Musica.Milano.Mondo “Tartit N’ Shetma ovvero l’unione delle donne”

Musica dall’Africa. Potente e coinvolgente. Ancora una proposta per conoscere il mondo della musica. ()
ensemble tartit WEB
È terminato da appena un mese il tour “Carovane per la pace”, che ha girato in maniera itinerante gli Stati Uniti a partire dal mese di luglio di quest’anno, con uno strepitoso concerto a Washington D.C. organizzato dall’etichetta alternativa (l’etichetta alternativa!) Dischords Records, capitanata da Ian Mc Kay degli storici punkers Fugazi, band che si è sempre attivata a favore delle libertà per l’Africa.

Basti ricordare “le estati delle rivolte” (raduni musicali durante la prima settimana d’agosto, nei principali parchi di Washighton D.C., a forte tensione politica e caratterizzati dalla partecipazione di decine di band dell’area punk-reggae libertaria) tenutesi per un decennio, sino al crollo dell’apartheid sudafricana.

Quest’estate Mc Kay ha pensato di organizzare questo tour per uno dei migliori combo in circolazione provenienti dall’Africa, dal Mali in particolare, Tartit. Cinque donne e quattro uomini. Tutti di origini tuareg. Nello specifico della confederazione Kel Antessar, quella dei Griot, i “raccoglitori di storia, delle storie”, che risiedono nel bacino del fiume Niger e nel nord del Mali. E che da lì ri-partono per irradiarle in tutta l’Africa del nord.
Da più di quarant’anni questo popolo lotta per la propria sopravvivenza, minacciato dalle repressioni statali e dalla siccità. Ciononostante, grazie alla poesia, alla  musica e alla danza, la cultura di questo popolo riesce a resistere: vengono da una cultura nomade del deserto e hanno vissuto in diverse parti dell’Africa sahariana per millenni.
La loro affascinante musica è eterea e terrestre allo stesso tempo: canti strazianti con ritmi complessi che raccontano delle innumerevoli generazioni di viaggiatori e commercianti di quelle terre sconfinate.
La musica e la poesia sono di grande importanza nella società tuareg e sono rimasti un simbolo permanente e la forza trainante della loro identità. Il canto è molto rilevante, accompagnato da semplici percussioni e da strumenti a corda adattati al modo di vivere nomade, fatti con oggetti di uso quotidiano, che in seguito possono ritornare alla loro funzione originaria. Le urla e il battito delle mani si aggiungono al ritmo che è l’elemento su cui si basa tutto della musica di questa gente. Ascoltando le loro ballate, i loro canti “call and response”-la chiamata e risposta tipica del blues a “venire”- ci si sente trasportati nell’immensità del Sahara.

Dove ogni anno (a partire dal 2001) si svolge il “Festival del deserto”, per ricordare i raduni annuali del popolo tuareg a Timbuctu, chiamati Takoubelt, durante i quali, alla fine della stagione nomade, i nomadi erano soliti incontrarsi per scambiarsi notizie e beni, cantare e danzare.
Con concerti diurni e notturni, durante i quali quest’anno hanno anche suonato a più riprese insieme Tinariwen (considerati i Clash nostrani) e Tartit. Per l’appunto, con gli uomini che cantano pizzicando strumenti a corde, come il tradizionale imzad a una sola corda, sia acustici sia elettrici; le donne invece sedute, cantano e suonano ritmi insistenti sulle loro percussioni artigianali. Gli uomini velati e le donne a viso nudo.
Interagendo con ritmi, canti e danze fatte di movimenti di spalla e di braccia, accompagnate da un sospiro ritmico, rumoroso e profondo che somiglia ai versi degli animali del deserto. Il gruppo si è formato nel 1995 in un campo profughi a ridosso di campi di altri “senza patria”, gli uomini e le donne saharawi, al confine tra Algeria e Marocco.
L’anno seguente avrebbero partecipato al “Festival delle voci delle donne a Liegi”, in Belgio. Nel 1998 poi, girarono l’intera Europa e nel 2000 il NordAmerica, partecipando a Seattle al “Womad Festival”  dove, dopo aver eseguito il loro repertorio, cantarono in palcoscenico assieme ai colleghi del Mali Ali Farka Tourè e Afel Bocoum. È del 1997 il loro primo album, Amazagh, seguito da Ichichila nel 2000 e Abacabok del 2006.
Dal 2010, infine, fanno tournée anche attraverso un collettivo musicale chiamato “Desert Blues”.
Che altro?

Amerigo Sallusti


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