A teatro e al cinema…a piedi: Morte di un commesso viaggiatore
Arthur Miller mise in scena il suoMorte di un commesso viaggiatore nel 1949. Gli Stati Uniti e il mondo intero erano appena usciti dalla guerra, gli Stati Uniti e il mondo intero erano alla ricerca del benessere, della felicità, della certezza del futuro.
Qui si colloca la personale ricerca della felicità di Willy Loman un piccolo impiegato commerciale con moglie e due figli ormai adulti.
Willy Loman è un mitomane che ha sempre ingannato se stesso, autoconvincendo sé e la sua famiglia di vivere nel migliore dei mondi e dei modi possibili. Ha passato la sua vita a ingannarsi, inserito marginalmente nel percorso fantasmagorico del sogno americano. Il sogno americano di Loman è fatto di rate per la casa, per l’automobile e per elettrodomestici vari che, immancabilmente, si rompono giusto quando hai finito di pagare le cambiali.
“Viva la vita pagata a rate”, cantava dalle nostre parti Ivan Della Mea riflettendo sul presunto boom economico nostrano.
Il sogno di riscatto di Loman è riposto nei figli che lui stesso spinge inconsapevolmente al fallimento. E’ talmente aggrovigliato su se stesso da non accorgersi che il mondo, e non solo la sua automobile, è inesorabilmente cambiato
Un quadro generazionale disperato che rimanda direttamente ai giorni nostri, dove il lavoro non c’è per tutti, dove i giovani vagano alla ricerca di un ruolo, dove le certezze sono messe in discussione se non sono già del tutto evaporate.
Willy Loman è un piccolo uomo ingannato e ingannatore che incassa la rassegnata complicità della moglie e lo schizofrenico affetto/scherno dei figli. La soluzione finale non può che essere tragica.
Oltre sessant’anni dopo lo schema regge ancora, il testo è nitido e incisivo.
In scena, su tutti, Elio De Capitani nella parte di Loman di cui ha l’età e, nella parte, la vocazione al martirio, con lui Cristina Crippa, moglie sul palco e nella vita, mentre gli attori maschi più giovani, davvero bravi, vengono dal super cast di TheHistory Boys, ormai opera storica dell’Elfo.
La regia sembra cinematografica con molti flashback e molti fantasmi che si aggirano nell’inquietudine della vita dei protagonisti. Scelta di regia anche qualche fugace nudo maschile e femminile. Forse eccessiva la durata (con l’intervallo si sfiorano le quattro ore) che finisce con il penalizzare a tratti il forte pathos del dramma. Applausi, applausi, applausi.
(Massimo Cecconi)
Morte di un commesso viaggiatore
di Arthur Miller
traduzione di Masolino D’Amico
regia di Elio De Capitani
scene e costumi di Carlo Sala
con Elio De Capitani, Cristina Crippa,
Angelo Di Genio, Marco Bonadei, Federico Vanni, Andrea Germani,
Gabriele Calindri
Teatro Elfo Puccini, in scena sino al 2 febbraio 2014