A teatro e al cinema…a piedi: Still Life

Il film ruota intorno a una strana professione che ha a che fare con la morte, ma non è né triste né disperato. Anzi. Assolutamente da vedere.

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still life eddie marsan web
È (probabilmente) il miglior film in circolazione in questo scorcio di fine 2013. Un film intenso, rigoroso, senza compiacimenti né atteggiamenti, un film per il quale si può persino sprecare (ma in questo caso non è affatto sprecato) il termine poesia.

Eddie Marsan, caratterista molto utilizzato dal cinema angloamericano finalmente in una parte da protagonista, interpreta un ligio impiegato comunale londinese che si applica con metodo e convinzione nell’ingrato compito di rintracciare i parenti di persone morte in solitudine.
Questi estinti non sono però cari a nessuno (o quasi), nessuno vuole occuparsi di loro, sono persone vissute ai margini della società, vecchi/vecchie ubriaconi/e, reietti. Brutti, sporchi e cattivi,  marginali appunto.

Poiché gli accade spesso di non trovare parenti prossimi ai suoi cadaveri, l’impiegato diviene lui stesso parente, sceglie le musiche del funerale, quelle che lui pensa consone alla cultura del defunto, depone mazzi di fiori, recita le preghiere, partecipa alle frettolose cerimonie religiose (di religiosità varie) che la pubblica amministrazione inglese offre ai suoi cittadini più sfortunati.
In questa sua originale professione interpreta ed esercita  al meglio il sentimento della pietas con profondità e sensibilità.
Il film stesso è profondo e sensibile, indaga senza retorica sulla condizione umana, sulla solitudine e sul valore degli affetti e dell’amicizia quasi a dimostrazione che, per dirla con Brecht: «quando gli si danno due manate di terra/quasi ognuno ha amato il mondo».

Vittima della crisi economica mondiale, il ligio impiegato comunale scopre, suo malgrado, di rappresentare un peso eccessivo per le casse pubbliche e viene licenziato; porterà però a compimento con successo l’ultimo caso affidatogli.  Per non svelare eccessivamente il finale, basti sapere che, sia pure senza lieto fine, la conclusione non è, giocoforza, triste.

Giusto per non sprecare eccessivi aggettivi per lo più positivi, il film ricompone in sé tutti gli elementi che lo attraversano e li fissa mirabilmente come in una folgorante natura morta.
Il regista Uberto Pasolini, italiano con perfetto aplomb inglese, che non è parente di ma, bensì, di Luchino Visconti, è qui al suo secondo film dopo essere stato lungimirante produttore di The Full Monty, film ancora oggi record d’incassi nel Regno Unito.
Paga (forse)  qualche piccolo debito a Ken Loach e al cinema inglese più recente, ma introduce elementi di originalità indiscussa nel fraseggio sotto le righe dei suoi interpreti tra cui Eddie Marsan appare assolutamente indimenticabile nella sua assoluta, umana fragilità.
Accostarsi senza diffidenza, è ottimo cinema.


Still Life
di Uberto Pasolini
con Eddie Marsan, Joanne Froggatt
GB-ITA 2013

In programmazione all’Arcobaleno Filmcenter

Massimo Cecconi


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