesi abbiamo dedotto che in Italia non esiste una prassi comune nelle selezioni per concerti, concorsi, masterclass e impieghi in Conservatori, Orchestre stabili e Teatri. Una serie di interviste informali a colleghe e colleghi - per carità niente di scientifico - attesta l’impressione che si oscilli variamente fra le blind auditions (che, ricorderete, alla base di uno degli ultimi talent show della TV, The Voice) e le normali prove selettive alla presenza delle commissioni giudicatrici. Niente standard, dunque, ma prassi diverse, con una sensazione comune: le commissioni sono largamente maschili, prevalentemente maschili, addirittura solamente maschili. Ne siamo tutt’altro che sorprese.    

La nostra domanda di oggi è più radicale: c’è un modo, una maniera specifica, per sviluppare, incoraggiare e sostenere il talento delle donne?

Esiste, ed è ormai dimostrato, una specificità femminile nelle tematiche della salute, e non solo perché, banalmente, esistono delicate funzioni e organi peculiarmente femminili, ma perché, per esempio, alcune malattie possono avere manifestazioni sintomatiche differenti fra donne e uomini. Così potrebbero esistere, forse, modalità formative più idonee a promuovere nelle donne la consapevolezza e lo sviluppo di sé e delle diverse forme di creatività e talento.
Certamente c’è una questione di genere nella scolarizzazione e nella formazione continua. Secondo le ultime indagini i giovani e le giovani ottengono esiti migliori delle persone avanti con gli anni, e le donne conseguono risultati in continuo miglioramento. Come al solito, in calce troverete link per l’approfondimento.

Alcuni mesi fa è stata lanciata un’interessante e suggestiva ipotesi pedagogica, rilanciata dalle pagine del Corriere: le scuole monogenere, seguendo quanto affermato dalla neuropsichiatra infantile Mariolina Ceriotti Migliarese, potrebbero essere un miglior terreno di cultura dei talenti, dati i diversi ritmi di apprendimento osservati fra donne e uomini.
In un articolo sul Corriere on line di giovedì 3 ottobre 2013, si diceva: «Le bambine sin da piccole sono più ordinate e possono seguire lezioni più lunghe. I maschi hanno bisogno di più pause e di molta competitività. I dati dimostrano che nelle classi miste le femmine non danno il massimo perché si adeguano al ritmo dei maschi».
Fra le opzioni offerte a genitori ed educatori, dunque, le classi esclusivamente femminili o maschili rappresenterebbero un’utile opportunità per alcuni soggetti, che vi troverebbero strumenti per il potenziamento della propria unicità.

Di questa teoria ci affascina particolarmente un paradosso: si auspica che il sistema scolastico italiano offra modelli maggiormente variegati e un’offerta formativa modulata sulle esigenze delle singole e dei singoli, facendo sì che, in contesti determinanti per la formazione giovanile, ci si imbatta in una considerevole uniformità di compagnie!
La cosa ci lascia perplesse, e non solo perché un contesto sociale monogenere sarebbe sempre “screziato” dalla presenza di generi altri, che a volte si manifestano in tenera età, ma soprattutto perché propendiamo per l’idea che solo l’incontro con la differenza nelle relazioni possa aiutare a sviluppare specificità. Tuttavia comprendiamo e consideriamo con attenzione e ammirazione le fertili prassi del femminismo storico, fondate sull’esclusività della relazione fra donne. Aggiungiamo un’altra suggestione.

In un film di Margarethe Von Trotta (disponibile su Youtube in versione spagnola con sottotitoli italiani), dal titolo Vision, all’ombra della meravigliosa vita della santa, naturalista e compositrice Ildegarda di Bingen (1098 - 1179) si ricostruisce la vita di una comunità monastica femminile del XII secolo, che vive l’amore per la bellezza e il sapere, in un clima di passione e affettuosità intensamente femminili. Ecco un caso di trasmissione al femminile della tradizione culturale, che interessa una comunità di donne religiose, fucina di talenti e saperi, riunite dalla personalità di intellettuale di Ildegarda, che potrebbe esemplificare un contesto in cui le donne possano acquisire conoscenze in un clima di fiducia in se stesse, e risultarne valorizzate.

Di certo sappiamo che concorsi e audizioni, per accedere alle migliori occasioni formative e/o alle occupazioni più ambite, si svolgono oggi sul terreno di una competitività dura, e l’agonismo sfrenato predomina sin dalla più giovane età. Uno stile collaborativo e un set di prove e di compiti che facciano emergere diversità di concezioni, personalità e propensioni potrebbero essere maggiormente efficaci per la selezione dei/delle migliori giovani o addirittura in qualche modo potrebbero favorire le donne, dando loro migliori chance di affermazione?

Abbozziamo una sorta di teoria del termostato competitivo: è possibile ipotizzare che ci siano persone (forse più uomini, ma potrebbero appartenere a qualsiasi genere) che abbiano bisogno di sfide e reagiscano positivamente alla tensione, e quindi, raggiunta una temperatura competitiva rovente, abbiano uno scatto, dando il meglio di sé. Altri soggetti potrebbero necessitare, per ottenere l’identica riuscita, di delicatezza e protezione, di un contesto safe in cui esprimersi, per oltrepassare la soglia di ciò che hanno creduto di potere o di dovere fare e così iniziare a volare.

Vi convince? Vero o no, sembra di poter dire con certezza che c’è troppa competitività nell’aria. Siamo sicure che ci faccia bene? E faccia bene a tutte e a tutti?

Qualche esempio. Da poco è nato un talent show della letteratura; nel frattempo si è tenuto lo spassoso spettacolo teatrale di Mario Luzzatto Fegiz Io odio i talent show, che schernisce una critica musicale fondata su un retroterra culturale veramente esile.

Artemisia Gentileschi,
autoritratto come Santa Cecilia, 1620

I Conservatori di stato si sfidano nella trasmissione Uno mattina in famiglia con votazione da casa. La trasmissione del 23 novembre 2013 vedeva il Conservatorio di Ferrara contro (sic) quello di Palermo. Dopo il quiz telefonico di rito, la sigla, le esecuzioni dei giovani (probabilmente a loro volta selezionati con una severa audizione), la votazione telefonica, quindi la celebrazione delle molte virtù del prosciutto cotto. Ora, la partecipazione del pubblico è sempre ben vista e lo spirito giocoso è benvenuto, ma siamo sicuri di poter mescolare giovani concertisti a prodotti di ogni tipo? E che i criteri quantitativi si adattino a qualsiasi cosa?

Anche le commissioni Pari opportunità dei Comuni indicono concorsi per incoraggiare le donne a esprimersi. Il comune di Lendinara, per esempio, che sul sito Io Donna a 360 gradi (ma certo, se non fai almeno una giravolta completa, che razza di donna sei?) oltre a corsi e iniziative per contrastare la violenza maschile, promuove un concorso per le arti e la letteratura dal suggestivo titolo Ma adesso io. L’associazione Toponomastica femminile in collaborazione con FNISM indice per l’anno scolastico 2013 - 2014 il concorso Sulle vie della parità, e così via così via.

Siamo sicure che per le pari opportunità si debbano indire concorsi? Non c’è qualcosa di diverso e di meglio che proporre scadenze, formalità e giurie, per incoraggiare le donne e promuovere le loro varie e ricche doti?
Non ci sono pratiche innovative, contesti di co-working, incubatori di creatività, pratiche collaborative che stimolino e sostengano coloro che hanno bisogno di temperature miti e di un minor grado di tensione, per sviluppare quanto racchiuso in sé? Ecco la nostra prossima ricerca.

Loredana Metta
info@lacasadelleartiste.it
 
Sull’alfabetizzazione femminile e le prospettive di genere nelle università italiane:
http://ingenere.it/articoli/saper-leggere-e-far-di-conto-il-gap-che-si-e-chiuso
http://www.ingenere.it/articoli/il-sesso-mancante-nelluniversit-italiana
 
Sulle scuole monogenere
http://video.corriere.it/tabu-legato-cultura-cattolica-va-superato/8c5f4184-2b6b-11e3-93f8-300eb3d838ac
http://www.corriere.it/13_ottobre_02/scuole-separate-dibattito-aperto-9f48ad00-2b6e-11e3-93f8-300eb3d838ac.shtml
 
Su Ildegarda Di Bingen
http://www.hildegard-society.org/
http://www.youtube.com/watch?v=5PlFFCDhtYc

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